Più che il film, di Cocainorso, in uscita con Universal Pictures, interessa il concetto: basta leggere il titolo, è talmente evocativo che è già venduto.
E se suona bizzarro – dopotutto sì, un orso strafatto di cocaina fa paura, ma non è che un orso in versione liscia, se arrabbiato, sia meno spaventoso – bisogna innanzitutto fare presente che Elizabeth Banks (talento eclettico del cinema statunitense, attrice, produttrice e in questo caso regista) si è ispirata a fatti reali per mettere su questo horror alternativo con tratti aggiunti di avventura e commedia dell’assurdo.
Infatti, nel 1985, in Georgia, un orso nero – presto soprannominato Pablo Escobear – morì per overdose a causa dell’ingestione di grandi quantità di cocaina. Tuttavia, a differenza di quanto raccontato dalla leggenda metropolitana che circondava l’evento, l’orso non ha attaccato o ucciso nessuno.
Qui invece di vittime ne fa parecchie, anche perché se no, dove starebbe il divertimento? La sceneggiatura accompagna i personaggi in situazioni assurde, senza mai perdere il tono spaventevole che di fatto, ne costituisce il ‘core’. Il cast, tra cui Keri Russell, Alden Ehrenreich, Margo Martindale, O’Shea Jackson Jr. , dà il giusto peso alle situazioni senza scivolare nella parodia, e mantenendo sempre alta la tensione.
Un ibrido interessante, insomma: frizzante, sanguigno e d’evasione.
E’ anche l’ultima apparizione di Ray Liotta prima di morire, e infatti gli è dedicato.
Durante un’intervista con ‘Variety’, Banks ha parlato del film, protagonista in Italia di una girandola di divieti al visto censura, e nello specifico di una scena particolarmente controversa in cui dei bambini provano della cocaina: “È stata una questione molto dibattuta – ha detto – Abbiamo discusso a lungo e abbiamo considerato di alzare l’età di quei personaggi. Alla fine abbiamo concordato che dovessero avere dodici anni e ci siamo dati la mano per suggellare la decisione. La motivazione era quella di mettere alla prova la loro innocenza, ciò che ho trovato più intrigante in quella scena”.
Il film ha un budget compreso tra i 30 e i 40 milioni di dollari, con la maggior parte dei soldi destinati alla Weta FX, la compagnia di proprietà di Peter Jackson che ha dato vita, tra le altre cose, al pianeta Pandora in Avatar: la via dell’acqua. Qui, di base, hanno creato il tossico peloso.
Inizialmente prodotto da Phil Lord e Christopher Miller, sarebbe dovuto essere diretto da Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett (che invece poi si sono concentrati sulla saga di Scream) sulla base di una spec script di Jimmy Warden. Invece, il prodotto finale è andato a Banks, e si tratta di una grossa sfida.
Per la regista, che aveva mostrato interesse a dirigere Thor: Ragnarok nel 2017 senza mai ricevere risposta dalla Marvel, questa è stata un’opportunità per dimostrarsi in uno spazio cinematografico che di solito è riservato agli uomini. “Volevo sicuramente fare qualcosa di muscolare e maschile – dice – Volevo smantellare alcune delle mitologie che circolano su quali tipi di film interessino alle donne. Per qualche bizzarra ragione, ci sono ancora dirigenti di Hollywood che pensano che le donne non siano capaci di fare cose tecniche. Ci sono letteralmente persone che dicono: ‘Le donne non amano la matematica’. Questo pregiudizio continua a persistere. Questo film è per una donna un grande rischio – in inglese usa un gioco di parole intraducibile, “ginormous” – potrebbe essere la fine della mia carriera”.
Questo statement fa molto riflettere, in un momento storico in cui il ‘politically correct’ dà sì più spazio alle donne, ma sempre in contesti molto inquadrati e facilmente comunicabili: “il film che parla di donne, fatto da donne” e così via… Banks invece con Cocainorso propone un modello veramente alternativo e con pochi precedenti – vengono in mente Kathryn Bigelow e Lexi Alexander – dove una donna affronta tematiche che di solito sono considerate maschili senza stare troppo a specificarlo, esattamente come James Cameron – non a caso compagno per molto tempo proprio di Bigelow – faceva il contrario, restituendo al suo pubblico personaggi femminili forti e sfaccettati come Sarah Connor o Ellen Ripley.
Se si guarda questo film senza sapere il nome del regista, quasi certamente non viene in mente che si tratti di una donna, e vista l’accoglienza della pellicola, che ha realizzato buoni incassi – secondo miglior debutto dopo Ant-Man: Quantumania negli USA – e raccolto anche candidature per gli MTV Movie & TV Awards (miglior cattivo all’orso, performance più terrorizzante a Jesse Tyler Ferguson) il risultato sembra essere stato pienamente raggiunto.
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