TORINO. E’ un omaggio commovente alla poesia e a uno dei suoi migliori esponenti, Edgar Lee Masters, fatto dagli abitanti di Petersburg e a Lewistown, due piccole cittadine dell’Illinois dove Masters nella prima ha vissuto ed è sepolto, nella seconda ci sono il cimitero e il vicino fiume che furono preziose fonti d’ispirazione per l’ “Antologia di Spoon River” di cui ricorre il centenario. In Ritorno a Spoon River (Festa mobile) di Francesco Conversano e Nene Grignaffini, coprodotto da Rai Cinema, sfilano 26 volti di anziani, adulti e qualche giovane che recitano alcune delle poesie, in forma di epitaffio, dell’Antologia – tradotta in Italia dalla scrittrice Fernanda Pivano – che racconta la vita degli abitanti di una cittadina immaginaria del midwest americano, Spoon River.
“Abbiamo scelto poesie che potevano avere ancora oggi un senso e i cui temi, argomenti, sensazioni, a distanza di cent’anni continuiamo e continueremo a sentire nostri”, dicono gli autori.
A leggere sono il carpentiere, la maestra d’asilo, il giudice, il contadino, il pompiere, il venditore d’armi, la commessa di drogheria, il sindaco, l’informatico e altri ancora, tutti ripresi nelle loro case, uffici, negozi, luoghi familiari. E ognuno di loro in chiusura della propria performance poetica rivela quale epitaffio vorrebbe inciso sulla sua tomba. “In tutti gli epitaffi prevale il forte senso di appartenenza alla comunità, peraltro piccola, dove tutto quello che accade è condiviso. E poi domina il sentimento tipicamente americano della patria e della famiglia”.
Ritorno a Spoon River è rigorosamente in bianco e nero, raffinato e intenso,“abbiamo questa ossessione di quel cinema degli anni ’40 e ’50 e un nostro mito è Peter Bogdanovich con il suo L’ultimo spettacolo“, spiegano i registi.
Il film è un racconto di persone, fatti, luoghi, facce, gesti, oggetti. Lo scrittore Raimond Carver, esponente del minimalismo americano, afferma di scrivere i suoi racconti partendo dai dettagli, dai frammenti, dai piccoli oggetti che ha scoperto. “Quegli oggetti che quando noi moriamo sopravvivono a noi e ci spingono a una riflessione sulla presenza e l’assenza. E il film è una riflessione sull’esistenza umana, sulla presenza e sull’assenza, sui luoghi che abitiamo. Luoghi che parlano della nostra presenza – e che dopo la morte – diventano luoghi dell’assenza”.
Si respira poi nel film un’atmosfera alla Edward Hopper senza colore ma con la stessa sospensione, mistero e malinconia dei suoi personaggi collocati in luoghi silenziosi.
Il ritmo del racconto è lento come lo è quello della vita di questa provincia; la macchina da presa si muove con dolcezza senza strappi per le strade, per il cimitero, negli interni, lungo il fiume. La scelta dei lettori/interpreti è avvenuta con la collaborazione delle amministrazioni delle due cittadine che hanno fatto un vero e proprio casting, accoppiando la poesia scelta con il concittadino che ritenevano più adatto, sulla base di alcune indicazioni dei registi.
E con loro sono venuti gli ambienti dove vivevano, lavoravano, gli oggetti che aiutano a capire chi è quella persona che sta leggendo. Andrea Carrieri ha rifatto le musiche che si richiamano al country e al folk americano.
Da notare la scarsa presenza di giovani che hanno partecipato alla lettura sia perché nei paesi interessati vivono soprattutto anziani, sia perché si sentivano poco coinvolti nella lettura di un libro poco conosciuto e ritenuto a torto lontano dalla loro sensibilità.
Dai 26.900 del 2014 si è passa ai 29.700 del 2015, gli incassi da 254.369 € a 264.882, ciò per effetto del maggior numero di ingressi a prezzo ridotto per giovani al di sotto dei 26 anni e delle numerose convenzioni
Il regista danese ha accompagnato al TFF la proiezione di Terrore nello spazio nella versione restaurata: “E’ un modello di cultura pop. Questo film di grande artigianato ha in sé molti approcci stilistici del film di fantascienza e ha superato la prova del tempo. Design, costumi, scenografia risultano efficaci al pari di quelli di titoli come Blade Runner e 2001 Odissea nello spazio. Ma c’è un altro film sottovalutato che andrebbe restaurato Città violenta di Sergio Sollima, con Charles Bronson”. Silenzio assoluto sul nuovo film The Neon Demon e sul progetto tv Les Italiens
A La patota di Santiago Mitre vanno il Premio Speciale della giuria e il Premio per la Miglior attrice a Dolores Fonzi; il Premio per il Miglior attore a Karim Leklou per Coup de chaud, film di Raphaël Jacoulot che conquista anche il Premio del pubblico. Premio per la Miglior sceneggiatura ex-aequo a A Simple Goodbye di Degena Yun e a Sopladora de hojas di Alejandro Iglesias Mendizábal. A Italiana.doc premiati Il solengo di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis e La gente resta di Maria Tilli. Premio Fipresci a Les loups di Sophie Deraspe e Premio Cipputi a Il successore di Mattia Epifani
Conferenza stampa di chiusura veloce e senza polemiche. Paolo Damilano, presidente del Museo nazionale del cinema, si dichiara molto soddisfatto e ricorda che "Valerio Mastandrea, presidente della Giuria, si è stupito quanto il nostro festival sia frequentato e seguito dal pubblico". La direttrice Emanuela Martini incassa il sostegno dei vertici del Museo del Cinema e si dichiara disponibile rispetto al programma cioè “a tagliare al massimo 20, 30 titoli” e anticipa l’idea di replicare il prossimo anno la maratona cinematografica di sabato.
I Premi collaterali
Dustur di Marco Santarelli premiato due volte