Difficile pensare che oggi la visione di Erotikon possa turbare o scandalizzare qualcuno. Eppure quando uscì nel 1929 rappresentò una rivoluzione e ancora oggi è un capitolo fondamentale del rapporto tra erotismo e cinema. Firmato da Gustav Machatý, l’enfant terrible del cinema ceco, con la collaborazione non accreditata per la sceneggiatura del poeta Vítěszlav Nezvav, Erotikon – in programma mercoledì 6 ottobre alle ore 21 al Teatro Verdi di Pordenone nell’ambito della 40ma edizione delle Giornate del Cinema Muto – coniuga una forma stilisticamente d’avanguardia con una narrazione tradizionale e offre una sintesi delle tendenze artistiche presenti nella cultura europea della fine degli anni ’20, dal modernismo all’Art Déco al surrealismo.
Alla positiva accoglienza critica (quella del pubblico era scontata visto che all’epoca certi temi non erano resi così esplicitamente sullo schermo) contribuì senz’altro la splendida fotografia di Václav Vich: le due famose gocce di pioggia che si uniscono sul vetro della finestra fanno parte della storia del cinema. Anche la scelta degli interpreti si rivelò riuscita, a partire dalla protagonista, Ita Rina, la prima star della cinematografia slovena. Nata a Divaccia, un villaggio vicino a Trieste allora parte dell’impero austro-ungarico, si trasferì con la famiglia a Lubiana allo scoppio della prima guerra mondiale. Appassionata di teatro e di cinema, nonostante il parere contrario della madre, si trasferì a Berlino dove ottenne alcune piccole parti prima dell’incontro fatale con Machatý. Dopo il successo del film, l’attrice ricevette molte proposte da Hollywood che lei declinò, forse anche a causa della contrarietà del marito (si era sposata nel 1931 convertendosi dalla religione cattolica alla serbo-ortodossa).
Contrariamente a quanto fece Hedwig Eva Maria Kiesler, la protagonista del successivo film di Machatý, Estasi, del 1932, che non ci pensò due volte a volare in America e cambiare il suo nome in Hedy Lamarr. Dopo Erotikon le fortune cinematografiche di Ita Rina andarono via via scemando e nel 1940 chiuse di fatto con il cinema. Nel dopoguerra cercò di reinserirsi ma nella Repubblica Popolare Socialista di Jugoslavia non c’era spazio per lei. In una lettera che spedì a Tito lamentava la sua emarginazione e rivendicava orgogliosamente i suoi meriti artistici, ma anche in questo caso non riuscì a ottenere granché. L’ultima sua apparizione è del 1960 in un film jugoslavo sceneggiato da Cesare Zavattini, La guerra.
Tornando a Erotikon, da segnalare tra i protagonisti l’italiano Luigi Serventi nel ruolo del marito di Andrea (Ita Rina). Proveniente dal teatro, Serventi dopo aver raggiunto grande popolarità in patria in ruoli romantici accanto alle maggiori dive di quegli anni, nel 1923 si trasferì in Germania dove riuscì a replicare il successo conseguito in Italia. Infine una segnalazione di diritto all’anonima attrice che con una fugace apparizione nei panni (si fa per dire) di un’amante del seduttore di Andrea toglie a Hedy Kiesler /Lamarr il primato di un nudo nel cinema.
La proiezione di Erotikon alle Giornate del Cinema Muto viene accompagnata da una nuova partitura musicale commissionata dalla Slovenska Kinoteka ad Andrej Goričar che dirige l’ensemble Orchestra of the Imaginary di Lubiana.
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