CANNES – Una giuria non unanime e tanti premi divisi in due in questa 75ma edizione del Festival di Cannes che ha regalato la Palma d’oro a Ruben Östlund, la seconda dopo quella del 2017 per The Square, stavolta con un film se possibile ancora più sulfureo, moralmente violento e provocatorio, Triangle of sadness satira del mondo fasullo della bellezza, della moda, del denaro che si conclude un po’ come l’Isola dei famosi. “Abbiamo cercato di fare un film provocazione, che fa riflettere il pubblico”, ha detto il regista svedese entrato nel club esclusivo delle doppie Palme d’oro di cui fanno parte i Dardenne, Ken Loach, Michael Haneke, tra gli altri. Il film sarà in sala in Italia con Teodora.
Grand Prix ex aequo tra Close di Lukas Dhont e Stars at Noon della francese Claire Denis. Il premio a Close – distribuito in Italia da Lucky Red – è stato accolto con una standing ovation dal pubblico del Palais. Il 31enne regista belga, emozionatissimo, ha pianto nel ringraziare suo fratello – produttore – con cui fa film da quando avevano 12 anni e soprattutto sua madre: “mi hai mostrato l’impatto incredibile che il cinema può avere, sono qui grazie a te”. E ha aggiunto parlando del suo dramma adolescenziale che vede protagonisti due tredicenni in una storia di amicizia, rifiuto e identità: “Siamo abituati a immagini di uomini che combattono ma poco a vedere uomini che si sostengono. La fragilità può divenire un super potere. Dedico questo premio alla tenerezza e a questo giovane attore”, ha detto rivolgendosi a Eden Dambrine, l’intenso giovane protagonista. L’altro Grand Prix, contestatissimo, è stato assegnato a Stars at Noon di Claire Denis, distopia pasticciata e noiosa ambientata in Nicaragua ma girata a Panama. La regista ha lanciato un appello alla visione dei film “in sala e non sul divano”. E il tema del ritorno in sala è tornato spesso nei discorsi di premiati e premiatori.
Il coreano Park Chan Wook premio alla regia per Decision to Leave, uno dei film più solidi e apprezzati, ha dichiarato: “Con il Covid è diventato difficile comunicare, abbiamo paura l’uno dell’altro e le sale sono deserte, ma adesso, piano piano, il pubblico tornerà. Abbiamo vinto il virus e vinceremo la paura a stare insieme”.
Un premio speciale è quello del 75° – consegnato da Carol Bouquet che si è lanciata in un bacio sulla bocca (altro tormentone della serata) con il presidente della giuria Vincent Lindon – che è stato assegnato ai veterani del festival, i fratelli belgi Jean Pierre e Luc Dardenne per Tori e Lokita, una storia di immigrazione nei toni consueti in presa diretta con la realtà. I due autori hanno mandato un pensiero al panettiere di Besancon che si è impegnato in uno sciopero della fame contro l’espulsione di un migrante.
Sono state Alice e Alba Rohrwacher, protagoniste di un buffo siparietto, a consegnare il Prix du Jury, anche qui un ex aequo. Vince Le otto montagne di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch – un film che parla italiano con le interpretazione di Luca Marinelli, Alessandro Borghi, Filippo Timi ed Elena Lietti ed è tratto dal best seller di Paolo Cognetti. La regista si è emozionata, dichiarando il suo amore al compagno Felix e baciandolo con passione sulla bocca. “Volevamo fare un film che parla della vita in tutta la sua fragilità e forza, che parla delle stagioni della vita che bisogna accettare e attraversare. Siamo stati forti e fragili nel fare questo film che ci ha uniti”. Mentre Felix ha ricordato come “questa operazione fantastica sia nata tra Italia, Francia e Belgio con attori meravigliosi come Luca e Alessandro nei ruoli principali e con uno scrittore come Paolo Cognetti che ha messo il suo cuore nel libro”.
L’altro Prix du Jury è andato a Eo di Jerzy Skolimoski – nel listino di I Wonder Pictures – il regista polacco ha ringraziato i sei asini protagonisti citandoli per nome uno per uno e ha terminato il suo discorso con un raglio. Il film è una coproduzione con l’Italia ed è girato in parte in Sicilia.
Il Premio per l’interpretazione maschile è andato a Song Kang Ho, protagonista di Broker. L’attore coreano molto famoso in patria, tra l’altro per Parasite, un vero e proprio divo, ha voluto dedicare il riconoscimento all’autore di questa storia di adozione e famiglie d’elezione, il maestro giapponese Kore-eda Hirokazu. Premio per l’interpretazione femminile a Zar Amir Ebrahimi, la coraggiosa giornalista del thriller Holy Spider. L’attrice iraniana, vittima di revenge porn, ha ricordato il “lungo percorso prima di arrivare al premio. La mia storia ha comportato umiliazioni, solitudine, oscurità, ma il cinema ha illuminato tutto e mi ha salvato. Questo film parla delle donne, del loro corpo. di cose che non si possono neppure mostrare in Iran”. Il film di Ali Abbasi è infatti ispirato a una storia vera, quella di un omicida che si accanisce contro le prostitute in una città santa.
Premio per la sceneggiatura a Tarik Saleh, cittadino svedese di origine egiziana, per il ben costruito thriller politico a sfondo religioso Boy from Heaven. Tarik ha chiesto alla platea di salutare sua madre, scattando una foto col telefonino. E ha ricordato: “Non posso rientrare in Egitto, paese che adoro, il luogo che preferisco al mondo. Vale la pena? Non lo so, ma dovevo fare questo film e lo dedico a quei giovani registi che alzano la voce”.
A inizio serata il presidente Vincent Lindon ha esordito parlando di “questi giorni in cui sono stato tremendamente felice e adesso sono triste. Perciò vorrei essere di nuovo qui l’anno prossimo e per altri quattro anni”. Poi ha aggiunto: “Pensavo che questa fosse la mia giuria, ma ho avuto una voce tra altre nove, la democrazia è così e le decisioni sono state tutte prese a maggioranza”.
La Caméra d’or consegnata dalla presidente della giuria per l’opera prima, la spagnola Rossy De Palma – elegantissima e imponente – è andata a War pony di Gina Gammel e Riley Keough, girato in una riserva indiana. Riley, tra l’altro, è la nipote di Elvis Presley (leggi la notizia).
Tra gli esclusi dal palmarès Nostalgia di Mario Martone e Leila’s Brothers di Saaed Roustae che ha ottenuto il prestigioso Premio Fipresci della critica internazionale.
Una vicenda di torture e spionaggio nel thriller del regista svedese di origine egiziana Tarik Saleh. Vincitore del premio alla miglior sceneggiatura al Festival di Cannes e nelle sale italiane dal 6 aprile 2023 con il titolo La Cospirazione del Cairo
L’incontro con la stampa italiana di Charlotte Vandermeersch e Felix Van Groeningen, Prix du Jury a Cannes 2022: i produttori “Gianani e Gangarossa ci hanno teso una mano per il futuro” e “lavorando a questo film abbiamo conosciuto il cinema italiano contemporaneo: Favolacce, Alice Rohrwacher e il cinema di Carpignano”.
La parola alla giuria del 75°. Il presidente Vincent Lindon ha voluto esprimere la gratitudine “per avere cambiato la vita di alcune persone”, mentre l’attrice italiana Jasmine Trinca dichiara "ci salutiamo con il cuore pieno"
Il ministro della Cultura celebra il premio al film Le otto montagne, con Alessandro Borghi e Luca Marinelli, Prix du Jury, ex aequo con la co-produzione italo-polacca Eo di Jerzy Skolimovski