De Luigi & co, il peggior Capodanno della mia vita

Soap opera inaugura il 9° Festival di Roma e dal 23 ottobre sarà in sala con Medusa. "Provo a fare commedia in modo non sciatto e becero", dice il regista Alessandro Genovesi


Un atto di coraggio di Mueller e Paolo Ferrari e un omaggio al cinema italiano. Così il produttore Alessandro Usai commenta la scelta di aprire il 9° Festival di Roma con Soap opera, la commedia corale di Alessandro Genovesi. Una scelta applaudita da alcuni ma che ha fatto storcere il naso a qualche critico. “Il fatto è che siamo provinciali. Quando Toronto dà spazio a tutti i generi, alti e bassi, commerciali e non, nessuno si lamenta. Ma quando si tenta di farlo qua da noi, tutti si stupiscono”, spiega a Cinecittà News Fabio De Luigi. E Diego Abatantuono chiosa: “E’ un discorso vecchio, lo sento fare da sempre. I film si fanno per il pubblico e il festival è un tramite, un trampolino, quindi dovrebbe scegliere i film belli, indipendentemente dal genere. Quando da ragazzo andavamo al cinema, si metteva il giornale appoggiato sul flipper del bar e si decideva se vedere un dramma o una storia da ridere, ma adesso che sono grande scelgo semplicemente un bel film”.

Orgoglioso e visibilmente divertito da questo progetto, a cui il regista rivendica una certa originalità, il cast raccoglie alcuni dei nomi più quotati della commedia intelligente: accanto a Fabio De Luigi e Diego Abatantuono, troviamo Ricky Memphis, il duo Ale & Franz, e tre presenze femminili: Chiara Francini, Cristiana Capotondi ed Elisa Sednaoui. Tutti coinvolti in un gioco di equivoci sentimental-esistenziali alla vigilia di un capodanno imprecisato. Con un unico condominio, fotografato come una casa di bambola, a fare da scenario. “Un’idea nata per il teatro”, spiega Genovesi, già autore, sempre con De Luigi, di due successi come La peggior settimana della mia vita e Il peggior Natale della mia vita. “Soap opera doveva essere una miniserie in 4 puntate per il palcoscenico che poi ho riscritto per lo schermo mantenendo l’unità di luogo teatrale”.

Francesco (De Luigi), appena lasciato da Anna (Cristiana Capotondi) che è incinta di un altro, ritrova l’amico d’infanzia Paolo (Ricky Memphis). Molti anni prima, quando erano boy scout, si sono baciati, magari per scherzo, ma Paolo, che sta per diventare padre, è assalito da dubbi sulla sua identità sessuale e vuole ripetere quel bacio per capire cosa prova. Intanto a casa di Francesco piomba da Parigi la bellissima Francesca (la modella Elisa Sednaoui) il cui ex, che abitava al piano di sotto, si è appena suicidato sparandosi un colpo di pistola. Nell’appartamento accanto vive Alice (Chiara Francini), eccentrica star di una soap opera ambientata nel ‘700 (“Non sono io che sono brava, sono le altre che sono cagne”, dice agli ammiratori) che subisce il fascino della divisa e non potrà non innamorarsi del carabiniere che indaga sul suicidio, anche lui feticista (Abatantuono), mentre i gemelli eterozigoti Gianni e Mario (Ale e Franz) vivono in simbiosi (ma si odiano) dopo che uno dei due, a causa di un incidente, è rimasto paralizzato per colpa dell’altro. 

“A parte Memphis e la Sednaoui, tutti avevano già lavorato con me – spiega ancora Genovesi – siamo proprio come una compagnia teatrale”. Anzi De Luigi definisce il percorso del film “una tournée da fermi”. Le sette settimane di riprese, infatti, si sono svolte tutte a Cinecittà, in parte nella strada di Gangs of New York usata anche da Pupi Avati ed Ettore Scola. “Per me era la terza o quarta volta su quel set – racconta Abatantuono – ma un film così non si sarebbe potuto fare altrove”. “Il condominio dove si svolge quasi per intero la storia – aggiunge Genovesi – è un luogo accogliente, in cui tutti vorrebbero vivere. Mentre fuori, in una città imprecisata, continua a nevicare e fa freddo, lì c’è calore”.

E se tutto nelle scenografie è dichiaratamente finto, alla recitazione si affida la verità della messinscena, un po’ come in altro copione di Genovesi, poi messo in scena da Salvatores, ovvero Happy Family. “Questo è il mio mondo e la mia ironia, la storia è un contenitore che ti permette di metterci dentro tante cose. La recitazione naturalistica alla Lee Strasberg serve a produrre verità nonostante sia tutto ovattato e fiction”. E ancora: “Al cinema mi aspetto di essere proiettato in un altro mondo, un mondo che non c’è, che nasce dalla creatività, dalla fantasia, forse perché non mi piace quello che c’è fuori e preferisco non rappresentarlo troppo”.

Inconsueto per l’Italia, anche se il recente La buca di Daniele Ciprì lo ricorda per molti versi, Soap opera sembra guardare al modello Wes Anderson. “I miei riferimenti – dice ancora il regista – sono nel cinema anglosassone. Wes Anderson ha inventato un nuovo modo di raccontare le storie, mettendo un cast di star all’interno di un mondo bizzarro che non c’era prima. Lo stesso fanno Michel Gondry o Spike Jonze. Provo a fare commedia in modo non sciatto e becero. La commedia è il genere che fa incassare più soldi al botteghino, tanta gente la va a vedere e fare film con poca cura sarebbe una mancanza di rispetto nei confronti del pubblico”. Per Cristiana Capotondi: “Sarebbe una fortuna per il cinema italiano se questo film avesse successo”. 
Soap opera uscirà il 23 ottobre in 450 copie con Medusa che l’ha coprodotto insieme a Colorado e Wild Side. “Speriamo che non intasino i cinema con contenuti che col cinema non hanno niente a che vedere come gli One Direction”, conclude Giampaolo Letta di Medusa. 

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16 Ottobre 2014

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