‘Diario di Guttuso’, “l’irruenza giovanile” di Giuseppe Tornatore

Dopo aver ritirato il Nastro D'Argento Speciale 2024, il regista siciliano ha presentato a Taormina il documentario del 1982 dedicato al celebre pittore, suo concittadino


TAORMINA – C’era un’epoca in cui Giuseppe Tornatore, l’acclamato cineasta vincitore di un Oscar per Nuovo Cinema Paradiso, si faceva chiamare Peppuccio e realizzava, cavalletto in spalla, un documentario televisivo per Rai Sicilia. Era il 1982 quando il regista bagherese diresse Diario di Guttuso, presentato oggi in un evento speciale in coda al 70° Taormina Film Festival. Tornatore ha prima ritirato il Nastro d’Argento Speciale 2024, come promesso nella serata di apertura, e ha poi dialogato lungamente con Costanza Quatriglio davanti al pubblico siciliano, che ha accolto con calore una delle sue più grandi eccellenze.

Seppure realizzato con mezzi non cinematografici da un regista poco più che ventenne, il documentario dedicato al grande pittore siciliano Renato Guttuso nasconde in sé il tocco di un grande regista, che riesce a restituire l’umanità e la complessità di un artista epocale. “Non lo rivedevo da almeno 40 anni. – ha dichiarato Tornatore – Mi ha fatto un certo effetto. Ci ho trovato tutti i difetti dovuti all’irruenza della passione giovanile. Quello che mi ha colpito e rivedere quel mondo lì: il grande privilegio di vivere un clima che noi non conosciamo e che forse non conosceremo mai. Guttuso parlava del suo rapporto con Picasso come se fosse un suo parente, un rapporto fertile, non superficiale, c’era uno scambio di idee e creatività. Per non parlare di Buttitta, Sciascia, Vittorini, Carlo Levi. Un’epoca in cui la tessitura di figure straordinarie è stata tale da determinare un’epoca di grande attività creativa”.

Ciò che più incanta nel rivedere un documentario di questo tipo è rendersi conto dell’incredibile percorso compiuto da Tornatore: da giovane regista che intervista il più popolare dei suoi concittadini, a un Maestro di cinema, a cui andrebbero rigirate la maggior parte delle domande presenti nel film. “Questo documentario lo realizzai l’anno in cui Guttuso compì 70 anni. Oggi ho due anni in meno dell’età che aveva lui all’epoca. Per me chiedere cosa volesse dire compiere 70 anni era una domanda che serviva a creare un imbarazzo emotivo e una risposta interessante. Oggi mi colpisce moltissimo la risposta: avere meno tempo. E oggi il tempo è ancora più rapido e sfuggente e hai la sensazione che ce ne sia sempre di meno. Non so se mi ritengo un uomo del Novecento o del nuovo millennio. Sono a cavallo delle due epoche. Ho fatto in tempo a sentire il profumo di quell’epoca e di questa”.

Renato Guttuso è stato un artista che ha attraversato da protagonista un secolo intero, destando scandalo e imponendosi nel dibattito culturale nazionale. In Diario di Guttuso, si racconta apertamente al giovane Peppuccio, sempre con la sigaretta in bocca (che spegne e riaccende senza soluzione di continuità), mostrando una lucidità propria solo dei grandi intellettuali. Dietro quest’opera s’intravede il talento di un regista che 40 anni ha compiuto un’opera simile ma ben più matura, l’acclamato documentario Ennio. Eppure la sua realizzazione non è stata affatto facile, come ha raccontato lui stesso in un aneddoto. “Lo girai in due giorni interi, il terzo giorno lo usai per i dettagli delle fotografie e dei quadri. All’epoca questi servizi della Rai erano tutti girati con la camera a spalla. Io andai alla sede regionale della Rai a chiedere che mi dessero uno dei tanti cavalletti che avevano in magazzino. Mi risposero che non potevano perché da contratto nessuno della troupe poteva portare il cavalletto in spalla, neanche io che ero il regista. Poi, da bravo palermitano, il custode se ne andò prima di me e mi lasciò prendere un cavalletto. Quando ci dovemmo spostare in macchina con Guttuso, io ero in imbarazzo a farmi vedere che portavo il cavalletto in spalla. Ma lui mi rispose: lo sai perché sono un bravo pittore? Non perché ho realizzato delle belle opere pittoriche, ma perché se mi chiedono di verniciare una porta la faccio come nessun altro”.

Nella conversazione con Costanza Quatriglio, c’è stato spazio anche per parlare di progetti presenti e futuri. “C’è un documentario che ho appena finito di girare, mi mancano due giorni di riprese, poi comincerò subito a montare. E sto lavorando anche a un film che, invece, speso possa entrare in fase di riprese all’inizio dell’anno prossimo” ha rivelato. C’è poi l’appuntamento più prossimo: la Mostra del Cinema di Venezia, che lo vedrà tra i giurati: “Da ragazzo era normale per me vedere due tre film al giorno, adesso non ce la faccio più, ma questa giuria è come l’invito per un bambino che va al luna park che non ci andava da tanto tempo. Sono sicuro che Barbera e i collaboratori selezioneranno film importanti”.

Infine, tra i nuovi progetti non ci sarà la serie su Nuovo Cinema Paradiso, di cui si era parlato qualche tempo fa. “Quando mi chiesero di realizzare una serie su Nuovo Cinema Paradiso reagì in maniera orripilata. – ha raccontato Tornatore – Il produttore mi rispose dati alla mano: secondo lui era un brand che avrebbe avuto grande successo. Piano piano mi lasciai sedurre e ho anche scritto la sceneggiatura. Poi i partner internazionali sono cambiati e il progetto si è interrotto e, devo dire, per fortuna. Ora le regole sono cambiate, ci sono strutture che vanno rispettate almeno al 90%, sennò il progetto non parte. I custodi di questi schemi finiscono per essere delle figure che tendono a sostituirsi al regista o allo sceneggiatore, credono di possedere il segreto che garantirà il successo. Ma questa ricetta non ce l’ha nessuno e questo rende il nostro mestiere ancora vivo. Finché non si scoprirà la chiave di come i prodotti di successo devono essere fatti ci sarà un futuro, se mai lo scopriranno sarà l’inizio della fine”.

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20 Luglio 2024

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