Muhammad Ali, Malcom X, la guerra in Vietnam, Hồ Chí Minh, il presidente Nixon e tante, tantissime immagini di repertorio di Storia degli Stati Uniti d’America che, fatalmente rispetto al soggetto di Da 5 Bloods – Come fratelli, possiedono una connessione tematica strettissima all’attualità. Scritto, diretto e prodotto da Spike Lee, offre un’ennesima riflessione, un ennesimo spunto, un’ennesima denuncia, su un tema che negli Stati Uniti ribolle e insanguina senza tregua, nonostante il passare del tempo, le denunce, le lotte sociali, come riflettono anche i fatti in corso in queste giornate, a seguito dell’omicidio di George Floyd, perpetrato da un poliziotto.
L’oggi del film di Spike Lee inizia a Ho Chi Minh City – Vietnam: 4 uomini afroamericani – “fratelli” come si definiscono loro stessi – tornano in quel luogo, pregni di un legame radicato, una profonda amicizia, per aver condiviso esperienze estreme, come quelle della “dannata giugla” vietnamita – gli afroamericani erano il 32% della forza militare mandata nel Paese asiatico; con il gruppo attuale, anche una fotografia d’antan del quinto compagno, il loro caposquadra Norman (Chadwick Boseman), caduto al tempo. “Ci parlava della Storia nera, che allora non interessava a nessuno … Era il nostro Malcom (X), il nostro Martin (Luther King)”, ricordano i compagni.
Eddie (Norm Lewis), Malvin (Isiah Whitlock Jr.) Paul (Delroy Lindo) e Otis (Clarke Peters) sono 4 veterani della guerra del Vietnam che tornano nei luoghi del conflitto, non per omaggio, non per una rimpatriata, ma alla ricerca di un tesoro di lingotti, nascosto durante la guerra; sono passati ormai 50 anni e ritrovano un Paese ancora vittima di quel conflitto e delle atrocità di cui è stato terreno, un dolore manifesto nella diffidenza e nella rabbia, ancora vivi nella popolazione: “compagno imprevisto” del quartetto è David (Jonathan Majors), figlio di Paul, osservatore privilegiato di qualcosa di tremendo e profondamente inciso nelle esistenze dei veterani, soprattutto degli afroamericani, persone che si sono sacrificate per gli Stati Uniti, che continuano a ripagarli con odio e prevaricazione, infatti “ci hanno massacrati” una volta tornati, ricorda uno di loro. “Ci hanno chiamati assassini di bambini”, continua un altro, in un dialogo dinamico che abbraccia anche il presente, il pro e il contro la presidenza Trump, tra gli altri.
Però, la storia di Da 5 Bloods non è solo una storia corale, o d’impatto sociale, ma conserva in sé anche una sfumatura famigliare per Otis, un segreto che il tempo ha custodito, tanto quanto i lingotti, ma forse più prezioso dell’oro: il film intreccia così una linea molto cara a Spike Lee, quella della questione degli afroamericani negli Stati Uniti, con una questione storica, inanellata poi ad una intima, senza mancare la narrazione d’avventura, rispetto alle modalità di recupero e trasformazione di quell’oro, affinché possa essere denaro reale, sequenze che chiamano in causa nel cast anche Jean Reno.
Da 5 Bloods – Come fratelli viene reso ancor più denso dal brano Time Has Come Today dei Chambers Brothers, gruppo psichedelico degli Anni ’60: non meno suggestivo il poster, una sintesi del soggetto del film in tecnica illustrata, dai colori pieni e intensi, forti come la battaglia sociale di questi esseri umani.
Girato tra Vietnam e Thailandia, il film esce su Netflix dal 12 giugno.
Diretto da Bobby Farrelly, il film uscirà in streaming il 18 dicembre su Paramount+
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