Una famiglia ebrea ultra-ortodossa, i francesi Zelnik. Un gallerista, Elio De Angelis (Riccardo Scamarcio). La calda estate, meridionale e italiana, della terra dei cedri, secondo la leggenda sparsi da Dio nella regione. La fine di una storia d’amore, anzi due: quella tra Elio e il padre – appena mancato, di cui il figlio ha preso in mano l’azienda agricola -, e quella tra Elio e la moglie, che l’ha lasciato proprio perché lui ha deciso di farsi carico dell’attività paterna.
Un inno nel titolo – Alla vita e nell’intenzione per l’esordio alla regia di Stéphane Freiss (già interprete di Munich, Giù al Nord, Le confessioni): tra tradizione e bisogno di emancipazione, tra radici del passato e desiderio di scrivere il futuro, s’incontrano le esistenze di Elio e della ventottenne Esther Zelnik (Lou De Laâge), affiliata alla tradizione del Credo di famiglia, ma altrettanto persuasa dall’abbandonare la dottrina ortodossa, spinta dal sentimento di libertà e indipendenza, chiarificato proprio dall’incontro con De Angelis, dinamica che costruisce un reciproco canale comunicante che si fortifica nel nome dell’intima pace interiore.
Un tono generale – e di regia – equilibrato e senza impennate, ma con personalità, come quella della scelta fotografica, prettamente diurna, elezione estetica quanto più metaforica: la terra agricola brucia sotto il cocente sole così come ardono le necessità delle esistenze dei due protagonisti, che corrono su binari differenti ma affini, alla ricerca di un contatto. C’è luce e c’è oppressione, quelle del luogo circoscritto della tenuta agricola: c’è il sacrificio, particolarmente incarnato dal personaggio di Riccardo Scamarcio, nel nome del rispetto dell’eredità famigliare – sia essa etica o economica –, e c’è il bisogno di agganciare e far proprio il respiro ultimo di un tempo che altrimenti fugge per sempre, come la giovinezza per Esther. C’è un osservarsi reciproco, quasi uno studiarsi, c’è attrazione, come se l’uno/a percepisse l’altro/a come la saldatura finale e necessaria del profilo della propria personale esistenza. Rischiosa quanto personale – e necessaria in fondo – c’è anche la scelta di indugiare sulla descrizione del sistema di norme – percepibile come anacronistico e fuori logica – della famiglia ortodossa.
Una produzione BA.BE Productions e Indiana Production, in collaborazione con Vision Distribution, Fanfarons Films e Sky. Il film esce in sala dal 16 giugno distribuito da Vision.
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30 anni dopo, era infatti il 1994 quando usciva la storia di Forrest e Jenny, Robert Zemeckis riunisce la coppia di attori, scegliendo un’unità di luogo, un’architettura fisica ed emotiva, quale specchio dell’esistenza; sorprendente il de-aging dei protagonisti
Il film diretto da Barry Jenkins racconta la storia di come il cucciolo di leone, non di sangue reale e poi orfano, sia diventato Mufasa: Il Re Leone. Per il doppiaggio, anche Elodie. Prodotto con tecniche live-action e immagini fotorealistiche generate al computer, il titolo esce al cinema dal 19 dicembre