Proprio qualche giorno fa, anticipato dal singolo Giusto o sbagliato, è stato annunciata l’uscita dell’album Pastiche, il progetto che vede, per la prima volta, Checco Zalone e Francesco De Gregori in una collaborazione musicale. L’album non sarà altro che la conferma di uno sposalizio musicale tra i due autori iniziato già tempo fa. “Sono sempre stato un fan di Checco autore cinematografico, siamo amici da molti anni e non vedevo l’ora di averlo accanto come musicista in questa strana e bellissima avventura” aveva spiegato De Gregori anni fa ospitando Zalone in qualche concerto. Nell’album in uscita, composto da quindici tracce, in cui è compreso Giusto o sbagliato, Zalone al pianoforte accompagna la voce di De Gregori. In Pastiche, oltre ai tanti successi di Francesco De Gregori, troviamo due brani di Zalone come La prima repubblica e Alejandro e, in repertorio, anche i grandi autori della musica italiana come Paolo Conte, Pino Daniele e Antonello Venditti. A celebrare questa collaborazione anche il concerto a Roma alle Terme di Caracalla previsto per il prossimo cinque giugno.
Comico, attore, cantante e regista, Zalone sa bene come si conquista il popolo italiano. Il suo umorismo irresistibile e il talento musicale lo hanno fatto diventare un’icona della commedia italiana diventando il modello più apprezzato della commedia e della musica contemporanea portando una ventata di freschezza e innovazione. L’esordio, Zalone, lo fa con un gruppo jazz pugliese suonando nei bar e nelle sale ricevimenti per i matrimoni pugliesi e arrivando poi a Zelig come comico/cantante bersagliando i vizi italiani e facendoli diventare caricature in cui tutti ci riconosciamo. Dotato di uno spiccato senso di creatività, Zalone, al programma comico, realizzava cover di grandi autori della musica italiana come Vasco, Ferro, Jovanotti, Pausini, Baglioni, storpiandone i testi e riadattandoli a contesti ironici. “Volevo fare il musicista. Ho provato a scrivere qualcosa di serio ma alla fine mi usciva sempre la cagata!” ammette Zalone. Tutt’altro che cagate però, tutto quello che ha prodotto si è sempre dimostrato un successo incredibile. Come il brano Siamo una squadra fortissimi, uscito nel 2006 è diventato un vero e proprio inno generazionale e hit dell’estate, incassando milioni di visualizzazioni su YouTube e raggiungendo la vetta delle classifiche musicali italiane per cinque settimane.
La sua carriera artistica ha inizio nei primi anni 2000 per esplodere veramente solamente nel 2009 con l’uscita del film Cado dalle nubi, che non solo ha rivelato le sue doti attoriali, ma ha anche coinvolto il pubblico a prendere seriamente la sua vena musicale con la colonna sonora interamente composta dalle sue canzoni originali, vero marchio di fabbrica della comicità Zaloniana. Poco dopo l’uscita del film viene pubblicato anche l’album omonimo con i brani del film. Tra le tracce più note troviamo I Uomini sessuali che ironizza sui pregiudizi riguardo l’omosessualità, e poi Angela (che gli valse il Nastro D’Argento per la Miglior canzone originale) che racconta della storia d’amore del protagonista Checco con la sua fidanzata pugliese creando una parodia di tutti gli stereotipi del neomelodico. Tutt’altro che un cinepanettone, il primo film di Zalone faceva scoprire al pubblico italiano una comicità semplice e concreta e, basta guardare al passato, con un occhio più analitico nei confronti della storia della commedia italiana per capirlo. “Gli italiani non si arrabbiano mai quando li prendi in giro, perché pensano sempre che tu stia parlando di un altro”, così diceva Paolo Villaggio.
A due anni di distanza dal primo successo al botteghino arriva poi Che bella giornata nella cui colonna sonora fanno parte i due brani da lui interpretati L’amore non ha religione e Se mi aggiungerai. Il 2013 è poi la volta di Sole a catinelle e, anche in questo caso, la colonna sonora è composta dai brani del comico come: Benvenuta Gaia, Superpapà, Dove ho sbagliato e, Sole a catinelle.
Zalone, che le falle del sistema italiano sa come gestirle per il confezionamento di un film comico di vasta fruibilità, nel 2016 ci regala Quo Vado?. Incentrato sui temi del posto fisso, la partita iva e l’assistenzialismo statale, argomenti delicati ma comuni, conditi dalla caratteristica ironia di Zalone. Anche qui, non mancano i suoi brani come La prima repubblica e Italiano boy. Infine, nel 2020 arriva Tolo Tolo, film molto discusso per la sua ipotetica traiettoria politica, che ha visto Zalone confrontarsi per la prima volta nel ruolo di regista. Anche qui i temi scottanti dell’immigrazione, xenofobia e razzismo vengono elaborati e, in questo caso diretti, dal comico con l’inconfondibile lente della comicità coinvolgendo il pubblico a una stimolazione del senso critico. L’ultimo film di Zalone amplia la colonna sonora con i brani: Immigrato (con cui vince il premio David di Donatello per la Miglior Canzone originale), La cicogna strabica, Tolo Tolo, Se ti immigra dentro al cuore, Arrivo sposa, Asante Sana Muzungu, Sunrise Desert, Salvate il soldato gramegna e Murgia sadness.
Oltre a divertire per il modo in cui storpia l’italiano cos’è che rende Checco Zalone un uomo di successo a tutto tondo? Chiaro, la sua capacità di combinare umorismo e melodia in un mix irresistibile, le sue canzoni sono spesso caratterizzate da testi comici e ironici, ma accompagnati da arrangiamenti musicali accattivanti e orecchiabili in pieno mood italiano con la caratteristica comicità che ironizza sui pregiudizi che, spesso, fingiamo di non avere.
Il cinema e la musica, che da sempre viaggiano di pari passo non sono affatto inscindibili e questo ce lo spiegava anche Totò: “Non c’e nessuna discrepanza tra la mia professione, che adoro, e il fatto che io componga canzoni e butti giù qualche verso pieno di malinconia. Sono napoletano e i napoletani sono bravissimi nel passare dal riso al pianto”. Queste le parole del principe Antonio de Curtis, in arte Totò, che raccontava, ben prima di Zalone, l’importanza del non relegarsi mai in un solo ruolo, basti pensare che Malafemmena fu solo uno dei circa cinquanta brani scritti dall’attore partenopeo. Pur non sapendo usare nessuno strumento, Totò, anche solo fischiettando, riusciva a creare un motivo orecchiabile che ben si sposava con le parole da lui scritte.
Ma di comici e cabarettisti approdati al cinema e che alla musica non hanno mai voluto rinunciare, non possiamo non citare anche Roberto Benigni, a cominciare dalla sua La marcia degli incazzati del 1976, L’inno del corpo sciolto del 1979, Pantheon del 1980, Mi piace la moglie di Paolo Conte del 1981, Via con me del 1983 e Quanto t’ho amato del 2002.
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