Liam Neeson ha confessato all’Independent di aver quasi ceduto alla rabbia dopo un momento oscuro capitato nel suo passato, ovvero alla tentazione di uccidere “un nero” dopo lo stupro subito da una persona a lui cara da parte di un uomo di colore.
Il celebre attore nordirlandese, tra l’alto protagonista del film contro l’Olocausto Schindler’s List, ne ha parlato per la prima volta al giornale a margine della promozione del suo nuovo film, Cold Pursuit, per denunciare l’irrazionalità della “rabbia primordiale” che può esplodere negli esseri umani. Neeson ha raccontato di aver reagito alla notizia di quella violenza armandosi con una mazza e andando in giro per qualche sera fra le periferie a più alta concentrazione di minoranze e gang, pronto a cogliere il destro d’una qualsiasi provocazione per far ‘giustizia sommaria’.
“E’ stato orribile, davvero orribile”, ha ammesso, sottolineando di provare tuttora vergogna e “ringraziando Iddio” di non aver avuto l’occasione di portare a termine il piano. Parole contrite che non gli hanno tuttavia risparmiato critiche sui media britannici e nel mondo della cultura e del cinema. “Sono mortificata” per lui, ha twittato la scrittrice Marian Keyes. “La prima reazione di Liam Neeson a quella violenza sessuale sarebbe stata di chiedere alla vittima del colore della pelle” dello stupratore e “ci dice solo quanto il razzismo fosse radicato in lui fin da prima”, ha rincarato Julia Craven, columnist e attivista afro-britannica.
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