VENEZIA – Si apre con un incredibile piano di sequenza di mezz’ora, la scena drammatica e concitata di un parto casalingo che finirà in tragedia, Pieces of a Woman dell’ungherese Kornél Mundruczó, tratto dalla sceneggiatura della moglie Kata Wéber, in concorso a Venezia 77.
Per il regista di opere che hanno lasciato il segno nei festival come Delta e White Dog, si tratta di una produzione internazionale, con Usa e Canada, in cui dirige un cast composto da un trio ad altissimi livelli: Vanessa Kirby, Shia LaBeouf e la veterana Ellen Burstyn. Pieces of a Woman è la storia dello sgretolamento di una giovane coppia – Martha e Sean – dopo la perdita della prima figlia, morta pochi minuti dopo la nascita, forse per una negligenza dell’ostetrica. Attorno a questo dramma e all’elaborazione del lutto, ruotano gli altri componenti della famiglia, tra cui soprattutto la madre della protagonista, una donna altoborghese, dura e abituata a controllare tutti con il denaro. In realtà è figlia di una sopravvissuta all’Olocausto, ed è proprio la trasmissione di questo istinto vitale a condizionare il suo comportamento sgradevole, mentre Martha è alla ricerca di una sua strada per venire a capo di un’esperienza intollerabile e il più animalesco Sean cerca soprattutto di voltare pagina.
Kata Wéber ha lavorato innanzitutto a una pièce teatrale, poi diventata sceneggiatura per il cinema. “Mi interessava – spiega la scrittrice – parlare del rapporto tra madre e figlia su un argomento tabù come l’Olocausto, ma anche dell’isolamento delle donne che perdono un bambino. Nasce dalla mia esperienza personale e dalla difficoltà di parlare di un bambino mai nato”. Per Kornél Mundruczó si tratta quasi di un film terapia. “Quella della nascita è un’esperienza che tutti condividiamo. La sceneggiatura dedicava 30 pagine a questa scena trasferita in 25′ di film che devono condensare 8 ore di travaglio. Ma credo che proprio il piano sequenza trasmetta la sensazione di questo tempo dilatato, insieme alla bravura degli attori, Vanessa e Shia oltre a Molly Parker nel ruolo dell’ostetrica. Li abbiamo lasciati liberi di esprimersi, non abbiamo neanche fatto le prove per avere questa verità”.
La grande Ellen Burstyn, mitica interprete di Alice non abita più qui, in collegamento da New York, racconta come si sia incontrata con Vanessa e Shia passando quattro giorni con loro e sviluppando un forte attaccamento con l’attrice che interpreta sua figlia. “Il mio personaggio ha una passione per l’arredamento. Il suo voler allestire e mettere in scena la sua casa è una metafora di come lei affronti la presenza della memoria dell’Olocausto nella sua vita. Non vuole cedere alla tragedia cupa che sua madre ha sofferto, e vuole che anche la figlia viva il lutto in modo ‘presentabile’. Ma alla fine accetta che sua figlia sia se stessa”. In effetti Martha trova una sua strada molto personale e poetica per affrontare il lutto, e contemporaneamente rifiuta la vendetta che sia il marito che la madre le propongono. Vanessa Kirby racconta di come sia stata influenzata dalla testimonianza di una donna che aveva perso una figlia appena nata: “Immaginava di essere sulla cima dell’Everest, urlava forte ma il vento portava via le sue parole e tutti gli altri, giù in basso, andavano avanti con la loro vita. Ecco come si deve essere sentita Martha, lei è una che tiene tutto dentro e dovevo rappresentare questa sua solitudine”.
Da segnalare che regista e sceneggiatrice indossavano una t-shirt per sostenere la lotta degli studenti di cinema e belle arti di Budapest che stanno manifestando per la libertà dell’arte.
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