Fino al 6 gennaio è al Palazzo delle Esposizioni la mostra ‘La meccanica dei mostri – Da Carlo Rambaldi a Makinarium’, a cura di Claudio Libero Pisano, promossa da Roma Capitale – Assessorato alla Crescita Culturale, Azienda Speciale Palaexpo, organizzata dalla stesa Palaexpo in collaborazione con la Fondazione Culturale Carlo Rambaldi.
Protagonista è il lavoro del grande effettista speciale, creatore di E.T., Alien e King Kong, solo per citare alcuni dei film che gli sono valsi l’Oscar, attraverso cento opere e materiali originali, alcuni inediti, provenienti dall’archivio privato del maestro Rambaldi, con un percorso che traccia la storia del cinema italiano e internazionale dagli anni Sessanta a oggi. Dall’enorme mano del gorilla gigante a diverse versioni del piccolo alieno spielberghiano – di cui una in movimento, grazie a un accurato lavoro di restauro realizzato dall’azienda Makinarium che in qualche modo raccoglie l’eredità di Rambaldi, e a cui è dedicata la seconda parte del percorso espositivo – passando per il leggendario Pinocchio di Comencini, lo xenomorfo di Ridley Scott e altre opere meno conosciute come i 18 guerrieri del film Barbarella con Jane Fonda, versione in cinghie di cuoio dell’esercito di terracotta, analogia prontamente sottolineata dall’efficace allestimento.
Dopodiché si prosegue proprio con il lavoro di Makinarium, con diverse creature da Il racconto dei racconti di Garrone, che ha fruttato loro il David di Donatello. Ed è proprio Leonardo Cruciano di Makinarium a guidare parte della visita mostrando la modernità dell’effettistica analogica di Rambaldi, non solo dal punto di vista estetico ma soprattutto da quello ingegneristico. Cruciano muove leve e mostra come nella maggior parte dei casi le soluzioni fossero spesso meccaniche, senza ricorrere all’elettronica, ed “estremamente fluide ancora oggi. Non potevamo avere accesso diretto a questi archivi fino ad oggi, ma ci siamo resi conto che molte delle soluzioni adottate da Rambaldi sono simili alle nostre, questo per dire il suo genio e la sua modernità. Per comandare un piccolo modello di T-Rex potevano volerci quattro operatori, ciascuno concentrato su una leva. In alcuni casi è bastato restaurare qualche cavo, perché le meccaniche erano costruite in maniera impeccabile. Il modello di E.T. è in grado di coprire una gamma di movimenti vastissima, l’abbiamo dovuta limitare per evitare di stressarlo”.
Alla mostra è associata una rassegna di 25 film a cui Rambaldi ha lavorato.
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