Club Zero, così i giovani si ribellano al cibo

In Italia sarà distribuito da Academy Two il film di Jessica Hausner in concorso a Cannes


CANNES – “Questo non è un film sul cibo, ma sulla religione della nutrizione e su come le nostre idee e la nostra fede possono influire sui nostri comportamenti con effetti anche devastanti, legati alla manipolazione”.

Così l’austriaca Jessica Hausner, in concorso a Cannes con Club Zero. Film che può disturbare – come si legge dopo i titoli di testa – chi soffre di disturbi alimentari. E c’è una scena in cui una ragazza vomita il suo pranzo di fronte ai genitori per poi mangiare il suo stesso vomito che può disturbare davvero chiunque.

Del resto l’autrice di Lourdes e Little Joe non è nuova alle provocazioni che fanno parte del suo DNA e anche della tradizione del cinema austriaco d’autore più radicale. Ma la sua visione estrema e al contempo fortemente estetizzante, che può certamente infastidire, potrebbe solleticare la giuria presieduta da Ruben Östlund, visti anche alcuni parallelismi con Triangle of Sadness

Club Zero parla di tante (forse troppe) cose: alimentazione consapevole, disturbi alimentari, settarismo, manipolazione delle coscienze, genitori assenti, ma anche di lotta al consumismo, all’inquinamento globale e al cibo adulterato. Temi di tutto rispetto e anzi fondamentali che il film affronta con una visione a tratti schematica.

Siamo in un liceo privato d’élite e Miss Novak (Mia Wasikowska) è un’insegnante molto dedita al suo lavoro che conduce un corso di alimentazione consapevole basato sul principio che bisogna ridurre al minimo l’assunzione di cibo per avere una vita più salutare e più energia, magari assumendo un alimento alla volta. Cinque suoi alunni – ciascuno con una personalità spiccata e famiglie poco o troppo presenti – sposano appieno la sua visione al punto da aderire alla filosofia del “club zero” ovvero della non assunzione di cibo, dell’ascetismo globale.

La preside e i genitori, dapprima poco attenti, minimizzano per poi cominciare a preoccuparsi di questo rifiuto del cibo, ma l’escalation è ormai inarrestabile. “La prima ispirazione per Club Zero mi è venuta dalla fiaba del Pifferaio magico di Hamelin – spiega Hausner – che rapisce i bambini di un villaggio. Ho sentito in quella favola tutta la vulnerabilità dei genitori perché perdere un figlio è la cosa peggiore che ti può capitare. Ed è ancora peggio poi se ti senti in qualche modo responsabile”. E ancora: “Sono interessata nei miei lavori a indicare i punti deboli della nostra organizzazione sociale tra cui sicuramente la famiglia e l’educazione”.

Per Mia Wasikowska (Alice in Wonderland, Sull’isola di Bergman) “Miss Novak crede veramente in quello che dice e che fa e non è cosciente di manipolare i suoi studenti”. E l’attrice australiana elogia la visione della regista che definisce “forte e unica”.

Interviene Elsa Zylberstein, che ha il ruolo di una madre con trascorsi di anoressia: “I genitori, in questo film, sono folli come i figli. E’ una borghesia che apparentemente ha tutto ma che vive in un vuoto siderale. Il mio personaggio poi è quello di una ex anoressica che quando la figlia smette di mangiare prova piacere perché non si sente più sola. Il cibo fa parte delle nevrosi contemporanee, viene dall’infanzia, è una cosa molto intima”. E ancora: “Nel film ci sono diversi tipi di genitori ma tutti hanno perso la connessione con i propri ragazzi, quindi Club Zero dice molto sul mondo di oggi e sui ruoli in famiglia”.

Hausner rivendica la sua visione studiata al millimetro. “Mi vedo come una pittrice: il set, i costumi, la fotografia per me sono fondamentali, fanno parte di uno stile artificiale. Infatti questa storia non si colloca in un preciso momento storico o in qualche luogo, è una storia universale e atemporale. Anche la musica, con la forte presenza delle percussioni, vuole evocare rituali voodoo e tradizioni delle religioni orientali”. E racconta di non aver sottoposto i suoi attori a diete ferree, come spesso si fa. “Non ho chiesto a nessuno di perdere peso, perché non penso che sia una cosa giusta. Abbiamo simulato il dimagrimento con il trucco e i costumi”.

La regista racconta: “Sono stata in una scuola femminile cattolica a Vienna e c’erano molte ragazze con disturbi alimentari, può diventare una dipendenza smettere di mangiare, per il senso di potere che dà sul tuo corpo ma anche sulle altre persone. È un gioco di potere e infatti in politica si fa uso dello sciopero della fame. Non mangiare può diventare un’affermazione politica per migliorare il mondo, per proteggere l’ambiente, per lottare contro il consumismo sfrenato”.  

Da ultimo una battuta, tanto per alleggerire: “Il catering sul set? Non c’era”.

Club Zero in Italia sarà distribuito da Academy Two

23 Maggio 2023

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