Chloé Zhao: ’Il Buco’, una splendida meditazione sulla vita

La giuria di Venezia 78 racconta i retroscena della loro scelte: "Il film vincitore era straordinario, lo abbiamo premiato per questo". E Chloé Zhao rivela di essersi commossa vedendo Il buco


VENEZIA – La Giuria della 78esima Mostra del Cinema di Venezia ha regalato grandi sorprese, in primis con l’assegnazione del Leone d’oro a L’Événement della regista francese Audrey Diwan, passando per la Coppa Volpi all’attore filippino John Arcilla, fino ad arrivare alla vittoria del Premio Speciale della Giuria per Il buco di Michelangelo Frammartino.

“Con ben 21 film da vedere in 9 giorni, è stato molto impegnativo ma comunque molto bello. – dichiara il presidente di Giuria Bong Joon Ho – C’erano tanti ottimi film, è stato difficile fare una scelta definitiva perché avremmo voluto avere più premi da offrire. Avevamo punti di vista diversi, sette universi che si scontravano e si univano. Però, come ho detto durante la premiazione, il Leone d’oro è stato scelto in maniera unanime e veloce”.

Insieme al regista di Parasite, la giuria è composta da Saverio Costanzo, Virginie Efira, Cynthia Erivo, Sarah Gadon, Alexander Nanau e la vincitrice del Leone d’oro 2020 Chloé Zhao. Tante donne in giuria e tante donne tra i premiati, per una stagione festivaliera che, insieme a Cannes, rappresenta un unicum nella storia. Non era, infatti, mai capitato che i premi dei due festival più prestigiosi, la Palma e il Leone d’oro, venissero assegnati a due film diretti da registe. A questi si aggiunge anche il premio alla regia assegnato a Jane Campion, la prima donna a vincere la Palma d’oro nel 1993 con Lezioni di piano.

“Il film vincitore era un film straordinario e anche la regia lo era. – afferma il presidente –  Anche se abbiamo pensato al fatto che la regista fosse una donna, sono solo queste caratteristiche che ci hanno spinto a premiare il film. Molti film erano fatti da registe e questa è una cosa positiva. Ci siamo concentrati sulla bellezza della regia e sulla capacità dei film di catturare la vita di oggi”. “A modo nostro, ci siamo sentiti attratti dalla regista, ma non è stato solo il tema a convincerci – aggiunge l’attrice Cynthia Erivo – Noi donne, in particolare, ci siamo sentite molto vicine all’argomento. È un film bellissimo fatto da una grande cineasta, con una grande recitazione e ha vinto per questo”.

Per la prima volta nella storia della Mostra del Cinema, c’erano ben 5 film italiani in concorso, tre sono stati i premi, due dei quali al film di Paolo Sorrentino È stata la mano di Dio. Il terzo è andato a Il buco, un film che ha saputo emozionare la giuria, come racconta la regista premio Oscar Chloé Zhao: “Il buco ci ha commosso tutti, ci ha impressionati. È un risultato cinematografico straordinario, dovrebbe essere visto sul grande schermo da tutti. Una splendida meditazione sulla vita, sull’uomo nella natura, sulla mortalità. Personalmente sono rimasta molto colpita, perché ho perso di recente mia nonna. È stata colpita da un ictus e ci ha messo molto tempo prima di dirci addio. Vedere questo film è stato trascendente, non dipende dalla lingua e dal paese di provenienza. È stata una reazione fisica. Abbiamo provato una sensazione nelle viscere”.

Spazio anche alla giuria della sezione Orizzonti chiamata al difficile compito di valutare le nuove tendenze del cinema, presieduta da Jasmila Žbanić e composta da Mona Fastvold, Shahram Mokri, Josh Siegel e Nadia Terranova. A distinguersi è stato Pilgrims di Laurynas Bareisa, che ha vinto il premio al Miglior Film. “Ha lavorato con uno stile minimalista – commenta la presidente – sarebbe potuto costare milioni di dollari, ma il regista è riuscito a fondere i mondi e i tempi, il passato e il presente, in maniera estremamente chiara”.

Con uno sguardo verso le nuove frontiere del cinema è anche la Giuria del Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” – Leone del Futuro, vinto da Imaculat di Monica Stan e George Chiper-Lillemark. “Ci è davvero piaciuto questo film – commenta il presidente di giuria Uberto Pasolini – era tutto splendido, c’era una visione controllata, un thriller, un viaggio emotivo molto complesso, una donna che alla fine trionfa, anche se in pericolo. Un film splendido”. Per Amalia Ulman, invece, il punto di forza del film è stato il fatto di “avere una voce molto chiara”. “È stato l’ultimo film che abbiamo visto – aggiunge Martin Schweighofer – c’erano molti film promettenti, ma quest’ultimo ha veramente sovvertito le carte in tavola”.

Ma nessuno guarda più verso il futuro della Giuria della sezione VR Expanded, chiamata a intercettare un nuovo tipo di arte audiovisiva, sperimentando le nuove forme di realtà virtuale. “Credo che sia importante che questa forma d’arte sia riconosciuta, con l’opportunità di mostrare lavori in un contesto come la Biennale di Venezia. – afferma la presidente Michelle Kranot – Ci rivolgiamo a pubblici che vanno ben oltre lo schermo. Si guarda al futuro non solo del cinema e della cultura. Tutto ciò che ci permette di sognare”. Maria Grazia Mattei, infine, dichiara: “l’aspetto tecnologico non è un limite. Bisogna tenere in considerazione una traiettoria per le nuove forme espressive e di linguaggio. Le tecnologie cambiano, ma è la traiettoria che va indicata”.

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11 Settembre 2021

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