Christopher Plummer, lo smemorato di Auschwitz

L'attore nel ruolo di un novantenne smemorato che deve trovare e uccidere il nazista che ha sterminato la sua famiglia nell'insolito thriller di Atom Egoyan, Remember


VENEZIA – Un inconsueto thriller con un protagonista novantenne e per giunta affetto da demenza senile. E’ Remember, il nuovo film del cineasta canadese Atom Egoyan in concorso a Venezia. Un film emozionante, anche se con qualche salto nel vuoto di sceneggiatura, e con un finale (assolutamente da non rivelare) che ne rovescia il senso lasciando lo spettatore un po’ sconcertato. Zev – il premio Oscar Christopher Plummer in un’interpretazione memorabile – è un anziano ebreo che vive in una casa di riposo. Da poco meno di una settimana ha perso l’amata moglie Ruth ma se ne ricorda solo a tratti. Ha un principio di Alzheimer, ma nonostante questo scappa dalla casa di cura per portare a compimento una missione. Seguendo le indicazioni del coetaneo Max (Martin Landau), anche lui sopravvissuto ad Auschwitz e ricoverato nella stessa casa di riposo, deve cercare e uccidere l’SS che ha sterminato le loro famiglie e che si nasconde dietro il nome di Rudy Kurlander. Ma la memoria è traballante, come il passo e la mano, e Zev deve continuamente ricorrere alla lettura di una lunga lettera in cui Max ha scritto le istruzioni dettagliate. Per 48 ore, armato di una pistola che ha comprato lui stesso, andrà in giro per gli Stati Uniti fino al Canada, incontrando uomini vecchi e malridotti quanto lui, ognuno dei quali potrebbe essere quel carnefice sotto una nuova identità… Troverà un vecchio ufficiale tedesco che ha combattuto in Africa, un ex internato del lager per la sua omosessualità, il figlio di un nazista coinvolto nella Kristallnacht e anche lui imbevuto di idee hitleriane… 

“Questa è l’ultima storia che si può raccontare al giorno d’oggi in relazione a quel periodo storico, la seconda guerra mondiale e il nazismo – dice Egoyan – perché parla dell’ultima occasione di farsi giustizia per chi ha vissuto di persona l’Olocausto”. Complementare al suo precedente Ararat – Il monte dell’Arca, questo film è però “molto più semplice”, dice ancora Egoyan.  “Però sicuramente affronta il tema degli effetti residuali della Storia nel corso del tempo e di come la nostra identità personale si rapporta a un evento traumatico”.

Tutto nasce dal copione di uno sceneggiatore alle prime armi, Benjamin August, un autore di teatro di origine ebraica. “Era la storia più originale che avessi mai letto – afferma l’autore di opere come Il dolce domani e Exotica – e non avevo mai incontrato un personaggio come Zev, questa storia è un viaggio emotivo profondo anche se tocca indubbiamente temi che ho già affrontato in forma diversa, in particolare il tema della memoria”.

Ed è proprio la totale mancanza di memoria di Zev, che non ricorda neppure che sua moglie è morta ma deve relazionarsi a persone che appartengono al suo passato più remoto, incontrate sessant’anni prima nel campo di sterminio, a creare la suspense del film. “Zev vive in un eterno presente, non ha altre dimensioni. Anche per questo prova grande empatia per i bambini. Come i bambini non capiscono l’enormità dei crimini nazisti, anzi non conoscono neanche il significato di quella parola, così anche lui si sente innocente”.

Per Christopher Plummer, in collegamento via skype con il Lido, non è stato facile calarsi nel ruolo. “Zev è uomo comune – dice l’attore canadese che nel 2012 ha vinto un Oscar “tardivo” con Beginners – è un uomo semplice, anche se intelligente e colto, ed è molto chiuso. Sembra che abbia un unico scopo nella vita: trovare l’assassino della sua famiglia. Ma ha una forma di Alzheimer, benché in fase iniziale, e così vive un po’ dentro e un po’ fuori dalla realtà. Ad esempio, pensa che sua moglie sia ancora lì con lui”.

Gli chiedono se avrebbe interpretato diversamente il ruolo se non avesse conosciuto il finale, che ribalta completamente la verità interiore del personaggio. “Ma no, non sarebbe cambiato nulla, del resto il finale lo conoscevo, avevo la sceneggiatura, non era mica un film di Fellini”, scherza.

In conferenza stampa ci sono anche alcuni degli interpreti dei personaggi “tedeschi”, Bruno Ganz, Juergen Prochnow e Heinz Lieven (è assente Martin Landau). “Sto facendo tanti film sul terzo Reich – racconta lo svizzero Ganz – e sono un po’ stufo della storia tedesca, ma bisogna raccontarla”. E Prochnow ricorda: “Sono nato nel ’41 e i miei primi ricordi risalgono alla fine della guerra: ero a Berlino, mio padre era stato mandato in un campo di prigionia e pioveva sempre. E’ difficile far capire ai giovani cosa si provava allora, ma è necessario farlo”.

Qualcuno parla di incongruenze nella costruzione drammaturgica. Per il produttore Robert Lantos, fedele collaboratore di Egoyan, “questo non è un mistery e comunque abbiamo considerato le possibili incongruenze ma siamo giunti alla conclusione che il racconto si tenga perché tutto si svolge nel giro di 48 ore e dunque è plausibile che Zev non venga trovato dalla polizia”. E sulla necessità del film aggiunge una riflessione: “In Europa avete la fortuna di ricordare la storia. Nell’America settentrionale le lezioni della storia vengono dimenticate facilmente. I più giovani hanno appena una vaga conoscenza del XX secolo, per me trovare una storia contemporanea che riesca a rievocare quei fatti da non dimenticare in una chiave attuale è stato un regalo di Dio”. Ma, aggiunge Plummer, “i giovani conoscono altre atrocità, quelle attuali, che sono uguali e così possono rendersi conto con i propri occhi di ciò che è accaduto allora”.

Per quanto riguarda l’Oscar vinto a 83 anni, con il ruolo di un padre anziano che rivela al figlio di essere sempre stato gay, racconta: “Certo, non ero un senzatetto, ma sicuramente dopo l’Oscar le mie quotazioni sono salite e adesso ricevo script più interessanti. Credevo che Chaplin fosse più vecchio di me, quando ebbe la statuetta, invece pare che sia io il più anziano”.

Remember sarà distribuito in Italia dalla Bim. 

autore
10 Settembre 2015

Venezia 72

Venezia 72

The Fits vince lo Spirit Award

Il film di Anna Rose Helmer, realizzato nella 3a edizione 2014-15 di Biennale College-Cinema, vince lo Spirit Indipendent Award come miglior regista emergente

Venezia 72

Biennale in Brasile

Fino al 5 dicembre cinque titoli italiani dell'ultima Mostra circoleranno nelle città brasiliane, tra cui Sao Paulo e Rio de Janeiro, tra questi anche Per amor vostro di Giuseppe Gaudino, vincitore della Coppa Volpi per l'interpretazione di Valeria Golino

Venezia 72

Barbera confermato per il 2016

Il cda della Biennale ha prorogato il direttore della Mostra del cinema di Venezia grazie alla nuova normativa introdotta in estate

Venezia 72

Francesco Di Pace: “Opere prime italiane deludenti”

Il delegato generale della Settimana della Critica, a fine mandato, analizza lo stato di salute del nostro cinema in un'intervista al sito Quinlan. "Il cinema italiano è malato, malato di qualcosa che non lascia sviluppare quei talenti – che a questo punto non so nemmeno più se ci siano – che vogliono rischiare con dei film più coraggiosi. Penso che chi ha le idee si diriga verso altre forme, verso le web series ad esempio, e il cinema d’autore soffra un po’ dei soliti dilemmi". A breve il Sindacato nazionale critici cinematografici indicherà il nuovo delegato generale


Ultimi aggiornamenti