Cinque per Sorrentino, tutti per Tom


P. SorrentinoLe conseguenze dell’amore? Inevitabili, a detta di Toni Servillo. Con Paolo Sorrentino è il vincitore della 49/a edizione dei David di Donatello. Cinque statuette “pesanti” sono andate alla gangster story metafisica del giovane cineasta napoletano e tra queste quella all’interpretazione davvero impeccabile di uno degli eredi della tradizione di De Filippo. Restano al palo, a quota due, i favoriti della vigilia con dodici nomination a testa, Cuore sacro di Ferzan Ozpetek e Manuale d’amore di Giovanni Veronesi. Due premi se li aggiudica anche l’outsider Certi bambini; un premio a testa se li spartiscono il film di Pupi Avati (Ma quando arrivano le ragazze?), Il resto di niente, Le chiavi di casa, Dopo mezzanotte e Christmas in love. Miglior opera prima: Private di Saverio Costanzo.

Per Sorrentino, all’opera seconda dopo un esordio interessante e apprezzato come L’uomo in più, è una consacrazione inattesa ma meritata, che conferma (e rafforza) il verdetto dei Nastri d’argento attraverso il voto degli oltre 1.000 giurati dell’Academy italiana.

Premi sempre più di tendenza ma senza rinunciare a ricalcare, almeno nelle intenzioni, le atmosfere patinate degli Oscar, per quanto all’italiana. Ecco spiegati la lunga passerella di attori e attrici, il foyer popolato di statue del David a grandezza naturale, le vecchie locandine di film che hanno fatto la storia del nostro cinema, gli omaggi ai personaggi storici, da Risi a Monicelli, per ravvivare i fasti di un cinema che, secondo l’inossidabile presentatore Mike Bongiorno, sta vivendo un anno di rilancio.

Tra le star di casa nostra, un po’ oscurate dal divo Tom Cruise, hanno vinto Carlo Verdone e Margherita Buy, due dei tanti protagonisti della commedia corale Manuale d‘amore e l’intensa Barbora Bobulova di Cuore sacro, slovacca di nascita ma italiana d’elezione, che festeggiava il compleanno e che ha ringraziato oltre a Ferzan anche Marco Bellocchio. A lui deve Il principe di Homburg, il film che ne ha rivelato il talento sommesso e ispirato.
È stata una serata ben organizzata, ma un po’ freddina e smilza, senza nessuna voglia di rischiare, quella ospitata dall’Auditorium di via della Conciliazione, appena riaperto dopo lunghi lavori di restauro (ancora non completati del resto, a giudicare dalla sala stampa di fortuna). Fuori, sul red carpet con vista sul Vaticano, un lungo bagno di folla, degno di un neo-eletto pontefice, aveva accompagnato l’ingresso di Tom Cruise, con nuova fidanzata filiforme Katie Holmes e sorella-manager mastino al seguito. Il divo è in Europa per il lancio del catastrofico La guerra dei mondi, remake di un classico della fantascienza degli anni ’50 diretto da Steven Spielberg, che uscirà il 29 giugno in contemporanea in tutto il mondo. In gran forma e pieno di energia, ha stretto mani, baciato pargoletti ed è persino saltato sul cofano di una macchina: durante il breve soggiorno romano non si è risparmiato nulla, dalla visita al Quirinale al pranzo alla Casa del Cinema, ospite del sindaco Walter Veltroni, che gli ha annunciato anche la nascita di un grande festival romano, nell’autunno del 2006, mentre lui ha assicurato che intende investire tempo e denaro in Italia. Ma alla serata dei David, a proposito di amici americani, c’era anche Hilary Swank, alta e dinoccolata, amante del gelato e impegnata sul set bulgaro del nuovo film di Brian De Palma. “Così vicino all’Italia che sarebbe stata un’eresia non ritirare l’ennesimo premio per Million Dollar Baby“. Protagonista della passerella affollata di turisti anche lei, come il novantenne più festeggiato d’Italia Mario Monicelli, che si era unito, poco prima, al volantinaggio a favore delle opere prime e seconde “congelate” dallo stop ai finanziamenti.

autore
29 Aprile 2005

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