ELOGIO DEI “FILM DI NICCHIA”


Sta uscendo in questi giorni I lupi dentro di Raffaele Andreassi, cineasta fuori dal coro, noto sopratutto per alcuni bellissimi documentari. Ma quella volta che si cimentò nel lungometraggio di finzione, nel 1969 con Flashback, finì addirittura in concorso a Cannes.
I lupi dentro è un film difficile da definire: una sorta di viaggio nel tempo e nello spazio, in cui l’autore rivisita a trent’anni di distanza la Bassa Padana, i luoghi battuti dai pittori naif, protagonisti di alcuni dei suoi vecchi documentari; un pellegrinaggio di tre ore, per raccogliere le vestigia di un’epoca consegnata ormai alla memoria, in un paesaggio profondamente cambiato, dove la cultura contadina si è rístretta, lasciando il posto all’industria.
Andreassi alterna il presente al passato, spesso ricorrendo a immagini e a sequenze, che lui girò in tempi andati. Sui “tamburini” dei quotidiani, il film viene rubricato come un documentario. Ma il termine “documentario” gli sta stretto, come stava stretto – per esempio a Io e il vento, reportage sull’ultima incursione del novantenne Joris Ivens in Cina, che va oltre, molto oltre, la pura documentazione del viaggio.
Fuori dai generi, I lupi dentro andrebbe classificato tra i “film di nicchia”, cioè tra i film che nei casi migliori segnano una piccola (e talvolta una grande) data nella storia del cinema, anche se trovano ospitalità in un numero esiguo di sale e sono visti da un pubblico quanto mai selezionato. Tra i film italiani dell’attuale stagione abbiamo avuto parecchi “film di nicchia”: da Estate romana a Il mnemonista da I nostri anni a Non mi basta mai, da Occidente a Gostanza da Libbiano, da Lontano in fondo agli occhi a Non con un bang. Altri sono in arrivo: Nobel di Fabio Carpi, Il temporaledi Gian Vittorio Baldi, Fondali notturni di Nino Russo.
Alcuni film, pur avendo presumibilmente altre ambizioni, si sono rivelati “di nicchia”. Alludo a Domenica di Wilma Labate e a Vipera di Sergio Citti (ma Citti è costituzionalmente “di nicchia” come la coppia Straub-Huillet, come lo è Pasquale Scimeca sebbene Placido Rizzotto si sia rivelato un film “quasi popolare”). Come si vede, bassi incassi non sono condizione sufficiente perché un film sia considerato “di nicchia”. Rosa e Cornelia, per esempio, ha avuto un esito catastrofico al botteghino, pur avendo l’apparenza di un film realizzato per il cosiddetto grande pubblico. E probabilmente lo sarebbe stato se fosse uscito, non a settembre, ma nei primi mesi del 2001, quando il “grande pubblico” si è finalmente accorto che il cinema italiano da vedere non si esaurisce con i tre quattro film comici che escono durante le feste natalizie.

In un momento come il presente, che segna un evidente ritorno di fiamma del cinema italiano, porsi il problema del “film di nicchia” parrebbe superfluo. Anzi controproducente, da masochisti. Se è vero quello che è stato riportato sulla stampa, l’onorevole D’Alema avrebbe detto che il peccato originale dei critici di sinistra sarebbe quello di sostenere con impegno suicida i film che nessuno vuole andare a vedere. Così si sarebbe espresso nel corso di un recente convegno sul cinema italiano, indetto da Cecchi Gori. Il guaio è che la storia del cinema italiano risulterebbe dimezzata, se non tenessimo conto dei film che la gente non voleva andare a vedere.
Se si eccettua Roma città aperta (che peraltro si giovava della presenza di Fabrizi e della Magnani, due divi divenuti popolari durante il ventennio fascista), tutti i capolavori di Rossellini, da Paisà a Germania anno zero, da Francesco giullare di Dio a Viaggio in Italia, sono stati un disastro al botteghino. E che dire di Umberto D. di De Sica? E de La terra trema di Visconti? Se facciamo un rapporto tra gli spettatori annui degli anni Quaranta e Cinquanta, quando erano settecento-ottocento milioni, e quelli di adesso, che variano tra i cento e i centodieci milioni, quei classici del nostro cinema usciti adesso, farebbero fatica a farsi vedere da mille persone.
Né avrebbero destino diverso Prima della rivoluzione di Bertolucci e I pugni in tasca di Bellocchio, due film che pur essendo pressoché ignorati dagli spettatori aprirono una nuova era e oggi alloggiano a pieno titolo nel Pantheon del cinema italiano.
Sarò un critico masochista, tuttavia continuo a sostenere che una cinematografia non è completa se non può sbandierare i propri “film di nicchia”. Certi insuccessi, visti in prospettiva, possono essere più utili che certi successi. Come dimostra la storia, non solo italiana, ma universale, del cinema. Tanto più che l’attuale sistema di distribuzione oltre ai film amati e ai film rifiutati del pubblico, ha fatto nascere una terza categoria: quella dei film invisibili.
Come pretendere che la gente s’accorga della presenza di certi film, quando nelle grandi città, finito l’inverno, cominciano a uscirne dieci-quindici alle settimana? Tenendo conto inoltre che nelle città minori quei film non escono affatto?
La domanda da porsi sarebbe perciò un’altra. Come trarre dal letamaio dei fondi di magazzino quella decina di perle che immancabilmente esistono e meritano di essere proposte in una corsia di riguardo? Dovrebbe essere l’ambizione di un esercizio personalizzato; ma a questo punto si apre un altro discorso che rimandiamo a una prossima occasione.

autore
12 Giugno 2001

Articoli

Una delle illustrazioni del progetto
Articoli

Argento Reloaded by Luca Musk

L'artista Luca Musk e Franco Bellomo presentano il progetto espositivo dedicato al Maestro del Brivido. Una collezione di illustrazioni d'atmosfera che fanno rivivere i set di Argento e la loro magia

Articoli

The Arch., quando gli architetti diventano oracoli

Il documentario d'esordio di Alessandra Stefani ci porta in un viaggio lungo i quattro continenti alla scoperta delle prospettive che ci offrono i più importanti architetti contemporanei per un mondo più sostenibile. In sala con Adler dal 27 al 29 settembre

Articoli

Buon 2018 ai lettori di CinecittàNews

La redazione va in vacanza per qualche giorno. Riprenderemo ad aggiornare a partire dal 2 gennaio. Auguriamo un felice 2018 a tutti i nostri lettori.

Articoli

Cattivissimo 3 sfiora i 15 milioni

E' ancora Cattivissimo 3 a guidare il box office per il terzo weekend, con 2.471.040 euro. Al 2° posto, con 1 mln 919mila euro, sfiorando i 6 mln totali, il kolossal di Christopher Nolan Dunkirk


Ultimi aggiornamenti