Claudio Noce, notti insonni a Piazza Vittorio


L’unico film italiano selezionato dalla Settimana della critica alla prossima Mostra di Venezia è Good Morning, Aman, opera prima del 34enne romano Claudio Noce, da tempo apprezzato autore di documentari e cortometraggi, tra cui nel 2003 Gas con Elio Germano, e nel 2005 Aria, vincitore, insieme a numerosi altri premi, del David di Donatello e del Nastro d’Argento come miglior corto dell’anno. Good Morning, Aman è interpretato da Valerio Mastandrea, Said Sabrie e Anita Caprioli, sceneggiato dal regista con Heidrun Schleef, Elisa Amoruso e Diego Ribon e sarà nelle sale ad ottobre grazie a Cinecittà Luce.

 

E’ ambientato nella Roma di oggi e racconta l’insolita storia di amicizia tra il giovane Aman (Said Sabrie), un 18enne italiano di origine somala e Teodoro, un ex pugile di 40 anni vittima di colpe da espiare per un doloroso passato (Valerio Mastandrea). Sarà proprio l’amicizia con Aman – nata e cementata sui tetti dell’Esquilino, dove entrambi si rifugiano a riflettere sulle rispettive solitudini e a combattere una comune ed angosciosa insonnia – a far sì che Teodoro esca dall’isolamento in cui vive da anni. Aman gli diventa indispensabile nella ricerca della sua moralità, mentre lui a sua volta insegna ad Aman che la solitudine può essere un trampolino per conoscere la vita e ne diventa l’angelo custode. Inoltre Aman incontra Sara (Anita Caprioli) e se ne innamora: la giovane donna, a sua volta smarrita e in cerca di se stessa, rappresenta un sogno irrealizzabile che appare e scompare nella sua vita, che ha come sfondo una Roma inedita, fatta di disperazione, orgoglio e speranze, desolazione e vagabondaggi. Spiega Noce: “Il film è un romanzo di formazione in cui si mettono a confronto due umanità smarrite e alla ricerca della propria identità scavando nel rapporto di amicizia e solitudine tra due italiani: uno bianco e l’altro nero. Teodoro incarna una romanità po’ becera, sbiadita, forse un po’ di destra, e l’incontro casuale, con questo ragazzo somalo di 18 anni su una terrazza condominiale dell’Esquilino li mette profondamente in contatto tra loro e con se stessi ed entrambi, pur con esiti opposti, troveranno la forza di liberarsi dalle catene”.

 

Raccontando l’iter produttivo, il regista ha ricordato che si tratta di un film indipendente a basso budget, che si è potuto realizzare “solo grazie al decisivo contributo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali: se i recenti tagli del Fus fossero stati decisi l’anno scorso non avremmo potuto mai girarlo”. Prodotto da Dodo Fiori e dai giovani Angelo Russo Rosselli e Linda Vinello, con un diritto antenna di Rai Cinema e la distribuzione di Cinecittà Luce, Goog Morning, Aman deve molto anche a Valerio Mastandrea che si è innamorato del progetto e ha deciso di diventarne produttore associato rinunciando al suo cachet abituale. Racconta Noce: “In un primo tempo la nostra storia era incentrata su un ragazzo di 18 anni e un uomo di 65 ma quando sono andato a pranzo con Valerio per parlargli gli ho detto che se lui fosse stato interessato avrei riscritto il copione trasformando il personaggio in un quarantenne. Lui mi ha richiamato dopo due giorni entusiasta e come promesso abbiamo cambiato la sceneggiatura andando nella sua direzione: credo che Mastandrea nel nostro film sia straordinario perché fin dall’inizio ha sentito subito addosso alcune cose di Teodoro fin dall’inizio lavorandoci molto in profondità”.

A proposito della nascita del progetto che aspira anche “a far riflettere sull’integrazione gettando uno sguardo sull’irreversibile processo multiculturale che sta cambiando la nostra società”, il regista ricorda che tutto è nato tre anni fa, quando gli era stato commissionato un documentario sul mondo del lavoro per il centenario della CGIL. “Avevo individuato una lavanderia a gettone romana gestita da un immigrato del Bangladesh che si è rivelata un contenitore di un’infinità di storie e qui mi è apparso il vero Aman, un giovane somalo che mi ha chiesto di essere intervistato nel documentario, che da quel momento in poi è andato in direzione della sua storia e ha finito col chiamarsi Aman e gli altri. In quelle mie riflessioni sul lavoro e sulla mancanza di lavoro, accanto ai profili degli altri immigrati, quella sua testimonianza sul suo arrivo a Roma da Mogadiscio all’età di 4 anni, la sua crescita a Tor Bella Monaca, la sua vita da cittadino italiano, ha preso il sopravvento e mi ha ispirato direttamente la storia di Good Morning, Aman, anche se tra questo mio primo film per il cinema e quel documentario ho girato Adil e Yusuf, un’ulteriore tappa del discorso sull’identità degli immigrati delle nuove generazioni, dove raccontavo la giornata parallela di due fratelli che litigano su un treno delle ferrovie laziali mentre vanno a Piazza Vittorio, uno a lavorare, l’altro a bighellonare…”.

autore
07 Agosto 2009

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