“È stata un’umiliazione: pensavo che la gente fosse qui per me, ho visto le ragazzine con la scritta Hunger e ho pensato ‘mi hanno uscito un soprannome'”. Mentre sul red carpet centinaia di adolescenti in delirio aspettavano l’arrivo della guerriera Jennifer Lawrence, Checco Zalone si presentava senza tanti fronzoli e con la sua solita ironia in sala Petrassi, dove lo attendeva la CineChat con il pubblico moderata da Marco Giusti. Sala piena e pubblico (più adulto, naturalmente) entusiasta per l’idolo del Box Office, che però un po’ si schermisce e sembra sinceramente a disagio.
Impossibile non parlare di soldi, visti i risultati stratosferici al botteghino: “Fuori sentivo ‘Zalone, Zalone, prestaci un milione’, ma in realtà i soldi li incassano distributore, produttore e soprattutto esercenti, io per Sole a catinelle ho preso 1.700 euro”, scherza. E aggiunge: “Ma pensate anche all’indotto della gente che va al cinema e poi magari a cena: aumentano i coperti. Il mio cinema fa bene alle pizzerie!”. Poi tra una canzone e l’altra intonata al piano o alla chitarra – ha cantato Uominisessuali in versione spagnola e aggiornata con la polemica Barilla, ma anche “Maremoto a Porto Cervo” – ha spiegato perché ha rifiutato spesso di andare ai talk show televisivi: “Mi hanno chiamato tutti, ma non voglio più andare in tv, ho troppa visibilità e ormai ho difficoltà pure a guardarmi allo specchio. Quando lo faccio penso: ‘Pure qua cavolo! Non ce la faccio più! Ora starò a Capurso per due anni, mi riposo a casa con la bambina”.
Anche con il suo film, non è tenero, chissà se sinceramente o se solo per falsa modestia: “L’ho rivisto fino alla nausea per montarlo e portarlo da 120 minuti a 83, ora mi fa cagare”, dice. Poi parla dei suoi amori cinematografici: “Non credo di somigliare a Totò, piuttosto aspiro a Sordi, che è stato il più grande attore italiano, inarrivabile. ma non posso dirlo troppo perché devo fingere umiltà”, e tra gli stranieri cita Sacha Baron Cohen, “soprattutto quello di Borat e Bruno“. Ma su una sua eventuale partecipazione a un film “da 4 stelle di Mereghetti” dice: “Ma poi non mi incassa niente… Comunque non sono un attore, non penso di essere capace di uscire dalla maschera: ci ho provato a casa e sono inguardabile”. In prima fila, ad applaudirlo, c’era anche il suo produttore Pietro Valsecchi: “Il cinema italiano deve essere felice. Andiamo verso i 60 milioni e questo grande risultato non è solo nostro, ma anche del cinema italiano. Checco ci ha messo due anni per questo film, non voleva mai farlo uscire, aveva paura. Diceva: ‘Se faccio 20 milioni è un flop'”. E ora che il flop è scongiurato, cosa vuola fare Zalone? “Imparo l’inglese, sogno di fare un film all’estero per esportare il mio cinema”.
"Il preconsuntivo del 2013 - ha dichiarato il presidente Paolo Ferrari - si è chiuso in pareggio, dimostrando una gestione estremamente attenta ai costi e riuscendo contemporaneamente a condurre un’edizione di buon livello"
Gli interventi di Martha Capello, Lidia Ravera, Flavia Barca e Eugenio Patanè
Il ministro: "Siamo disponibili a discutere quelle azioni organiche e coerenti, richieste dal presidente Zingaretti, in grado di garantire il miglior futuro della manifestazione”
Il presidente della Regione Lazio: “Così si rafforzerebbe l'autorevolezza della Fondazione Cinema per Roma. Inoltre maggiore collaborazione con il Festival della Fiction”. La risposta del ministro Bray