La Francia va alla guerra: del Dvd. La battaglia in difesa della distribuzione nazionale è già cominciata Oltralpe, contro gli Stati Uniti e il popolo di Internet. Ma per la nuova tecnologia del video disc digitale gli hacker più avvertiti potrebbero presto far risuonare il canto del cigno.
Il decreto della discordia
Ma andiamo con ordine. Con un decreto (il 2000/1137) pubblicato a fine novembre sull’equivalente della nostra Gazzetta Ufficiale, il Journal Officiel, l’intraprendente ministra della Cultura francese Catherine Tasca, già nota alle cronache italiane per il caso Baise-moi, blocca la vendita dei Dvd americani in lingua originale, alias in versione “zone 1″, per i sei mesi successivi alla data di uscita in sala, a partire dal 1 gennaio 2001. Lo stesso decreto riduce da nove a sei mesi il delai d’edition vidéo, il periodo di tempo che deve obbligatoriamente trascorrere dalla distribuzione su grande schermo all’uscita in VHS e DVD della pellicola.
Il provvedimento è apparentemente anodino, ma ha tutte le carte in regola per rappresentare l’inizio di una serie di misure, di sapore protezionistico-culturale, che la Francia in Europa è (quasi) sempre la prima ad adottare.
Chiaramente, a rimanere prigioniera della Linea Maginot che Tasca sta cercando di erigere intorno alla distribuzione in sala è per ora una minoranza, un’élite: tecnologicamente spregiudicata, tranquillamente anglofona e cinematograficamente all’avanguardia, appassionata frequentatrice di Internet e feticista del cinema in anteprima chez soi. Il Dvd, come il telefonino in un passato prossimo, ma già remoto, è uno status-symbol, un feticcio da possedere, prima del collega-rivale o del vicino di casa. E i Dvd-maniaci non si rassegnano all’idea che non sia più possibile ordinare con un solo clic gli oggetti del loro desiderio.
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