I convegni, si sa, non sono il pane quotidiano durante i grandi festival per gli operatori e ancor più per i cinefili. Troppo forte la concorrenza dei film, degli incontri, delle feste, del lavoro quotidiano. Ma se il tema del dibattito è l’analisi della penetrazione del cinema europeo in territorio nordamericano (Usa e Canada) e se a invitare sono Cinecittà Holding e lo stesso Festival di Berlino (con Felice Laudadio e Moritz De Hadeln a fare gli onori di casa) forse vale la pena di sottrarre un paio d’ore al cinema. Anche perché gli interlocutori non sono i politici o gli istituzionali, ma i distributori e i produttori che da anni sperimentano sulla propria pelle le difficoltà di mostrare i propri prodotti su un palcoscenico tanto difficile. Sono della partita Adriana Chiesa e Luciana Castellina per l’Italia, Victor Loewy della canadese Alliance, Rick Sands di Miramax e la produttrice americana Susan Wrubel, il francese Alain Vannier, l’olandese Claudia Landsberger oggi alla presidenza della European Film Promotion che raggruppa le 19 agenzie nazionali di promozione (per l’Italia c’è naturalmente Italia Cinema). Occasione di confronto, il numero 2 della rivista trimestrale di Cinecittà Holding che pubblica la ricerca di mercato condotta da MEDIA Salles e che è stata oggi illustrata da Romano Fattorossi. I dati della “mission impossible” del cinema europeo sono noti: quote di mercato ormai vicine alle zero (meno dell’uno per cento per i francesi, valori assoluti appena rivitalizzati da successi singoli come La vita è bella o il recente La tigre e il dragone), diffusione in pochi cinema concentrati nelle città europee per eccellenza (non più di cinque), valore controverso dei festival che amplificano l’attenzione ma espongono al rischio di recensione negativa con conseguenze catastrofiche sulle possibilità commerciali. Il dato confortante che si ricava alla fine dell’incontro è nella capacità di dialogo e, ancor più nell’interesse concreto che i distributori indipendenti e le case di produzione diverse dalle majors sviluppano oggi per il prodotto europeo. E, per restare in casa nostra, la cinematografia italiana risulta la più osservata, la più attesa, la più amata del momento. Ma la faccia negativa della stessa situazione è ben riassunta da Rick Sands di Miramax: “C’è poco da dire se non si parte dalla qualità e dalla validità commerciale dei singoli film. Noi investiamo con convinzione nel prodotto europeo, ma si tratta di un’operazione costosa e di un risky business. E’ necessario valutare con attenzione le attese e i risultati”. Per parte sua Castellina invoca un cambiamento di cultura come base indispensabile per cambiare il mercato. “L’America è diventata, nell’accezione comune, il luogo del cinema per eccellenza. Tutto il resto, a partire dalla bella Italia del neorealismo, è il luogo della minoranza, della marginalità, una sora di E.T. del pianeta Hollywood. Io chiedo di lavorare, tutti insieme, per affermare il cinema europeo come cinema della diversità. Originale, inatteso e proprio per questo affascinante”.
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La redazione va in vacanza per qualche giorno. Riprenderemo ad aggiornare a partire dal 2 gennaio. Auguriamo un felice 2018 a tutti i nostri lettori.
E' ancora Cattivissimo 3 a guidare il box office per il terzo weekend, con 2.471.040 euro. Al 2° posto, con 1 mln 919mila euro, sfiorando i 6 mln totali, il kolossal di Christopher Nolan Dunkirk