De Sica: se mi chiamasse De Laurentiis, correrei

Ne La scuola più bella del mondo, commedia-musical, con animazione, firmata da Luca Miniero che sarà in sala dal 13 novembre in 500 copie, Christian De Sica interpreta un preside scolastico


Ne La scuola più bella del mondo, commedia-musical, con animazione, firmata da Luca Miniero che sarà in sala dal 13 novembre in 500 copie, Christian De Sica interpreta Filippo Brogi, preside pignolo di una scuola media toscana che per vincere la Coppa di Scuola dell’Anno cerca di organizzare un gemellaggio con degli studenti di Accra, Ghana.

Ma un bidello inetto, invece di mandare la richiesta a Accra, la invia ad Acerra (Napoli). Così Brogi, insieme alla giovane professoressa di inglese (Miriam Leone), si trova ad accogliere una classe di ragazzini napoletani scatenati, accompagnati da un insegnante incapace (Rocco Papaleo) e dalla sua bravissima collega Wanda (Angela Finocchiaro). Nel cast anche uno Lello Arena, preside della scuola napoletana che fa le riunioni con gli insegnanti nei bagni della scuola. “In questo film sono meno cialtrone. Faccio meno la farsa, sono meno misogino e volgare, ma casomai competitivo e vigliacco. Un professore comunque che crede nella scuola” dice De Sica. Ma poi, riguardo a questa svolta rispetto ai tanti cinepanettoni da lui fatti, aggiunge: “Se mi dovesse chiamare Aurelio De Laurentiis, correrei”.

Comunque, aggiunge parlando di questa svolta moderata del suo personaggio, “è anche un fatto di età. Non puoi fare l’amante tutta la vita. Intanto riprendo il teatro e poi faccio un film diretto da Caterina Carone in cui interpreto un uomo della mia età che diventa amico di una 45enne”. Sui ricordi di scuola De Sica prosegue: “All’inizio ero una pippa, poi sono diventato primo della classe. Per me e Carlo Verdone la scuola è stata un’accademia d’arte drammatica. Studiavamo tutto su cosa facevano e come si muovevano i professori”. “Andavo a una scuola di suore. Una scuola che ha un pessimo ricordo di me. Una delle mie insegnanti fu colpita dal mio pennino. Non posso dirvi dove”, dice Arena. Per Rocco Papaleo, infine, ”un’infanzia da cacasotto. Ero un bravo ragazzo – dice – che a un certo punto ho avuto una folgorazione per la storia e filosofia”.

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06 Novembre 2014

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