A Trastevere, in una tipica trattoria romana dal sapore antico si gira il nuovo film di Ciro De Caro, già autore di Spaghetti Story e Acqua di marzo, ma soprattutto di Giulia, rivelazione di un talento importante, premiato ai Nastri d’argento, mentre la candidatura al David ha segnalato l’interpretazione di Rosa Palasciano. E Rosa è protagonista anche di questo Taxi Monamour accanto alla 21enne ucraina Yeva Sai e a Valerio Di Benedetto. Il film è prodotto da Kimerafilm in associazione con MFF, in collaborazione con Rai Cinema e Adler Entertainment con il contributo del Ministero della Cultura e verrà distribuito da Adler Entertainment. Per il produttore Simone Isola “dopo il salto di qualità di Giulia, Ciro meritava un film più strutturato e forte, anche se lo abbiamo lasciato artisticamente libero”. Mentre il coproduttore Michael Fantauzzi annuncia che Giulia uscirà presto in Francia dopo un’anteprima applauditissima a Parigi.
Se Giulia era l’impietosa ma anche tenera e buffa radiografia di una donna ribelle a ogni etichetta e totalmente libera, Taxi Monamour tocca temi più drammatici, raccontando l’incontro tra due solitudini: Anna è in conflitto con se stessa e con la sua famiglia e affronta una grave malattia senza parlarne con nessuno; Cristi fugge da una guerra che la tiene lontana da casa. Tutti consigliano ad Anna di seguire il suo compagno in un viaggio di lavoro e a Cristi di restare al sicuro in Italia, ma il loro incontro, seppur breve, sarà un tuffo nella libertà.
Del suo personaggio Rosa Palasciano dice: “Sono una donna sui trent’anni che ha un forte dolore ma lo nega, non si confida con nessuno. Però questa esperienza la spinge a diventare autonoma. Pur essendo di famiglia benestante fa la cameriera per trovare la sua indipendenza. In questo percorso incontra Cristi, ragazza giovanissima ma coraggiosa che si muove in un paese straniero con sicurezza. Tra loro c’è un’affinità anche un po’ romantica e finalmente Anna si lascia andare”.
Interviene Valerio Di Benedetto, spiegando come la famiglia di Anna e Antonio, il suo personaggio, sia del tutto disfunzionale. “Io sono la pecora nera, mia madre vede solo mio fratello, il primogenito e favorito di casa”. Per Yeva Sai, vista in Mare fuori 3, anche lei fuggita dall’Ucraina in guerra come il suo personaggio, “Cristi ha dovuto crescere in fretta e non ha mai avuto una vera famiglia. Con Anna, che è un’adulta bambina, trova la possibilità di rinascere e capire chi è”. Per Rosa Palasciano “il film viene dal cuore ed è una ricerca sottile, anche nella scrittura in comune con Ciro. Con Giulia sono arrivate tante cose belle e inattese, ma non voglio rinunciare a questa libertà e freschezza”.
Ciro, ancora una volta racconti l’universo femminile nelle sue molte dimensioni e fuori dagli stereotipi.
Ho capito che mi piacevano di più i personaggi femminili sia per curiosità personale che per il rapporto con le attrici. Mentre con Valerio Di Benedetto ci intendiamo senza neanche parlare, con Rosa Palasciano e Yeva Sai c’è una dialettica forte e molte volte hanno ragione loro, perché il mio sguardo è necessariamente maschile e quindi meno profondo sul femminile. Non cambiano le azioni dei personaggi, ma le motivazioni e le sfumature sì.
Qual è la cifra stilistica di Taxi Monamour? C’è continuità rispetto a Giulia?
In questo film esploro un linguaggio più rigoroso. È un cinema di crudo realismo ma con uno sguardo d’autore, perché il punto di vista è univoco, corrisponde a quello del regista prima e dello spettatore poi, infatti ci sono pochissimi controcampi. Taxi Monamour è meno divertente di Giulia anche se c’è un elemento di ironia, un non volersi prendere sul serio e non giudicare i personaggi ma comprenderli. Lo definisco uno sguardo né severo né compiaciuto.
Cosa c’è al centro del film?
Fondamentalmente è la storia dell’incontro tra due donne molto diverse. Anna ha una madre onnipresente e oppressiva ma capisce di dover abbandonare l’area di confort che suo marito e la sua famiglia le mettono a disposizione quando scopre di essere gravemente malata. Cristi è una ragazza giovanissima che viene dall’Ucraina in guerra, è pentita e vorrebbe tornare lì, ma non può.
È stato difficile affrontare il tema della malattia?
Sì, mi sono convinto di poterla raccontare davvero solo dopo un’esperienza personale di lutto. Ho cercato di affrontarla con delicatezza. Non viene mai nominata la malattia di Anna, ma il film si concentra sul suo cambiamento.
E Valerio Di Benedetto che ruolo ha?
È il fratello di Anna, Angelo, un giovane uomo insicuro, che si sente non visto e non riconosciuto perché la madre gli preferisce il fratello.
Prosegue la proficua collaborazione con Rosa Palasciano, la protagonista di Giulia, tua complice anche di scrittura oltre che attrice ‘feticcio’.
Sì, anche questo film l’abbiamo scritto insieme, a dire il vero prima di Giulia. Era rimasto nel cassetto ma dopo il successo di quel film, ho avuto la possibilità di farlo con Kimera, grazie all’entusiasmo di Simone Isola. Con Rosa abbiamo riscritto il copione, soffermandoci anche sul tema della guerra in Ucraina, che è sullo sfondo come il Covid in Giulia.
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