Dardenne e Jarmusch: padri in fuga


JarmuschDifficile essere padre. Forse impossibile. Ce lo ricordano, in concorso, L’enfant dei Fratelli Dardenne e Broken Flowers di Jim Jarmusch. L’americano, ospite abituale sulla Croisette dal 1984, quando vinse la Caméra d’oro con Stranger than Paradise, ha scelto la faccia da sfinge di Bill Murray (lo troveremo nel palmarès?) per raccontare il viaggio a ritroso nel tempo di un single incallito che scopre, da una missiva anonima vergata su carta rosa, di avere un figlio quasi ventenne. Aizzato da un vicino di casa investigatore dilettante va a cercare, non esattamente con entusiasmo, le quattro possibili madri, ritrovandosi in una serie di situazioni paradossali e buffe nel puro stile dell’autore di Daunbailò.
Stavolta Jarmusch è accompagnato nella sua impresa da quattro dive: Sharon Stone, Jessica Lange, Tilda Swinton (irriconoscibile con una parrucca nera) e Chloè Sevigny. Ma la produzione non gli ha imposto nulla e lui ha dato al film un finale tutt’altro che commerciale, da vero indipendente.

Sostenitore della contaminazione fra le culture e critico verso l’America isolazionista, Jarmusch voleva Bill Murray da tempo. Ben prima del successo di Lost in translation. “Avevo scritto un’altra sceneggiatura, ma poi non avevo più voglia di fare quel film. Allora ho pensato a questa storia ritagliata su di lui, una specie di Odissea contemporanea dove il viaggio è metafora della vita”. Jim ha usato una lettera vecchio stile per innescare il meccanismo narrativo: “Non uso le mail, spesso non rispondo al telefono e ai fax, scrivo ancora le mie sceneggiature a mano su un quadernetto. Amo internet ma solo come un mezzo rapido per trovare informazioni su qualsiasi argomento, però sono ancora legato agli oggetti, alla carta, alla penna, ai libri da sfogliare”.
Se Jarmusch la prende con ironia, i belgi Luc e Jean-Pierre Dardenne affrontano il rifiuto della paternità con il consueto approccio duro, calato nella realtà, senza artifici narrativi o moralismi in L’enfant. Vive di espedienti il ventenne Bruno (Jérémie Renier, era bambino ne La promessa) che ha appena avuto un figlio da Sonia. Senza fissa dimora, a capo di una banda di scippatori minorenni, Bruno non esita a vendere il piccolo Jimmy per un’adozione clandestina suscitando la reazione inattesa e violenta della sua compagna. Già incoronati con la Palma d’oro per Rosetta e segnalati dal premio all’interprete di Le Fils Olivier Gourmet (che anche stavolta fa una breve apparizione), i Fratelli Dardenne, col loro cinema austero e necessario, sono talmente amati dai francesi che li chiamano semplicemente “Les Frères”.

autore
17 Maggio 2005

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