VENEZIA – Un tempo c’era la coppia aperta, oggi c’è il poliamore. È la scoperta che ha fatto Chiara Francini, producendo e interpretando Coppia aperta quasi spalancata, un originale documentario che apre fuori concorso le Giornate degli Autori di Venezia 81. Ispirato dall’omonimo spettacolo di Dario Fo e Franca Rame, che Francini e Alessandro Federico portano in scena da ormai quattro anni, il film è diretto da Federica Di Giacomo, chiamata a trovare la chiave per attualizzare le tematiche di un testo che ha compiuto ormai quarant’anni.
“Coppia aperta quasi spalancata, esattamente come tutti classici, rimane eterno. – commenta Chiara Francini – Cosa c’è di più attuale della sempiterna favola o del sempiterno martirio dell’amore quando è coppia. Proprio vedendo le reazioni del pubblico e godendo ogni sera nel fare questo spettacolo che ho avuto l’idea di produrre un film di questo tipo. Questo testo non parla solo della coppia, ma tratteggia il percorso di due esseri umani: il percorso di una donna, che all’inizio si sente incapace di vivere senza il maschio, ma che nel momento in cui inizia ad ascoltarsi, inizia a risorgere come una fenice; il percorso di un uomo che capisce che la moglie non è come un sofà, inamovibile nel salotto e senza parola. È questa linfa vitale che fa di un testo un classico e in questo film io credo che la cosa interessante non sia dare delle risposte, ma porre le giuste domande”.
Con un gioco di realtà e finzione, Coppia aperta quasi spalancata entra nella vita della popolare attrice e scrittrice mentre indaga il mistero incarnato dalle relazioni poliamorose, inevitabile evoluzione di quella coppia aperta su cui Fo e Rame hanno impostato il loro celebre spettacolo. Incontro dopo incontro, Francini è chiamata a mettere in dubbio il mondo che la circonda e le sue stesse relazioni, amorose, familiari e professionali. “Questo testo dell’83 mi ha fatto chiedere quali sono le forme in cui gli esseri umani cercano di agguantare l’amore e la felicità. Mi affascina questo percorso di scoperta quasi dantesco che ci ha fatto andare nei circoli poliamorosi, nelle coccolerie, nelle librerie femministe. Il cuore di questo film è che ognuno crede di avere la scelta giusta, ma il punto è che tutte le scelte sono straordinariamente imperfette. La cosa fondamentale è ascoltarsi e dirsi quale ti sta meglio addosso. Whatever works: basta che funzioni”.
In parallelo al percorso di scoperta della protagonista, viene raccontata un’altra storia: quella di una famiglia poliamorosa, composta da una donna, due “mariti” e una bambina, i quali per la prima volta si trovano a convivere sotto lo stesso tetto. Il film segue le dinamiche interne e relazionali del triangolo amoroso che rispecchia in qualche modo quello composto da Chiara, il suo compagno di vita Fredrik e il suo compagno di scena Alessandro.
“Ho cercato di dare voce a chi non ce l’ha – spiega Federica Di Giacomo – ribaltare il punto di vista e guardare le coppie aperte non dal punto di vista dei monogami, ma, al contrario, vedere la monogamia dal punto di vista di chi non la vuole più come un punto di riferimento. Sono persone reali, che normalmente non sono rappresentate nel cinema e nei mezzi d’informazione. Soprattutto giovani che, spinti dalla stanchezza della monogamia che hanno visto nei loro genitori, cercano di inventarsi nuove parole e nuovi modi di stare insieme. Abbiamo cercato di raccontare da una parte questi tre poliamorosi e dall’altra la realtà di Chiara con il suo compagno di vita e il suo compagno di lavoro, e farli danzare un po’ insieme, con dei momenti di incontro e scontro non politicamente corretti”.
“Ho frequentato per mesi queste non monogamie etiche – continua la regista – un termine molto interessante perché sottolinea come questo movimento di pensiero considera la monogamia non etica. Proprio perché basata su un senso del possesso, una visione patriarcale della società. Queste persone in Italia hanno paura di venire fuori, è stato molto interessante come abbiamo sdoganato la questione di genere, ma la monogamia non si possa ancora attaccare. Vengono visti come dei criminali che possono contaminarci. La monogamia resta il centro di una società ordinata e capitalista che deve produrre”.
Coppia aperta quasi spalancata arriva nelle sale dal 29 agosto in 60 sale: si tratta del primo progetto della casa di produzione Nemesis, co-fondata dalla stessa Francini. Proprio l’attrice e autrice si è messa in gioco in prima persona, mettendo in scena la sua quotidianità e le sue fragilità, senza paura di confrontarsi con persone diverse da lei. “Volevo che il film fosse più vicino possibile alla realtà, nessuno poteva interpretare mia madre meglio di lei. – conclude Francini – Le reazioni che abbiamo nei vari incontri derivano dall’ascolto, perché attingevamo direttamente dalla realtà. Credo che il dialogo salverà il mondo. L’incontro con il poliamoroso più vecchio d’Italia, 96 anni e tre fidanzate, è stato incredibile. Un guru che mi spiegava come il poliamore si basasse sul consenso, sulla mancanza di gelosia. Ma a un certo punto Renata, una delle fidanzate, mi dice come a lei girassero le scatole quando arrivava la fidanzata di Mantova. Un momento straordinario perché fa vedere come tutte le modalità sono giuste e sbagliate, l’importante e sapere ascoltarsi”.
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