CANNES – E’ il giorno di Dogman, il nuovo film di Matteo Garrone in concorso a Cannes e nelle sale italiane da domani, 17 maggio, distribuito da 01, con un divieto ai minori di 14 anni. Il film arriva al Festival in una giornata che vede scendere in competizione anche il noir americano Under the Silver Lake di David Robert Mitchell e l’intimista Burning del coreano Lee Chang-Dong. Per il regista romano questa è la quarta volta nella selezione ufficiale del Festival dopo Gomorra, Reality e Il racconto dei racconti. Gomorra (2008), tratto dal libro-inchiesta di Roberto Saviano, ha vinto il Grand Prix qui a Cannes e ha portato il 49enne regista alla ribalta internazionale. Nel 2012 Reality si è aggiudicato di nuovo il Grand Prix, infine nel 2015 è passato al festival in concorso il suo film più ambizioso e forse meno compreso, Il racconto dei racconti, un fantasy contemporaneo tratto dall’opera di Giambattista Basile “Lo cunto de li cunti”, con Salma Hayek, Vincent Cassel, John C. Reilly e Toby Jones.
Per Dogman Garrone si è ispirato a un fatto di cronaca agghiacciante, che nel 1988 toccò profondamente l’opinione pubblica italiana, il delitto commesso da Pietro De Negri, detto il Canaro della Magliana, titolare di un negozio di toelettatura per cani che aveva ucciso in modo efferato, torturandolo e mutilandone il cadavere, un ex pugile, delinquente di piccola tacca, che lo perseguitava con continue vessazioni e soprusi. Il film, interpretato da Marcello Fonte, Edoardo Pesce e Alida Baldari Calabria, si ispira liberamente a questo episodio raccontando una storia di frustrazione e vendetta che in qualche modo può far pensare al Borghese piccolo piccolo di Vincenzo Cerami.
Il timido Marcello, parrucchiere per cani e amico di tutti nel quartiere, affettuoso padre di una bambina e grande amico degli animali di cui si occupa, vive un rapporto di sudditanza psicologica con Simoncino, ex pugile manesco, dedito alla cocaina, che tiene in scacco l’intera borgata. Il film, scritto con Ugo Chiti e Massimo Gaudioso, è stato definito come un western urbano.
“Dogman – ha spiegato il regista – è un film che si ispira liberamente a un fatto di cronaca nera accaduto trent’anni fa, ma che non vuole in alcun modo ricostruire i fatti come si dice che siano avvenuti. Ho iniziato a lavorare alla sceneggiatura dodici anni fa: nel corso del tempo l’ho ripresa in mano tante volte, cercando di adattarla ai miei cambiamenti. Finalmente, un anno fa, l’incontro con il protagonista del film, Marcello Fonte, con la sua umanità, ha chiarito dentro di me come affrontare una materia così cupa e violenta, e il personaggio che volevo raccontare: un uomo che, nel tentativo di riscattarsi dopo una vita di umiliazioni, si illude di aver liberato non solo se stesso, ma anche il proprio quartiere e forse persino il mondo. Che invece rimane sempre uguale, e quasi indifferente”.
“Tra i vari riferimenti iconografici che ho scelto per il poster del mio film, ce n’è uno religioso: l’immagine del ‘Canaro’ che porta la sua vittima sulle spalle ricorda Cristo che porta la croce”, ha dichiarato nel faccia a faccia con Federico Pontiggia che andrà in onda nella prossima puntata di Movie Mag, il magazine di Rai Movie, oggi 16 maggio alle 22.50 e in replica, sempre di mercoledì, nella notte di Rai1.
Nel team dei selezionatori troviamo l'italiano Paolo Bertolin, già attivo come consulente della Mostra di Venezia, insieme a Anne Delseth, Claire Diao, Valentina Novati e Morgan Pokée.
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Doppio premio per l'Italia, che esce benissimo da questo 71° Festival di Cannes: all'attivo, oltre ai premi a Marcello Fonte e Alice Rohrwacher anche quello a Gianni Zanasi e al documentario La strada dai Samouni di Stefano Savona. La giuria di Cate Blanchett ha schivato le trappole del gender firmando un verdetto sostanzialmente condivisibile