Dall’Argentina una commedia “esplosiva”

Umorismo nero in concorso con Relatos salvajes di Damián Szifrón, prodotto da Pedro Almodóvar, ritratto di una società sull'orlo di una crisi di nervi


CANNES – Una commedia esplosiva movimenta il concorso, è Relatos salvajes (Racconti selvaggi), dove i selvaggi sono gli uomini e le donne del XXI secolo, sulla rampa di lancio per lasciarsi andare a una violenza senza freni anche per il più piccolo sopruso. Arriva dall’Argentina ma dietro c’è lo zampino di Pedro Almodóvar (l’incipit sembra un omaggio a Gli amanti passeggeri) e qualcuno già fa confronti con Donne sull’orlo di una crisi di nervi. “Qui ad essere isterica è l’umanità intera, senza distinzioni di sesso o nazionalità”, chiosa il 38enne regista Damián Szifrón, che non spera di vincere un premio, ma è già felice di essere in gara. “Il concorso ci sta aiutando moltissimo a vendere questa pellicola in tutto il mondo”, spiega Agustin Almodovar, produttore insieme al fratello Pedro, che preferisce stare seduto in sala tra i giornalisti anziché al tavolo della conferenza stampa. Peraltro affollato di star del cinema argentino, perché questo film a episodi, un po’ in stile I nuovi mostri, ha tra gli interpreti nomi come Ricardo Darin (Il segreto dei suoi occhi, Cosa piove dal cielo?) e Leonardo Sbaraglia (El campo). 

“Sono partito da una dozzina di racconti – spiega Szifrón – per poi sceglierne sei uniti dal filo conduttore dell’humour nero, ma li considero un tutt’uno perché spero che il montaggio riesca a creare un’unica esperienza che paragonerei a una montagna russa emotiva”. Ricardo Darín è un affermato ingegnere che si occupa di demolizioni col plastico. Ma quando gli portano via l’auto col carro attrezzi mentre è entrato un attimo in pasticceria non accetta di pagare semplicemente la multa, benché molto salata, e cerca di convincere i vigili che il divieto di sosta non era ben visibile, fino ad arrivare ad un atto estremo contro l’ottusa burocrazia di Buenos Aires. Julieta Zylberberg e Rita Cortese lavorano in una piccola trattoria, quando l’arrivo di un cliente arrogante trasforma una normale cena in un horror. Darío Grandinetti si ritrova sullo stesso aereo con tanti sconosciuti che hanno un amico (forse sarebbe meglio dire un nemico) comune nel pilota del jet. Oscar Martínez deve tirare fuori dai guai il figlio ventenne che ha investito e ucciso una donna incinta e cerca la complicità di un magistrato corruttibile. Leonardo Sbaraglia è un automobilista sbruffone che ha la sfortuna di superare un veicolo molto più lento del suo insultando il guidatore. Infine Érica Rivas, durante la festa per il suo matrimonio, scopre che lo sposo ha pensato bene di invitare la sua amante. “Ho cercato di portare tutti i conflitti alle estreme conseguenze, dando forma alle nostre più crudeli fantasie di vendetta, ma solo nell’episodio della sposa ho scelto un epilogo meno nero, perché questo cambia il senso di tutto il resto. È una sorta di catarsi”, dice Szifrón, che discende da una famiglia di ebrei polacchi scampati al lager. E aggiunge di non aver voluto fare un ritratto dell’Argentina. “Credo che il film rifletta qualcosa di assolutamente universale, almeno nel mondo occidentale. Il capitalismo distorce la natura dell’uomo. Un cane che dorme e mangia male, che sta tutto il giorno legato e che viene bombardato di stimoli negativi, se poi morde qualcuno, non ne ha colpa. Certo, nell’uomo c’è una quota di aggressività che non si spiega solo con il contesto. Ma una società in cui i poveri sono nati per lavorare e gli altri sono stati educati a consumare, genera frustrazioni, stress e pressioni enormi. Anche chi è in giacca e cravatta è una vittima. E poi reprimere il nostro lato primitivo ha un costo molto alto”. Infine sulla scelta della commedia seppure nera. “Nella vita, anche nella peggiore tragedia, appare sempre qualcosa che ti strappa la risata. La vita è così e non capisco perché la commedia sia considerata una cosa poco seria”. Relatos salvajes in Italia sarà distribuito dalla Warner.

17 Maggio 2014

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