Daniele Gaglianone disubbidiente al decreto sicurezza

Dove bisogna stare, documentario sull’accoglienza ai migranti, ritrae quattro donne di età ed estrazione sociale diverse, impegnate quotidianamente nella solidarietà ai migranti


TORINO. Quale giornata migliore (anzi peggiore) per la programmazione del documentario sull’accoglienza ai migranti Dove bisogna stare di Daniele Gaglianone (Pietro, Ruggine, La mia classe) se non quella di oggi con il decreto sulla sicurezza, approvato dal Parlamento, che obbliga circa 40mila migranti sotto protezione umanitaria, secondo alcune stime, a lasciare anche i centri di prima accoglienza e diventare di fatto irregolari con relativo provvedimento di espulsione. Dove bisogna stare – da un’idea nata insieme con Medici Senza Frontiere, in collaborazione con Rai3-Doc3, e realizzato con il sostegno di Medici Senza Frontiere e Piemonte Doc Film Fund – vince anche il Premio Gli occhiali di Gandhi “perché indica come la presa di coscienza e l’impegno in prima persona siano fondamentali nel superamento dei conflitti. Perché ci insegna che accoglienza e altruismo diventano una esperienza di crescita per entrambe le parti. Per aver illuminato un universo femminile dove, con totale semplicità, si fa accoglienza oltre le ideologie”.

Il senso profondo di quel che il documentario racconta sta proprio in questa motivazione. L’autore è stato contattato da Andrea Segre, con il quale aveva già lavorato e insieme hanno scelto di narrare quattro ritratti di donne che ci spiegano la loro scelta di non girarsi dall’altra parte, di non aver paura dell’altro, una scelta che potrebbe essere di molti. “C’è un paese raccontato come terrorizzato dalle migrazioni e violentemente ostile nei confronti dei migranti, una narrazione su cui un ceto politico continua a costruire la propria identità e le proprie fortune elettorali a fronte di un’altra parte di ceto politico che sembra incapace di parlare ad un paese spaventato e sempre più aggressivo”, dice il regista.

E tuttavia c’è chi fa resistenza e pratica la disobbedienza civile come le quattro donne protagoniste del documentario : Jessica Cosenza a Cosenza, Lorena Fornasier a Pordenone, Georgia Borderi a Como e Elena Pozzallo in Val di Susa. Donne di età diverse, giovani e meno giovani, e di provenienza sociale differente, chi secondo una pratica militante, chi in modo del tutto spontaneo, esprimono con comportamenti quotidiani concreti la loro solidarietà ai migranti con o senza permesso di soggiorno. Dove bisogna stare si occupa, come recita una didascalia in apertura, “dei 10mila migranti che vivono senza un tetto sulla testa in Italia, e sono esclusi dai centri di accoglienza finanziati dallo Stato. L’unica solidarietà arriva da italiani di tutte le età disposti a confrontarsi con l’atteggiamento più ostile delle istituzioni”.

“Il film è una sorta di occhio attento e speciale sul mondo femminile che è impegnato nella cura e nel mettere al mondo la vita”, dice Lorena Fornasier, l’anziana del gruppo con un passato di genitori comunisti. “Ascoltando i racconti di queste volontarie e restituendo il loro quotidiano scopriamo – spiega Gaglianone – discorsi e gesti lineari, straordinari nella loro semplicità. In opposizione alla retorica folle dell’invasione e della chiusura”. Il film dal 15 gennaio arriverà nelle sale ed è prevista una versione televisiva che verrà proposta con un titolo differente.

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