Una sera, nel suo appartamento quasi deserto nella moderna Londra, Adam fa un incontro casuale con un enigmatico vicino di casa di nome Harry, il quale rompe la monotonia della sua routine quotidiana. Mentre si sviluppa una relazione tra i due, Adam è tormentato dai ricordi del suo passato e sente il bisogno di tornare nella città periferica dove è cresciuto e nella casa d’infanzia dove i suoi genitori sembrano ancora vivi, conservando lo stesso aspetto che avevano al momento della loro morte trent’anni prima.
Il film Estranei, di Searchlight Pictures, scritto e diretto da Andrew Haigh con Andrew Scott, Paul Mescal, Jamie Bell e Claire Foy nel cast, sarà nelle sale italiane dal 29 febbraio, distribuito da The Walt Disney Company Italia.
Anche se Estranei è ambientato in un periodo e in un’epoca ben precisi, le scene in cui Adam torna nella casa della sua infanzia per vedere i suoi genitori sono ambientate in una versione anni Ottanta del nostro mondo, come se il protagonista si stesse avventurando in una memoria onirica e offuscata generata dalla nostalgia.
Per rafforzare il realismo e mettere in evidenza il legame personale di Haigh con la storia, alcune di queste scene sono state girate nella vera casa in cui il regista viveva da bambino.
“Quando ho pensato al concetto della ‘casa d’infanzia’ – spiega – ho immaginato la mia stessa casa, e mentre ci stavamo preparando per le riprese, sono tornato nella zona in cui sono cresciuto, che si trova proprio fuori Croydon. Non ci tornavo da quarant’anni, essendomi trasferito quando avevo 10 anni. Forse scioccamente, ho deciso che sarebbe stato bello provare a girare il film nella casa in cui vivevo con la mia famiglia.”
Anche se c’erano stati dei cambiamenti inevitabili nella casa che Haigh ricordava, il regista ammette che arredare il nuovo set è stato un lavoro meno laborioso di quanto avrebbe pensato.
“La persona che vive attualmente nella casa non aveva effettuato modifiche da trent’anni. Quindi gran parte della casa era ancora la stessa. Era come entrare in un ricordo sbiadito. È stata la sensazione più strana di sempre.”
Secondo Scott, Haigh appariva stranamente calmo mentre si trovava in location nella sua vecchia dimora. “Ci vuole un grande coraggio per fare una cosa del genere, perché ovviamente si tratta di qualcosa che tiene tanti sentimenti molto personali”, ammette l’attore. “Ma la lavorazione del film non è mai incentrata su di lui: cerca sempre di farti percepire che la storia appartenga a te.”
Anche Bell ha percepito un ulteriore livello di sensibilità lavorando nella casa in cui il regista viveva da piccolo ed è stato necessario un certo rispetto da parte di tutte le persone coinvolte nella lavorazione. Afferma: “In un certo senso, è un po’ come un suolo sacro. Siamo stati molto rispettosi perché sapevamo che si trattava di un’esperienza molto significativa per lui”.
Haigh crea un tono ricco di nostalgia e desiderio, un richiamo emotivo potente per il personaggio di Adam.
“Lui desidera rivedere i suoi genitori e soffre perché vuole che loro lo conoscano – spiega il regista – Forse, ritrovandoli, Adam proverà un senso di conforto e potrà finalmente dir loro addio dopo questa terribile perdita, chiudendo i conti con il passato. Ma non è un compito facile, perché spesso la nostalgia può nascondere una verità diversa, e i suoi genitori erano un prodotto del periodo in cui vivevano. Adam dovrà inoltre affrontare la sua fragile percezione di sé, malconcia a causa del fatto di essere cresciuto come una persona gay negli anni Ottanta e Novanta. Due traumi strettamente intrecciati che forse gli stanno impedendo di trovare la pace.”
Haigh afferma infine: “Volevo che il film avesse una consistenza appartenente al passato, questa è una delle ragioni per cui abbiamo insistito per girarlo su pellicola in 35mm. Volevo che il film somigliasse a un sogno, o quantomeno al momento in cui stai per addormentarti o in cui ti svegli da un sogno, senza essere sicuro di cosa sia reale. Uno spazio più liminale”.
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