Nel 1975, al quartiere Montagnola di Roma, Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, due giovani vivaci e sognanti, si stanno preparando per uscire con dei ragazzi benestanti che hanno appena conosciuto. Accettano di andare a una festa al mare con loro, senza sapere che questa escursione si trasformerà in un’esperienza terrificante: vengono rapite, maltrattate e violentate per ore in una villa al Circeo, finendo poi chiuse nel bagagliaio di un’auto perché si crede siano morte.
La mattina del 1° ottobre, i mezzi di comunicazione danno grande rilievo alla stessa notizia: due ragazze sono state trovate in un’auto a viale Pola. Nude. Avvolte in coperte. Rosaria è morta, Donatella ancora viva.
Il crimine del Circeo scuote l’intera Italia. Il processo successivo viene narrato costantemente da tutti i principali organi d’informazione nazionali. Donne provenienti da ogni parte del Paese si presentano al tribunale di Latina per sostenere Donatella e garantire che i colpevoli ricevano una condanna all’ergastolo. Tuttavia, ciò che la ragazza non sa è che da quel momento in poi non sarà più semplicemente Donatella, ma sarà etichettata come “la sopravvissuta del Circeo”.
Da quel punto in avanti, Donatella diventa un simbolo del movimento femminista. La questione non riguarda solo il desiderio di giustizia nei confronti dei suoi aguzzini e degli assassini di Rosaria, ma coinvolge i diritti di tutte le donne. L’obiettivo è ambizioso: cambiare la mentalità di un Paese in cui lo stupro non è considerato un crimine contro l individuo, ma piuttosto un’offesa alla morale pubblica.
A difendere Donatella c’è Teresa Capogrossi, un personaggio immaginario interpretato da Greta Scarano, una giovane avvocata ambiziosa che inizia a lavorare per il famoso penalista Fausto Tarsitano, interpretato da Enrico Ianniello, e successivamente per Tina Lagostena Bassi, interpretata da Pia Lanciotti, conosciuta come l’“avvocato delle donne”, molto impegnata per riformare la legge sulla violenza sessuale.
Teresa è una donna idealista e appassionata, desiderosa di giustizia, e diventa come una sorella maggiore per Donatella, dimostrando che è possibile vincere il processo e cambiare la legge, a qualunque costo. In questo lungo cammino verso la giustizia, le due donne impareranno molto l’una dall’altra, cercando costantemente la propria identità e il proprio ruolo nel mondo.
“Il mio personale coinvolgimento nella realizzazione della serie – dice Molaioli – è stato immediatamente convinto e partecipe. Quando il fatto accadde ero un bambino e la lettura di quegli eventi fu certamente parziale ma altrettanto forte. Col tempo mi sono trovato in più occasioni a ragionare su quegli eventi. Con quel crimine l’orrore e il conflitto di genere irruppe nelle case, anche nella mia. A volte i crimini ci offrono una possibile chiave di lettura del contesto nel quale vengono perpetrati. Con il massacro del Circeo non c’è dubbio che si sia definitivamente aperta una lunga e fondamentale stagione del nostro paese che ha portato a enormi cambiamenti nella società.
Mi sono dunque immediatamente chiesto perché raccontare oggi questa storia? Il senso, le ragioni, oserei dire, la necessità che ho trovato sono moltissime.
Ho pensato innanzitutto a quanto sia importante far conoscere, soprattutto alle generazioni più giovani, un fatto di cronaca tanto drammatico quanto fondamentale: il processo al massacro del Circeo ha infatti avuto un enorme impatto sull’opinione pubblica e ha contribuito in modo sostanziale a modificare prima le sensibilità e poi, purtroppo molto in ritardo, le leggi di questo paese. Questa storia ci racconta un’epoca, si colloca in un periodo eccezionale ma ci riporta continuamente al presente perché la cultura che ha alimentato quella violenza o altre simili è oggi tutt’altro che debellata e perché le conquiste sociali e civili che sono state raggiunte nel tempo vanno strenuamente difese anche con l’uso della memoria e della conoscenza della storia.
Un’altra ragione per me è la storia di questa ragazza che, vittima della violenza seriale degli uomini, combatte per ottenere giustizia, insieme a tante altre donne e pochi uomini, sfidando pregiudizi e luoghi comuni e ribellandosi a chi vuole relegarla semplicemente al ruolo di vittima. La sua lotta per riappropriarsi della libertà e del diritto a vivere la sua vita ci aiuta a ricordare di puntare sempre i riflettori verso i responsabili e non, come purtroppo ancora oggi spesso accade, verso chi la violenza la subisce.
E infine la possibilità di raccontare in modo concreto e lontano dagli ideologismi, comprensibile da tutti, quanto per questo paese è stato ed è importante il femminismo.
Una storia con una indissolubile connessione tra passato e futuro che riguarda le donne e gli uomini. Tutte le donne e tutti gli uomini”.
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