Un giovane attore scelto per interpretare Gesù, una ragazza che vuole studiare l’effetto della tecnologia sulle coppie di oggi e, nel mezzo, un’applicazione di incontri che stravolgerà la loro vite. Sceglie di raccontare questo la regista Elisa Fuksas nel suo nuovo film The App, su Netflix dal 26 dicembre. Girato in cinque settimane prevalentemente a Roma, scritto insieme al regista Lucio Pellegrini, il film vede Vincenzo Crea, Jessica Cressy, Greta Scarano e Maya Sansa nel cast, più Abel Ferrara nei panni del regista del ‘film-nel-film’.
«Non capita tutti i giorni di dirigere un regista e non è stato semplice», dichiara Elisa Fuksas a Cinecittà News. «Per fortuna Abel è stato professionale e mansueto, lo lasciavo libero e invece mi chiedevadi dirigerlo. E’ stato un onore».
Guardando già solo la locandina viene in mente Neon Demon di Nicolas Winding Refn: la citazione è voluta?
“Refn è stato un riferimento cinematografico costante – dice Fuksas – Il simbolo dell’App del film richiama Neon Demon, a me piace usare molto la musica e farla ascoltare per trovare un ritmo tutto mio, per questo ho distribuito playlist a tutti, dagli attori allo scenografo, con oltre cento brani che vanno da Lady Gaga a Andrea Laszlo De Simone. Auto alimentarsi di altri film e autori è inevitabile, ci guardiamo e seguiamo un po’ tutti tra cineasti e cinefili. Conosco anche il film Her di Spike Jonze, profondo ma diversissimo dal mio film”.
Com’è nata l’idea di fare un film sul complesso rapporto tra tecnologia e vita privata?
Stavo lavorando a un altro progetto per Indiana Production, l’adattamento del romanzo I giorni felici di Teresa Ciabatti sui bambini prodigio e lo Zecchino d’Oro. Nel frattempo ero, e sono tuttora, ossessionata dall’opera di cui sogno di firmarne una regia tutta mia. Inviai una mail al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, mi risposero e dopo quattro mesi mi diedero l’ok per scrivere un’opera sul tema tradimento.Pensai a un articolo letto qualche anno prima su un sito di dating hackerato, per cui tutto era stato reso pubblico, compresa la lista dei partecipanti. Tra questi c’era un pastore americano che si era suicidato, si scoprì dopo che la donna per cui aveva perso la testa online non esisteva. Ho deciso di scrivere il libretto su questo, nel frattempo ne ho parlato con Indiana e abbiamo deciso di farne un film.
Perché non una serie tv?
Vorrei fare più una serie alla Black Mirror ma non distopica, al presente. Ho scoperto casi incredibili di storie reali legate alla tecnologia, con persone che arrivano ad uccidere o uccidersi.
Qual è il suo rapporto con la tecnologia?
La amo, non ne ho paura, anzi la trovo quasi sacra, a volte diventa profeta di ciò che accadrà e, spesso,porta a conoscersi e approfondirsi. Non è il male assoluto, anzi. Personalmente uso poco i social, mi piace Instagram giusto per le foto sui cani di cui sono appassionata, non ho mai usato app di incontri, ma conosco chi si è addirittura sposato conoscendo il partner online.
Qual è il personaggio che sente più affine a lei?
Ofelia, interpretata da Greta Scarano. Nell’opera non c’era, l’ho aggiunta nel film perché è il mio alter ego.Una donna religiosissima, io mi sono scoperta molto credente pur provenendo da una famiglia di atei e mi sono battezzata la scorsa Pasqua.
Sempre più donne si affermano come registe, sceneggiatrici, show runners e così via. Che cosa manca?
Una sana sorellanza. Parliamo tanto di solidarietà maschile, adesso è il momento di supportarsi e sostenersi tutte a vicenda, non solo nel mondo del cinema e dello spettacolo.
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