Mentre in Italia ha superato i 20 milioni di euro d’incasso e gli 800 milioni di dollari a livello globale, Barbie continua a confermarsi come il perfetto fenomeno mediatico, generando polemiche e discussioni qualunque cosa tocchi. Una sorta di re Mida della comunicazione, forte anche del supporto avuto dalla coincidenza tra la sua uscita e quella di Oppenheimer di Christopher Nolan.
Il cosiddetto “Barbenheimer” ha provocato recentemente ben più di qualche incomprensione con il pubblico giapponese, a causa di alcuni commenti scritti da un account ufficiale del film di Barbie che rispondeva ai meme più apprezzati sui social, come Margot Robbie con un’acconciatura a forma di fungo nucleare o Cillian Murphy, interprete di Oppenheimer, che la porta sulle spalle in una città in fiamme. In vista dell’uscita nipponica del film, prevista per l’11 agosto, la Warner Bros ha preferito scusarsi ufficialmente affermando che sia “estremamente deplorevole che l’account ufficiale della sede americana del film Barbie abbia reagito ai post sui social media dei fan di Barbenheimer”.
Ma i problemi più grossi Barbie li avrà in Medio Oriente, dove il film è stato posticipato addirittura al 31 agosto, apparentemente per permettere agli Studios di apportare delle modifiche richieste dagli istituti di controllo locali. Tantissimi potrebbero essere le tematiche sensibili per il pubblico di paesi come Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Kuwait o Egitto, che porterebbe a inevitabili censure, come gli espliciti riferimenti al mondo LGBTQ+, la “queerness” di tanti personaggi, le tematiche femministe e la fluidità di genere.
Come si legge su “Variety”: “Diversi film realizzati per l’home video in Arabia Saudita sono stati banditi dieci anni fa a causa dell’abbigliamento vivace e della rappresentazione di donne in ruoli di genere non tradizionali. E anche se la società saudita si sta rapidamente aprendo, il film potrebbe essere semplicemente troppo plateale e rappresentare una sfida troppo grande per la tradizionale autorità maschile in Medio Oriente”. Insomma, l’approvazione di Barbie per il mercato mediorientale è tutt’altro che scontata.
Non solo polemiche dovute alla Barbie mania, ma anche tante opportunità, come quella rappresentata per il popolare brand di scarpe Birkenstock, protagonista di un paio di iconiche gag all’interno del film. Le ricerche per il modello Arizona sarebbero aumentate del 110% da quando il film ha debuttato nei cinema statunitensi, registrando un notevole incremento delle vendite dei popolari sandali e portando a un’importante crescita in borsa del brand. Insomma, che si tratti di giocattoli, cinema o vestiario, quando si parla di mercato, Barbie non ha rivali.
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