L’identità, quella personale e quella famigliare. L’amore, il sentimento assoluto e quello figliale, e per le proprie radici. La Natura, quella Madre e quella degli elementi che la costituiscono. E sono proprio questi, gli elementi – Fuoco, Acqua, Terra, Aria – a essere magnifici protagonisti della neonata storia animata prodotta da Pixar: Elemental, regia di Peter Sohn.
Le storie di matrice disneyana hanno sempre identità e connotati narrativi identificativi della casa madre, e quest’ultima non si sottrae alla tradizione, alla proposta di un racconto fondato su un sistema valoriale classico negli stilemi e universalmente condivisibile, come altrettanto universale è la capacità di parlare a tutti: Elemental non è “solo” una favola animata per bambini, anzi. Inoltre, la bellezza estetica sublime e il trionfo tecnologico a cui Pixar ha abituato lo spettatore sono sempre stati un altro marchio di fabbrica, che progredendo di film in film sono stati confermati e sono maturati, raggiungendo qui uno zenit.
Peter Sohn, a Roma ad accompagnare il film in uscita al cinema il 21 giugno, insieme alle le voci italiane – Valentina Romani, Stefano De Martino e Serra Yilmaz – spiega che “alla Pixar non esisteva un processo che potesse trasformare personaggi in elementi e animarli, quindi abbiamo lavorato prima alle nuove tecnologie – nella sede di Zurigo -, a cui poi si sono aggiunti gli artisti; dallo sviluppo e applicazione tecnologici all’intervento artistico sono passati circa 3 anni. Ciascun personaggio animato, in media, conta circa 5.000 controlli: per Ember – la fiamma di fuoco protagonista – sono 10.000, per restituire un personaggio che sembrasse davvero di gas”.
La storia è quella di una famiglia di fiamme di fuoco che – prima solo mamma e papà, Cinder e Bernie – lascia la propria terra, la Terra del Fuoco appunto, per approdare via nave a Elemental City: come migliaia di emigrati sono sbarcati a Ellis Island dall’Europa, così testimonia la Storia umana, queste fiamme dall’iniziale parlata incomprensibile – “creata apposta per riprodurre il rumore che il fuoco fa quando brucia nel caminetto” – approdano in una megalopoli che evoca spazi urbani modernissimi, sul modello Dubai, mostrando sullo schermo una città dalla bellezza favolosa e onirica, un progetto metropolitano costruito e abitato solo da elementi della Natura, adattati alle necessità realistiche di uno spazio che deve essere vivibile per una società antropomorfa.
La trama di Elemental nasce dall’intimità del suo autore: infatti, racconta Sohn, di origine coreana, il film ha uno spirito molto personale, rispetto alle problematiche di riscatto della sua famiglia, arrivata e vissuta a New York: “È partito tutto circa 7 anni fa, a una celebrazione delle Arti nel Bronx, quartiere dove sono nato. Dal palco potevo guardare i miei genitori nel pubblico, e lì ho potuto osservare anche un pubblico diversificato: in quel momento, ho considerato anche l’età adulta dei miei e li ho visti commuoversi, per me è stata una grande emozione, così ho riflettuto sui sacrifici fatti per portare me e mio fratello nella condizione in cui eravamo. Nel corso di questo evento ho ringraziato i miei genitori e poi, tornato alla Pixar, ho raccontato cosa fosse successo e… è partito tutto da lì”. Ed è partito “come una storia d’amore. Quando ho disegnato il personaggio di fuoco l’ho disegnato dapprima su una barca sull’acqua, poi ho disegnato quello acquatico, e così mi è venuto in mente il rapporto con mia moglie, in parte italiana, sposata andando un po’ contro le volontà di famiglia, per cui mia nonna mi disse: ‘sposati una coreana’. Così, per il film, mi son chiesto: ‘E se il fuoco s’innamorasse dell’acqua?’, questa era la domanda principale. All’inizio del progetto, ho molto attinto dal mio background coreano, soprattutto quando disegnavo da solo, ma poi nel team hanno collaborato messicani, europei… ma ho cercato di far sì che la cultura dell’elemento Fuoco fosse quella che si facesse più notare; l’obiettivo era trovare elementi culturali che potessero entrare nella cultura del Fuoco e risultare universali”.
Un fuoco luminoso certamente brucia nell’animo di Ember, fanciulla volitiva figlia di Cinder e Bernie appunto, talento artistico che però, crescendo dentro “Il Focolare”, bottega alimentare costruita mattone dopo mattone dal suo papà, si sente in debito e in dovere di tener alta questa eredità, seppur qualcosa disturbi il suo carattere, che dire “fumantino” suonerebbe ironico e calzante, ma che tale non è di fondo: sarà solo l’incontro imprevedibile con l’Acqua – con “l’acquatico” Wade – a farla riflettere su cosa davvero “infiammi” il suo spirito. Valentina Romani, che le ha prestato la voce, dice: “Ember è fuoco, è esuberante. Al tempo stesso è molto molto sensibile, ha paura di dire la verità. È un carattere autentico”. La parola giusta per definire l’esperienza di doppiaggio, per l’attrice, è “un viaggio magico. Questo personaggio l’ho sentito molto mio: io stessa dico sempre ‘ho il fuoco nei capelli’, perché ramati. È stata un’esperienza nuova, sono felice e soddisfatta, e mi rimarrà per sempre. Inoltre, il film fa da lente di ingrandimento sui pregiudizi, che dovremmo cercare di abbattere”.
Suo compagno di doppiaggio nella realtà, e “di vita” nella fiaba cinematografica, è Stefano De Martino: “È tutto merito di Massimiliano Manfredi, grande direttore di doppiaggio che mi ha insegnato a impostare diversamente la voce. Wade è un personaggio maschile atipico, piange continuamente, non ha paura della sua emotività e la mette a servizio della missione di conquistare Ember. È molto ingenuo e così non si crea il problema di toccare una fiamma, questa è la chiave emotiva del personaggio, che permette s’innamorino, altrimenti non sarebbe mai successo. Il movente romantico dà grazia, e la storia insegna senza la pretesa di insegnare, e normalizza tematiche forse sature (come quelle sui pregiudizi o le definizioni di genere): questo film lo fa in maniera naturale, ha un approccio sano all’argomento delle differenze”. Ancora, De Martino, sollecitato sul passo veloce delle nuove tecnologie nella società, ammette: “sono terrificato, fanno parte del progresso, ma di cosa si nutre l’Intelligenza Artificiale? Dicono prenda ciò che esiste già nella Rete ma non è che chi si esprime di più in Rete sia guidato da intelligenza, forse stiamo creando una deficienza artificiale. Però le nuove tecnologie mi incuriosiscono: pensando forse in maniera ottimistica, potrebbero coadiuvare le arti”.
Con loro, anche Serra Yilmaz, tra l’altro incredibilmente simile esteticamente al design della mamma Cinder, a cui dà voce. “Mi sono rivista nel personaggio! Mi piace il suo lato veggente, il saper annusare l’amore, ed è una grande mediatrice: per lei l’amore è sopra tutto, questo è meraviglioso. Non si direbbe, forse, ma anche io sono cresciuta con Disney, con Fantasia: da bambina era il mio film preferito, per cui mi hanno portata in sala 5/6 volte. Io adoro fare doppiaggio, mi capita raramente in Italia, ma ho già fatto doppiaggio d’animazione in Turchia e lo faccio sempre con molto piacere; far parte di questo lavoro: un onore. Il film mi è piaciuto non solo per la bellezza grafica o la musica meravigliosa ma anche per ciò che ci racconta: trovo non sia didattico ma bellissimo, non voglio parlare di ‘messaggio’ perché è un’opera d’arte”.
Sì voce, ma soprattutto colui che ha adattato il brano musicale portante – Per sempre ci sarò – per la versione italiana del film, Mr.Rain, per cui “è stato un lavoro abbastanza semplice, sono fan di Thomas Newman: ho studiato il testo originale cercando di dare una mia visione; un’opportunità, un sogno. Il mio elemento? Dovrei dire la pioggia, ma qui mi sento fuoco che dà il meglio di sé con l’acqua, scelgo questo ibrido”.
Peter Sohn, per questa storia – sorta di rivisitazione di Romeo e Giulietta tra acqua e fuoco, come l’ha raccontata qualcuno – riflette anche che “il cinema ha cambiato il mio mondo, credo nell’idea di un pubblico insieme in una sala perché sviluppa alchimia e ricordi per sempre. Io al cinema ho visto Dumbo con mia mamma, che non parlava inglese, ma è stato l’unico film di cui non ha avuto bisogno di traduzione – mentre le ho tradotto tutto il Robin Hood con Kevin Costner – perché era colpita dalle emozioni che si sviluppavano, per cui credo il cinema possa cambiare il mondo”.
Elemental – presentato in anteprima mondiale al Festival di Cannes, lo scorso 27 maggio – esce al cinema distribuito da The Walt Disney Company Italia.
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