Sono stati ad ascoltare, hanno preso nota delle critiche, dele precisazioni, delle proposte e poi hanno detto la loro. Cinecittà Holding in testa, le società del cinema pubblico si sono presentate agli addetti ai lavori e alla stampa con il bilancio dell’attività svolta quest’anno. L’occasione dell’incontro è stata la presentazione del nuovo numero della rivista “Cinecittà” interamente dedicato alla felice stagione del cinema italiano in programma nel padiglione “Cinecittà a Venezia”. Sostenuti dagli interventi di autori, produttori, commentatori, Felice Laudadio e Fabiano Fabiani (Cinecittà Holding), Luciana Castellina (Italia Cinema), Angelo Guglielmi (Istituto Luce) hanno raccontato il senso e i contenuti dell’intervento dello Stato a favore di un cinema che ha bisogno della diversificazione, della pluralità, della qualità per ampliare il mercato.
Ad aprire il dibattito è stata Rossana Rummo, direttore generale del cinema, che ha preso spunto dalle riflessioni contenute nel quaderno di “Cinecittà” per tracciare un breve bilancio di quanto è accaduto di buono nel cinema italiano nell’ultimo periodo e per rilanciare un confronto costruttivo con la produzione privata che si innerva proprio delle proposte, degli stimoli, delle idee che ora possono nascere da una revisione dei meccanismi predisposti a favore del nostro comparto audiovisivo.
“C’è molto di buono in quello che è accaduto finora – ha detto – ed è il momento giusto per raccogliere ulteriori stimoli per migliorare”. “Sento dire che il cinema è stato privatizzato – ha commentato Felice Laudadio – ma se questo è vero ed è giusto per Cinecittà Studios, è giusto sottolineare che le altre società del gruppo pubblico appartengono quasi per intero allo Stato e questo risponde a una precisa logica utile al mercato, agli autori, a chi oggi fa cinema in Italia”. “Benché i nostri bilanci siano pubblici e quindi sia facile per tutti rendersi conto di come spendiamo i soldi dello Stato – ha dichiarato Fabiano Fabiani – ci sembra giusto ricordarlo in dettaglio, anche perché abbiamo a disposizione meno dei 40 miliardi di cui parlano i produttori privati. Con questi finanziamenti lavoriamo alla tutela, al restauro e alla circolazione del patrimonio storico, con la precisa coscienza che un film non è un panettone, non deperisce, non sparisce se non per incuria; promuoviamo i nostri autori attuali nel mondo grazie a Italia Cinema e lo promuoviamo in Italia partendo dalle scuole, rendiamo visibile quella inestimabile memoria storica che è l’archivio del Luce, interveniamo nella distribuzione e nell’esercizio che ormai si estende in tutte le maggiori regioni e si sta sviluppando al Sud”.
Dall’Anac al Sindacato Critici sono giunte autorevoli voci di solidarietà e di compattezza del cinema italiano intorno a un ruolo di stimolo ed incentivo da parte del cinema pubblico a favore delle opere, degli autori, dell’insieme di un sistema-cinema che sta finalmente ritrovando credibilità in Italia e nel mondo.
Luciana Castellina e Angelo Guglielmi hanno poi raccontato in dettaglio il lavoro delle due società controllate in cui i privati giocano un ruolo determinante sia nel consiglio d’amministrazione di Italia Cinema, sia nella costruzione e nello sviluppo del Circuito Cinema dell’Istituto Luce.
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