Da Cinecittà a Venezia, dive di ieri e di oggi

Presentata la mostra "Dive & Madrine", organizzata dal Ministero della Cultura e dall'Archivio Luce Cinecittà e curata dal Sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni e dalla presidente di Cinecittà Chiara Sbarigia


VENEZIA – Kasia Smutniak e Sveva Alviti, Sonia Bergamasco e Rocio Morales, Anna Foglietta e Caterina Murino e Vittoria Puccini… eccole a disvelare le proprie immagini coperte da drappi rossi in un Hotel Excelsior più che mai affollato e glamour. Molto più che madrine, dive ma in un’accezione moderna, non più oggetto dello sguardo ma donne in grado di esprimere soggettività e forza. E’ questo il cuore della mostra “Dive & Madrine”, ospitata durante l’81ma Mostra di Venezia all’Hotel Excelsior, organizzata dal Ministero della Cultura e dall’Archivio Luce Cinecittà e curata dal Sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni e dalla presidente di Cinecittà Chiara Sbarigia. A presentare l’evento, una conferenza stampa moderata dall’esperta di moda e costume Fabiana Giacomotti, che ha ricordato come la prima sfilata di moda nel 1927 fu proprio ospitata dalla Sala Stucchi dell’Excelsior qui a Venezia.

Otto grandi dive del passato nelle immagini in bianco e nero dell’Archivio Luce e di altri archivi storici dialogano a distanza con otto attrici contemporanee, tutte madrine della Mostra di Venezia, negli abiti di grandi maison italiane e negli scatti del fotografo tedesco Uli Weber.
Scenario degli scatti di Weber è Cinecittà, simbolo del cinema italiano nel mondo, non solo i teatri di posa ma anche i set all’aperto e le altre location, tra cui l’esposizione permanente “Felliniana”.

Silvana Mangano e Kasia Smutniak, Sophia Loren e Caterina Murino, Sonia Bergamasco e Alida Valli, Stefania Sandrelli e Rocio Morales, Claudia Cardinale e Serena Rossi, Virna Lisi e Vittoria Puccini, Mariangela Melato e Anna Foglietta, Monica Vitti e Sveva Alviti, che dichiara: “Monica Vitti per me è sempre stata un’icona, un’attrice eclettica che sapeva entrare in personaggi comici e drammatici. Mi sono riconosciuta nell’incomunicabilità, la macchina fotografica mi dava quasi fastidio e mi sentivo come in un film di Michelangelo Antonioni”.

“Le madrine sono grandi artiste che hanno deciso in questo progetto di mettersi in gioco interpretando le dive del passato – ha affermato il sottosegretario Lucia Borgonzoni – Insieme a Cinecittà stiamo conducendo un lavoro per far vivere gli archivi che vanno portati alle nuove generazioni. Da queste foto si vede come è cambiata la figura delle donne: le attrici del passato, che sono state controcorrente dal punto di vista personale o professionale, tuttavia all’epoca venivano appoggiate come oggetti da ammirare per la propria bellezza. Oggi emerge la forza. Per noi è importante creare un nuovo star system, è nostro compito dare strumenti per far conoscere in tutto il mondo gli attori e le attrici italiane”.

“Nell’Archivio Luce – spiega la presidente Chiara Sbarigia – ho trovato un tesoro che non conoscevo e che veniva usato principalmente per gli anniversari. L’idea era togliere la polvere e provare a raccontarlo in modo diverso collaborando con altre discipline: la moda, la fotografia, l’arte, la tecnologia e l’IA”. Mentre nel comunicato stampa si legge: “Tutte le mostre che ho curato hanno come fulcro l’Archivio Luce. Assegnargli un ruolo centrale significa metterlo in rapporto con la contemporaneità e i suoi talenti, come negli scatti magistrali di Uli Weber alle madrine della Mostra del Cinema di Venezia. Solo così si esprime pienamente il valore testimoniale dell’archivio come luogo della riflessione e della riscoperta. Con i grandi del passato, invece di feticizzarli e ricordarli nel solito modo retorico-celebrativo, bisogna dialogarci. In questo dialogo serrato fra le dive e le madrine del nostro miglior cinema, che è anche un passaggio di testimone generazionale, non si vuole solo evidenziare il legame con una tradizione gloriosa, ma affermare una discendenza diretta. Rivendicando un ruolo da protagonista che continuiamo ad esercitare: del resto, siamo il Paese che ha vinto più premi Oscar dopo gli Stati Uniti”.

L’ad di Cinecittà Manuela Cacciamani afferma: “Cinecittà vive di magia, di luce, è sempre stata tempio del divismo, ma oggi è anche il luogo dell’innovazione tecnologica. Le scenografie di Cinecittà vengono costantemente rinnovate e anche le persone che lavorano lì hanno un aspetto brillante. Cinecittà deve portare avanti la parte industriale ma anche l’unicità rispetto all’arte. Quando dici Cinecittà, non c’è posto al mondo dove le persone non sorridano”.

Il fotografo Uli Weber racconta dei quattro giorni passati a Cinecittà per lo shooting. “Sono tornato dove passavo spesso negli anni ’80 quando studiavo fotografia a Roma. Abbiamo interpretato le foto dell’Archivio Luce in modo moderno e in piena libertà. A Cinecittà ci sono luoghi clamorosi come la Felliniana”.

Presenti all’evento il presidente della Biennale Pietrangelo Buttafuoco che ha detto: “Come un cane in chiesa, mi permetto di portare un elemento preciso, quello del teatro, aspetto determinante della diva come costruzione mentale forte, perché contiene qualcosa di divino”.

Mentre Alberto Barbera ha ringraziato per quello che definisce un regalo. “Sono tornate a Venezia, tutte insieme, le madrine di questi anni. E’ la prima volta che qualcuno crea un legame tra l’immagine del divismo e le madrine, spesso considerate un corollario. La domanda è questa: senza divismo ci sarebbe il cinema? La risposta è no”.

Completa il progetto un catalogo edito da Electa, MiC e Archivio Luce Cinecittà, in italiano e inglese, con testi di Lucia Borgonzoni, Chiara Sbarigia e Uli Weber. Con gli scatti di Uli Weber e immagini degli Archivi: Luce, Magnum, Reporters & Associati e Getty Images.

Per gli abiti: Giorgio Armani, Armani Privè, Fendi, Dolce & Gabbana, Ferragamo, Alberta Ferretti, Versace e N21 by Alessandro dell’Acqua
Per i gioielli: Cartier. Sponsor del progetto: Campari, Cotril e Armani Beauty.

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02 Settembre 2024

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