CANNES – Se dire Saint Laurent è dire haute couture, questa affermazione – sempreverde – è però oggi riduttiva perché Anthony Vaccarello, designer belga con la passione per il cinema, direttore artistico della Saint Laurent Productions, società costola della maison di moda, è il deus ex machina che ha portato il marchio a buttare il cuore oltre l’ostacolo del fashion, nella direzione della Settima Arte.
Emilia Pérez di Jacques Audiard, Parthenope di Paolo Sorrentino e il film di Cronenberg, The Shrouds, sono infatti tre titoli del Concorso di Cannes 2024 che rimandano a Saint Laurent, co-produttore di punta: “producendo film, il nome di Saint Laurent è ancorato nel tempo. Quando viene impostata una campagna pubblicitaria di moda è così veloce che, un mese dopo, ce ne dimentichiamo”, ha dichiarato Vaccarello.
L’idea, che ha preso il via un anno fa con il corto western queer di Pedro Almodóvar , Strange Way of Life con Pedro Pascal ed Ethan Hawke, ha una doppia valenza, ossia diversifica rispetto al puro fashion e ha un ritorno di visibilità sul pubblico cinematografico, oltre a creare spesso i costumi del casting o i pezzi iconici. Come accade in Emilia Pérez con un abito sirena rosso che indossa la coprotagonista Zoe Saldaña.
Lo stilista belga, ora produttore, che si autodefinisce “cinefilo”, fan di Pasolini o Fassbinder, ha scelto lui stesso i registi tra i nomi grandi del cinema e ha chiesto di essere associato fin dalla fase di scrittura della sceneggiatura. Vaccarello dice di voler “collaborare anche con giovani registi”.
Il marchio di moda fondato da Yves Saint Laurent e Pierre Bergé appartiene dal 1999 al gruppo Kering, il colosso del lusso di François-Henri Pinault, uno dei partner storici del Festival di Cannes, dove ha il premio Women in Motion, che omaggia donne che si evolvono e si distinguono nel mondo del cinema. Pinault e la moglie messicana Salma Hayek erano ospiti alla premiere mondiale di Emilia Pérez.
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