Cortellesi & Bova: diversità è speranza

Al progetto “Chilometro verde” per la riqualificazione del Corviale i è ispirata Paola Cortellesi per scrivere la commedia Scusate se esisto!, di Riccardo Milani, in uscita con 01 in 400 copie il 20 n


Il progetto “Chilometro verde” è un programma architettonico, realmente esistente, che riguarda la ristrutturazione edilizia con cambio d’uso dei locali del piano riservato ai servizi dell’edificio di edilizia pubblica residenziale comunemente conosciuto come “Il Corviale”, situato nella periferia di Roma.  Nuovi alloggi con tipologie e metrature diverse, soluzioni sperimentali che integrano un sistema impiantistico che aumenta l’efficienza energetica, riqualificano gli spazi con la presenza di ballatoi e giardini d’inverno, e miglioramento della qualità complessiva anche grazie all’uso del colore e al disegno degli  interni.  

A questa ambizione – che, si spera, presto diventerà realtà – si è ispirata Paola Cortellesi per scrivere Scusate se esisto!, sua prima sceneggiatura in collaborazione con Giulia Calenda e Furio Andreotti che è alla base del film diretto da Riccardo Milani che sarà in sala con 01 il 20 novembre in 400 copie. Una commedia divertente che fa anche riflettere, con tanti temi e tanti spunti: la tendenza al ‘maschilismo’ nei posti di lavoro, la diversità in ogni sua sfumatura (dall’omosessualità del personaggio interpretato dal co-protagonista Raoul Bova alla scelta contro corrente della protagonista – la stessa Cortellesi –  che dopo aver sfondato all’estero come architetto torna in Italia a ottenere poco con il triplo della fatica, solo per essere vicina alle sue origini).  “Ci sono nella trama anche elementi autobiografici – dice Cortellesi – che riguardano noi donne, ma in generale alcuni aspetti della vita che ci impongono di interpretare un ruolo per compiacere gli altri. Inoltre c’è questa storia d’amore particolare, di una coppia di fatto: due persone che si incontrano e pur non condividendo la sessualità condividono l’amore, il rispetto e tutto il resto. Capita spesso che una donna in una riunione di lavoro composta da soli uomini possa sentirsi “trasparente”, l’interlocutore tende sempre a rivolgere lo sguardo verso il ‘maschio’. E capita anche nel nostro lavoro, anche a me è capitato, sebbene in maniera lieve, tanto che ci ho potuto ridere su. Io non faccio l’architetto, anzi nemmeno so costruire i Lego, quindi quella parte l’ho inventata, poi il mio è un mestiere particolare per cui sai già da principio di poter andare incontro a situazioni di precariato. Se avessi raccontato di un’attrice non sarebbe suonato come volevo. Però ci sono moltissime donne che hanno magari le capacità per dirigere uffici e invece si ritrovano a essere ‘eterne seconde’, dietro i loro capi a cui portano il caffè. Non che ci sia niente di male in sé, però molte nemmeno si chiedono perché si trovano in un ruolo subalterno”.  

A incarnare questa dinamica all’interno della pellicola sono i personaggi di Ennio Fantastichini (grande architetto a capo di uno studio) e di Lunetta Savino (la segretaria bravissima, ma servizievole e segretamente innamorata).  “Amo i ruoli estremi – dice Fantastichini –  anche se non faccio più i negativi assoluti ma quelli che in Francia chiamano ‘villain’, parvenus che si trovano a capo di situazioni che in realtà non sono in grado di gestire, convinti che il mondo sia pieno di subalterni da manipolare. E’ bene ricordare che principalmente la popolazione mondiale è costituita da stronzi”. “Le donne – aggiunge  Savino – spesso non hanno la consapevolezza delle loro capacità. Il mio personaggio è una donna che si accontenta di fare quello che fa, per lei va benissimo così. Ma è l’incontro con la giovane e agguerrita architetta di Paola a sbatterle in faccia tutto quello che lei fa e in realtà non sarebbe tenuta a fare. Si tratta alla fine di una donna molto sola e tutto ciò è molto tristemente femminile”. “Quando si parla di diversità e omosessualità – dice Bova – si finisce spesso a fare le vittime, a esasperare i toni. In questo caso invece il personaggio è stato trattato con grande sensibilità. Il tema è quello dell’apparire, del ‘dover mostrare’ quello che non si è. Chi non avrebbe voluto almeno una volta mandare a quel paese il proprio capo?”  

“Sono cresciuto in periferia – racconta il regista Milani – e cercavo il richiamo di qualcosa di oggettivamente rozzo ed eccessivo. Corviale faceva al caso nostro, perché volevo fare un cinema popolare che parlasse alla pancia ma anche alla testa dello spettatore. Tutto ha preso il via da quando ci siamo imbattuti nella combattiva Guendalina Salimei, che è un po’ l’ispirazione per la nostra protagonista e mente creativa dietro al “Chilometro verde””. E proprio a lei spetta chiudere la conferenza: “Il progetto è nato nel 2005 ma poi si è fermato perché ha incontrato il blocco della Regione. Ora però è ripartito, ci sono chiaramente problemi di fondi ma pare che li stanzieranno e sarà l’inizio di una riqualificazione più ampia. Il verde dopotutto è il colore della speranza. Il Corviale è un posto pieno di energia, si è formato un comitato che si è appassionato moltissimo al progetto e anche al film. Speriamo bene”.  

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14 Novembre 2014

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