Deneuve on the road


BERLINO – Dopo Gloria, beniamino di questa Berlinale, un altro personaggio femminile avanti negli anni ma ancora pienamente vitale arriva con Elle s’en va. Ed è la mitica Catherine Deneuve a incarnarlo nel film di Emmanuelle Bercot che chiude il concorso. Una commedia on the road godibilissima dove la belle de jour, che proprio quest’anno compirà 70 anni, è la padrona di un ristorante in Bretagna che, lasciata dall’amante di una vita per un sciacquetta venticinquenne, prende la macchina e parte. Per dove non si sa. Ma sulla strada farà tanti incontri teneri e bizzarri, ritroverà un nipote che quasi non ha conosciuto, una figlia che forse la odia e sicuramente la invidia, avrà tempo per partecipare a una rimpatriata di miss francesi del 1969 (lei era miss Bretagna), ancora belle anche se con un po’ di doppio mento, farà i conti con sua madre, ancora onnipresente nella sua vita, e troverà anche un fidanzato…

 

La regista, lei stessa attrice, confessa che il film nasce da un’ossessione. “L’unica ragion d’essere di Elle s’en va è Catherine, sono partita dalla voglia di filmare lei e la sceneggiatura si è costruita a poco a poco, gradualmente è diventata una storia che ha stupito anche me perché dentro ci sono tanti temi: la famiglia, l’età che passa, i rapporti madre-figlia… Ma tutto è arrivato dopo e nulla era il motore di questo lavoro se non lei”. 

 

Insieme al giovanissimo Nemo Schiffman, figlio della regista e del direttore della fotografia, che ha il ruolo del nipote, l’attrice se la ride anche se le domande in conferenza stampa sfiorano più di una volta la maleducazione. L’età, evidentemente, crea problemi a più d’uno. Ma Catherine non si scompone neanche quando qualcuno parla di film archeologico. “Sì, è difficile invecchiare per una donna e ancor più per un’attrice, ma questo mi sembra evidente”, dice l’ex compagna di Marcello Mastroianni. Però c’è sempre spazio per qualcosa di sorprendente nell’esistenza. “Ci sono persone che si innamorano in ospizio e sono molto felici. Accade più spesso di quanto si pensi”. Anche se la felicità… “beh, a parte i bambini, che sono felici perché incoscienti, per gli adulti non è uno stato permanente, la vita normale è fatta anche di altro”.

 

E’ ancora la Bercot a parlare: “L’idea di un road movie francese mi intrigava, e poi credo che l’unico road movie con un protagonista maturo sia quello di David Lynch The Straight Story con Richard Farnsworth“. Quindi si è divertita a giocare con cliché e fantasmi del cinema americano. “E sono stata attenta a non scegliere luoghi troppo pittoreschi: quella che vediamo è una Francia qualsiasi, ordinaria, no man’s land come i centri commerciali e le caffetterie. Del resto spesso, quando uno viaggia da solo, si trova in ambienti improbabili”.

 

Bettie, la protagonista, sembra trasformare in oro tutto quello che tocca: dal vecchietto che le rolla una sigaretta e fa due chiacchiere al simpatico giovanotto che la rimorchia in un locale. “Il genere road movie richiama anche incontri più pericolosi e complicati, ma io sono pronta ad accogliere il rimprovero che Bettie s’imbatte quasi solo in persone gentili e affettuose sulla sua strada, perché non volevo fare un film triste o negativo”.

 

“Quello di Bettie – interviene Deneuve – è un viaggio improvvisato, che prende un certo tempo e le permette di interrogarsi. E poi, come me, è un’accanita fumatrice, sempre alla ricerca di una sigaretta. Lo sanno tutti che fumo tanto perché appena accendo una sigaretta in conferenza stampa, qualcuno mi fotografa e tutti pubblicano solo quella foto là… E poi ormai anche in Europa fumare è diventato difficilissimo”.

autore
15 Febbraio 2013

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