Arriva in sala l’11 settembre distribuito da Officine Ubu il film documentario Everyday Rebellion-L’arte di cambiare il mondo dei registi iraniani Arash e Arman Riahi, una coproduzione austro-svizzera, frutto di tre anni di lavoro, sulla quotidiana rivoluzione di alcuni dei più creativi e innovativi gruppi di protesta e disobbedienza civile degli ultimi anni: Occupy Wall Street, la Primavera araba, il Movimento spagnolo 15M e le Femen ucraine.
“E’ importante che il film esca ora – dice il regista Arash Riahi, presentando a Roma la pellicola insieme alla leader delle Femen Inna Schevchenko – settembre è l’anniversario delle Torri ma anche della caduta del blocco dell’Est di 25 anni fa. Il film può essere d’ispirazione e dimostra che c’è una possibilità di una risposta. Manifestanti italiani? Negli ultimi anni non abbiamo visto grandi movimenti dal vostro paese. Ma se avete materiali, mandateceli”.
”All’inizio – aggiunge la Schevchenko – eravamo totalmente impreparate, ora qualcosa in Ucraina sta cambiando nei confronti della donna. Ma non si parla mai abbastanza e in maniera corretta dei tanti che manifestano nel mondo. Le Femen in Vaticano? Ci conoscono troppo bene, non riusciremmo mai a entrare”.
Everyday Rebellion è un film sulla pace e la non-violenza, pensata quale unica azione in grado di fornire risposte concrete alle esigenze di cambiamento e miglioramento delle società. Davanti alla macchina da presa sfilano gli attivisti dei diversi movimenti, si raccontano, presentano i loro metodi diversissimi eppure tutti ispirati al principio pacifista: dalla resistenza passiva ai pagamenti e acquisto del debito come protesta anticapitalista negli Stati Uniti, ai graffiti, la street art e il volantinaggio atipico in Iran e Siria, dove banconote o palline da pingpong veicolano messaggi di dissenso; dai sit-in e la raccolta di firme nei diversi barrios della capitale spagnola fino all’utilizzo del corpo nudo come strumento politico di lotta e denuncia da parte delle femministe in Ucraina e nell’Est Europa.
”Io e mio fratello siamo figli di rifugiati. Raccontare queste forme di non violenza e metterle in connessione era un bisogno, una dichiarazione d’intenti, Intanto è provato che la protesta non violenta ha più effetto di quella violenta – spiega Riahi – In Ucraina ad esempio c’era stata una rivoluzione non violenta che aveva cambiato il governo. Putin ha reagito perché altrimenti avrebbero fatto lo stesso anche i paesi confinanti. Lo stesso è accaduto in Siria”.
Nel passaggio conclusivo di Everyday Rebellion, tra fumi di lacrimogeni, violenza poliziesca e repressione costante dei diversi governi autoritari, acquistano pathos le figure eccezionali di tutte le persone comuni intervistate, che ricordano allo spettatore che “se non ti ribelli stai accettando il crollo”.
Ad Everyday Rebellion si affianca un articolato progetto cross mediale composto da una serie di piattaforme (sito web, app per smartphone etc) per la condivisione di contenuti e lo scambio di informazioni, utili a sostenere e supportare gli attivisti creativi e aumentare il consenso. Non solo clicktivism però, ma una concreta possibilità targata 2.0 per accrescere il numero dei partecipanti e il volume del dissenso.
In occasione dell’uscita è attivo sui social di Officine UBU l’hashtag #iomiribello che invita il pubblico a raccontare i propri gesti di ribellione quotidiana.
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