E’ stato presentato questa mattina all’Italian Pavilion, nella Sala Tropicana dell’Hotel Excelsior, in un Cinecocktail organizzato e moderato dalla giornalista Claudia Catalli, prima di una proiezione ufficiale in Sala Casinò per la sezione Venezia Classici, il documentario Dietro gli occhiali bianchi, di Valerio Ruiz, dedicato a Lina Wertmuller che ha presenziato all’evento con Giancarlo Giannini. Partner è il canale tv Studio Universal, che programmerà il doc nelle prossime stagioni.
Gli astanti sono stati omaggiati di un paio di occhiali da sole con la montatura molto simile a quella spesso indossata dalla regista. Wertmuller è la prima donna al mondo nella storia del cinema ad aver ricevuto una nomination al Premio Oscar come miglior regista, con il suo capolavoro Pasqualino Settebellezze. Ma quando le si chiede perché non ha mai girato un film in America risponde laconica: “Perché preferivo l’Italia. Sono cresciuta a spaghetti e non mi sono mai voluta spostare”. Il regista Ruiz è un suo stretto collaboratore.
Dalle immagini inedite girate a Cinecittà quando era aiuto regista di Federico Fellini in 8 e 1/2, il documentario ripercorre i luoghi dei suoi film più celebri, per scoprire l’universo artistico e umano di una donna che, sempre fedele alla sua vena ironica e grottesca, ha lasciato il segno in ogni ramo dello spettacolo in cui ha lavorato. Cinema, teatro, televisione, musica. Ad accompagnare il viaggio, tante interviste esclusive agli artisti testimoni di una carriera intensa, in continua evoluzione. Tra questi, Marina Cicogna, Sophia Loren e molti talenti stranieri come Martin Scorsese, Harvey Keitel, Nastassja Kinski e il critico cinematografico John Simon. Il film contiene una lunga serie d’inediti tra video, immagini e canzoni scritte dalla stessa Lina Wertmüller.
Giannini, commosso, ha descritto con particolare entusiasmo “le scene in cui Lina torna a casa a Fregene e accarezza con affetto gli oggetti del marito. Mi sono commosso e lo sono ancora. Con lei abbiamo fatto tante esperienze, anche prodotto dei film insieme, e si andava avanti senza considerare il tempo e il denaro spesi. Nei primi film avevo i capelli come i Beatles, per Mimì Metallurgico mi fece un ricciolo elettrico. Per Travolti da un insolito destino… era pronta ad arrampicarsi sugli alberi come un ragno, salvo poi caracollare nella sabbia. Grande passione e grande genio. Non volevamo cambiare il mondo, come i registi di oggi. Ci volevamo solo divertire. Poi aggiunge: ”Lina ti devo tutto, sei tu che mi hai inventato, senza di te sarei rimasto perito elettronico”.
Tra i retroscena, quello sul remake di Travolti di un insolito destino, realizzato nel 2002 da Guy Ritchie per Madonna (allora sua moglie), e intitolato Swept Away (Travolti dal destino): ”Madonna mi ha chiamato tante volte, ma io non ho mai risposto, non ero interessato. Poi mio figlio Adriano mi ha detto che lei gli aveva offerto la parte del protagonista ma lui voleva rifiutare. Io gli ho risposto ‘sei pazzo? In 50 anni non ho mai avuto l’opportunità di prendere a calci Madonna, ora lo puoi fare tu” ha scherzato.
Ma come si fa a diventare Lina Wertmuller? “Rubando nei camerini”, risponde lei sempre più laconica. E il pubblico ride, con affetto e gratitudine.
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