PESARO – Il duello tra Adriano Aprà e Marco Giusti è stato al centro della tavola rotonda sul cinema italiano di genere organizzato alla Mostra di Pesaro attorno al libro Marsilio Ieri, oggi e domani. La mattinata, aperta da un intervento di Lino Banfi, ha visto protagonisti alcuni degli autori del programma televisivo Stracult, che quest’anno festeggia il suo ventennale, e in particolare ovviamente Marco Giusti, ideatore della trasmissione e famoso per i suoi sdoganamenti di film e autori della serie B con le tante battaglie combattute contro la vecchia guardia della critica tradizionalista anche sulla scorta delle rivalutazioni alla Tarantino.
Una visione che Adriano Aprà, ex direttore della Mostra di Pesaro e tuttora importante pilastro del festival, avversa fortemente, tanto da scagliarsi contro Giusti con parole forti, accusandolo in sostanza di aver diffuso e sostenuto il brutto contribuendo a distruggere il cinema italiano. Un post su Facebook di uno dei collaboratori di Stracult, Luca Rea, racconta la tenzone verbale (c’è anche un video): “Stracult – scrive Rea – alla fine è fondamentalmente un archivio di mille interviste fatte a figure del cinema italiano di ogni genere e ‘livello’, molti dei quali non più intervistabili perché deceduti, che hanno così potuto lasciare ai posteri una testimonianza diretta sulla loro vita nel cinema”. E prosegue nel racconto, al passato remoto per storicizzare l’aneddoto: “Finì l’incontro e demmo spazio alla presentazione di un volume corale proprio sul cinema italiano di genere. Ci sedemmo io e Marco alcune file più indietro e dopo un po’ prese la parola Adriano Aprà, seduto in seconda fila, il quale enunciò i seguenti concetti: noi di stracult abbiamo ammazzato il bel cinema italiano propagando un culto del brutto, rimestando nella merda solo perché del cinema bello e serio avevano già detto tutto loro. Poi se la prese col povero Pedro (Armocida, ndr) per aver portato al Festival di Pesaro simili nefandezze e per il manifesto di quell’anno, in cui erano disegnate delle mani di personaggi da film di genere che tenevano un coltello e due pistole, quindi secondo Aprà un chiaro riferimento al salvinismo…”.
Placati, si fa per dire, gli animi, il dibattito è ripreso con varie opinioni dei contributors al volume riguardo alle differenze tra cinema di genere e cinema d’autore (differenze che nel cinema contemporaneo sembrano, al di là delle fazioni e delle prese di posizione più tranchant, piuttosto superate). Ad affiancare i curatori, Pedro Armocida e Boris Sollazzo, c’erano Andrea Minuz, Franco Montini, Antonietta De Lillo, Cristiana Paternò, Pierpaolo De Sanctis, Claudio Bartolini e Simone Starace.
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