VENEZIA – Dopo Nicola Piovani e Cristina Comencini, è il regista, sceneggiatore e produttore francese Claude Lelouch il protagonista della masterclass organizzata da Cartier – The Art and Craft of Cinema all’81ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Il regista, al Lido Fuori Concorso con il suo nuovo film Finalement, ha intrattenuto un lungo e partecipato dialogo con l’attrice Barbara Pravi in merito al ruolo della musica nel proprio cinema, condotto da Stéphan Lelouch, curatore della raccolta Ecoutez le cinéma!. L’incontro è stato introdotto dal Direttore della Mostra Alberto Barbera, che ha descritto la cinematografia di Lelouch come “geografia moderna di un cinema dei sentimenti”.
Una folla di fan di ogni nazionalità ha dedicato a Lelouch una sentita standing ovation, portandolo alla commozione quando l’intera sala della Match Point Area del Lido, a due passi dall’Hotel Excelsior, ha intonato l’indimenticabile tema del film cult Un uomo, una donna. Alle sue spalle, le immagini del film, vincitore nel 1967 della Palma d’Oro e dell’Oscar al miglior film straniero.
“Una cosa che mi colpisce molto di Claude – ha dichiarato Barbara Pravi, una delle protagoniste del nuovo film del regista – è che trova sempre le parole giuste e riesce a comporre quasi dei veri e propri aforismi”. E ancora: “Ha qualcosa di sublime, perché fa ancora tutto con la grazia di un bambino, ma al contempo ha la saggezza di un artista. Fa sempre traspirare l’umanità che è in lui”.
In Finalement, Lelouch racconta la storia di un uomo deciso a lasciarsi tutto alle spalle per cercare una vita migliore. Scoprirà, però, che tutto ciò che accade nella vita fa parte di noi. “Ho imparato che l’infelicità è una preparazione alla felicità”, ha spiegato il regista. “Io credo alla positività, sono come le persone che fanno la cyclette, quando sono in salita vogliono scendere, quando scendono vogliono salire, e quando stanno in piano si annoiano”.
La ricetta per la felicità, secondo Lelouch, si basa su pochi, semplici, principi: “Vedete, dobbiamo realizzare che passiamo il tempo a fare continuamente le cose per la prima volta. Perché non esistono due giornate uguali tra loro, così come sono impossibili due momenti identici. Mi mantiene bambino l’idea di vivere sempre qualcosa di nuovo. Io ora mi diverto a vivere perché ho capito che tutto quello che mi faceva soffrire era parte del bene che sarebbe presto arrivato. Devo i miei successi ai fallimenti e i periodi felici a quelli più bui. L’infelicità è una preparazione alla felicità”.
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