Una platea di produttori e distributori, nella sala del Tempio di Piazza di Pietra, dove un tempo sorgeva la Borsa di Roma, ha accolto con curiosità e attenzione il primo Rapporto sul mercato cinematografico italiano, frutto dell’intenso lavoro di raccolta ed elaborazione dati svolto dall’Osservatorio dell’audiovisivo. Antonio Breschi ha sintetizzato il volume di 170 pagine in un intervento ricco di spunti di riflessione (vedi le anticipazioni di CinecittàNews) che ha poi dato vita a un dibattito fra rappresentanti dei vari settori della filiera.
La pubblicazione del Rapporto, che diverrà annuale dal 2006, è già di per sé una novità importante, sul modello di quanto già operato dal francese CNC, di cui è artefice la nuova Cinecittà Holding: e nasce in stretta collaborazione con il MBAC, prima fonte con la Siae di dati complessivi. Gaetano Blandini, DG Cinema del ministero, ha infatti inquadrato l’iniziativa nella politica di trasparenza della pubblica amministrazione. Alessandro Usai ha ribadito la difficoltà di reperire informazioni (tra le lacune da colmare la pay tv e le esportazioni di film italiani). “Spesso la disinformazione ha fatto male al nostro cinema”, denunciava ancora Blandini. Che si è anche soffermato sulla carenza di risorse per il 2005, “è inutile avere una macchina nuova ed efficiente, come la nuova legge, se poi non c’è benzina da mettere nel motore”.
È toccato quindi al professor Severino Salvemini stimolare la discussione proprio a partire da schemi e tabelle pubblicate in questo primo rapporto che copre un quinquennio (2000-2004) di segno fondamentalmente positivo. Tra gli interventi Giampaolo Letta, Giancarlo Leone, Fabrizio Grassi (La7), Walter Vacchino dell’Anec, Davide Rossi (Univideo).
Tra i temi affrontati l’home video, che ha superato il cinema in sala, l’esercizio, le coproduzioni, la stagionalità, la disattenzione delle tv generaliste ai film italiani, la visibilità all’estero. Cristina Comencini, unico autore dietro al tavolo delle conferenze, protagonista di uno dei successi di un anno piuttosto avaro con La bestia nel cuore, ha sottolineato come, al di là delle statistiche “si debba capire cosa è realmente in attività, quale sia il mercato, anche con durezza”. Grande assente Sky. Come denunciato un po’ da tutti. Mentre a Rai e Mediaset si è rimproverato uno scarso impegno nella politica culturale che potrebbe creare, come accade in Spagna, maggiore passione del pubblico per il cinema nazionale e i suoi personaggi.
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