La battaglia del Luce per i film in versione originale continua con Clean, di Olivier Assayas: ex critico dei Cahiers, autore molto amato dai cinefili, cosmopolita con origini italiane e una passione per l’Estremo Oriente. Clean, che a Cannes 2004 conquistò un premio per l’interpretazione, autentica e toccante, di Maggie Cheung, uscirà il 6 maggio in 15/20 copie, un paio delle quali rispettose dell’intreccio di lingue dell’originale (francese, inglese, mandarino). “Purtroppo la risposta del pubblico italiano è negativa – spiega l’AD Luciano Sovena – e ci vediamo costretti al doppiaggio, oppure criticati come nel caso di Private. Un problema è anche la televisione che, con l’eccezione di Fuori orario non trasmette film sottotitolati. Ma soprattutto bisognerebbe educare gli spettatori e per questo ci vorrebbe l’accordo di tutte le distribuzioni”.
In Clean, certamente, lo spaesamento di un personaggio in bilico tra diverse culture è addirittura alla base di una storia di rinascita individuale e familiare che ruota attorno alla protagonista, acclamata diva d’Oriente ed ex compagna del regista. “L’ispirazione – racconta Assayas – mi è venuta proprio da Maggie, dal suo sogno di fare la cantante, mai realizzato per una sua idiosincrasia a salire sul palcoscenico e verso la canzone pop hongkonghese. Ma ho voluto rappresentare anche la sua passione per il biliardo ed un certo senso di insicurezza trasmesso al personaggio di Emily”. La giovane madre, ex cantante rock, ex tossica, che cerca di ricostruire la sua vita dopo il carcere e la morte del suo compagno per overdose. “Una storia lineare, rispetto al mio precedente Demonlover, che trae la sua modernità dalla presenza di tre culture diverse”. Girato tra Parigi, Londra e il Canada, Clean ha un altro punto di forza nella presenza di Nick Nolte, che ha accettato di interpretare il ruolo del nonno dopo che Alan Bates si è ammalato gravemente a tre settimane dalle riprese, per poi morire. “Avevo scritto il ruolo pensando a Nolte, ma non avrei mai immaginato che potesse lavorare in una produzione indipendente e finché non l’ho visto sul set non ci ho creduto”, racconta ancora Assayas nel suo italiano fluente ereditato da un padre milanese. Al cinema italiano, confessa, deve molto. “Antonioni e Pasolini, ma anche Visconti e Rossellini… padri del cinema francese contemporaneo insieme a Bergman e Bresson”. Ma il suo grande amore è e resta la new wave orientale e soprattutto Hou Hsiao Hsien. Perciò ha scelto I fiori di Shanghai, che considera un capolavoro assoluto, come “carte blanche” durante la rassegna che si terrà a Roma, fino al 10 aprile, per iniziativa della Cineteca Nazionale, dell’Ambasciata di Francia e delle Università di Roma (La Sapienza e Roma Tre). I giorni 6, 7 e 8 aprile, dopo la proiezione delle 18, sarà possibile incontrare Assayas, che attualmente sta lavorando a un nuovo film (Voilà l’été) con Daniel Auteuil come protagonista, in un incontro coordinato dai critici di Libération e dei Cahiers.
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