Crispino, di padre in figlio

Il TFF 2013 ricorda l'intellettuale e cineasta recuperando un suo titolo cult, L'etrusco uccide ancora. Ne parliamo con il figlio Francesco


TORINO – “A dieci anni dalla morte di mio padre è bello festeggiarlo proprio a Torino, la sua città, la città dove ha vissuto fino agli anni ’50 e dove è nato il suo amore per il cinema”, così Francesco ricorda suo padre Armando Crispino, critico, intellettuale e regista di almeno un paio di titoli cult presso i cinefili: L’etrusco uccide ancora e Macchie solari. Cineasta che amava giocare con i generi e contaminarli (una posizione postmoderna praticata fin dai primi anni ’70), Crispino, nato a Biella nel 1924, a Torino aveva fondato i Circoli del cinema ed era stato redattore e poi caporedattore della Terza pagina dell’Unità, dove aveva incrociato Calvino, Pavese e Raf Vallone. Ora il TFF gli rende omaggio proponendo in After Hours proprio L’etrusco, il thriller archeologico in cui una serie di delitti sembrano essere legati ai sacrifici umani in onore del dio Tuchulcha, ritratto nella necropoli di Tarquinia. “È il titolo più famoso, anche all’estero, di mio padre. Fu campione d’incassi nel 1972 e può essere considerato il capostipite del giallo all’italiana, pur essendo a metà tra giallo e horror”, ci dice Francesco, che a sua volta è storico del cinema e autore di documentari. “Mio padre – prosegue Crispino jr. – amava molto questo film, che però fu vittima di una sorta di maledizione di Tuchulcha. La sua uscita fu in parte bloccata da uno sciopero delle sale nei primi due week end di programmazione e nel film successivo di mio padre, morì il produttore”.
Armando Crispino fu poi lui stesso vittima di una sorta di rimozione. “È tornato attraverso un percorso carsico, dieci anni fa l’ho ricordato con un documentario, perché quando morì non ci fu neppure un necrologio sui giornali”. È stato Quentin Tarantino, appassionato di B movie, a riportarlo in auge. Eppure, se in Italia era stato cancellato, all’estero era più conosciuto. “Riceveva lettere da fan e studiosi americani, francesi, persino giapponesi, che gli chiedevano dettagli sul suo lavoro”. In coincidenza del decennale è stato pubblicato per Bloodobuster il primo saggio interamente dedicato al suo cinema, firmato da Claudio Bartolini e intitolato “Macchie Solari. Il Cinema di Armando Crispino”. Bartolini spiega perché secondo lui L’etrusco uccide ancora è diventato un cult: “Essenzialmente per due motivi: il primo è la sua semi-invisibilità, un film che all’epoca ebbe un enorme successo di pubblico dopo quarant’anni non è ancora uscito in dvd. Una condizione, quella dell’invisibilità, che purtroppo lo accomuna a quasi tutta la filmografia di Crispino. E poi la cifra autoriale del regista, che veniva dalla critica e aveva fatto da aiuto a gente del calibro di Pietrangeli, Lizzani e Comencini, e come nessuno è riuscito a unire l’alto e il basso, la cinefilia e l’intrattenimento “.
Francesco Crispino ha appena realizzato il documentario Quadri espansi La formazione nel cinema italiano prodotto da Cavadaliga s.r.l. – Centro Produzione Audiovisivi Università di Roma Tre e finanziato nell’ambito del PRIN 2008 (Piano di Rilevanza Nazionale) sulla “Formazione dei quadri nel cinema italiano espanso”. Il film, che ricostruisce attraverso una ventina di interviste, i modelli di trasmissione dei mestieri del cinema (spesso legati alla genealogia familiare) sarà presentato al Palladium di Roma giovedì 28 novembre alle 18,30 nell’ambito del 19° Convegno di studi cinematografici di Roma Tre.

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