Cha Cha Cha della segretaria anni ‘50


Dopo i fasti di The Artist e Quasi Amici, l’opera prima di Régis Roinsard Populaire, presentata fuori concorso al Festival di Roma, rischia di diventare l’ennesimo colpo a segno per il cinema francese, che non smette negli ultimi anni di guadagnare punti. Interpretata dall’amatissimo Romain Duris, da Déborah François e da Bérénice Bejo, la commedia in stile e ambientazione anni ’50 – ma con molti sapienti tocchi di modernità – ha strappato un lungo applauso alla proiezione stampa e moltissimi commenti positivi in conferenza. Lo spunto è originale: Duris è un assicuratore, ex sportivo e reduce di guerra, Déborah François una ragazza di provincia tanto graziosa quanto imbranata, che cerca di farsi assumere come segretaria per sfuggire al grigio destino che suo padre ha programmato per lei: sposare il figlio del meccanico ed essere mamma e casalinga a vita. Il primo colloquio di lavoro è un disastro, ma l’assicuratore si rende conto che la ragazza scrive a macchina molto velocemente. Questo elemento, unito a un po’ di attrazione reciproca, scatena l’allenatore che è in lui. Decide così di proporre alla ragazza un patto: se vorrà il posto di lavoro, dovrà iscriversi ai campionati regionali di velocità dattilografica…

“L’idea – racconta il regista – mi è venuta guardando un documentario sulla storia della macchina da scrivere, in cui si parlava proprio di questo genere di gare che in Francia erano molto popolari dopo la guerra. Ho pensato che fosse uno spunto pazzesco e da lì è partita la mia inchiesta. Mi stimolava l’idea di costruire una storia d’amore sullo sfondo di una disciplina sportiva che in pochi conoscono”. “Il cinema francese – commenta il produttore Alain Attal – comincia ad osare e ad affacciarsi sul mercato internazionale, in maniera più che mai libera e priva di complessi. Se all’Inghilterra appartiene la commedia romantica, agli Usa i polizieschi e a non so chi altro il cinema sociale, non abbiamo pensato di mescolare le carte, prendendo tutte queste direzioni, facendo quello che nessuno si aspetta. E’ vero che si tratta di un’opera prima, anche per quanto riguarda la sceneggiatura, ma abbiamo comunque investito 15 milioni di euro, è forse il film francese più costoso della storia, sicuramente degli ultimi dieci anni. Abbiamo osato”.

Il film è anni ’50 non solo nell’ambientazione, ma anche nello stile che richiama i classici di quel periodo, aggiungendoci però tutto quello che al tempo non si poteva fare, come un’ardita – e riuscita – sequenza d’amore: “E’ esattamente quello che mi ha chiesto il regista – commenta l’attrice Déborah François – amo molto quella sequenza e il nostro scopo è stato quello di metterla su come se un regista di quegli anni avesse avuto la libertà di farla”. “Non ho mai pensato di fare un omaggio o una parodia – aggiunge poi Roinsard – non volevo fare un film degli anni ’50, ma un film sugli anni ’50. Certo amando molto quel cinema dentro di me avevo già molte idee e molte scene, ma ho dato al montaggio un tocco dinamico, volevo che fosse moderno. Ho voluto che fosse sempre più spettacolare e sorprendente – continua – l’ho filmato come fosse un documentario su qualcosa di assolutamente nuovo. Era uno sport, ma era anche molto statico. Ho cercato il dinamismo nelle riprese, nel montaggio, anche se Déborah si è allenata e ha sempre usato le sue vere dita. Nelle parti di commedia abbiamo improvvisato molto, ma in quelle delle gare sono stato molto attento ai movimenti della camera, alle inquadrature, proprio perché volevo sottolineare questa ricerca della velocità. In fondo è uno dei temi del film. Negli anni ’50 si cercava la velocità ovunque, nell’aviazione, nelle corse. In fondo lo abbiamo ereditato anche noi, anche se oggi magari faremmo gare di scrittura di SMS. Era un’epoca di passaggio, l’ho sottolineato nella musica, che evolve dal melodico al rockabilly al surf. Sono da sempre un fan di quel periodo storico: le macchine, i vestiti, il design. A volte penso quasi di esserci nato. Mi piacciono Billy Wilder, Douglas Sirk, James Stewart, Cary Grant… era un decennio strano, pieno di fantasmi ma anche di spensieratezza, perché si usciva dalla guerra. C’era voglia di divertirsi, c’era ironia”.

E per le donne, c’era anche la voglia di essere indipendenti: “Per me Rose è una ragazza stupenda – commenta ancora Deborah François parlando del suo personaggio – vive nel ’59 e non ha filtri rispetto agli uomini, all’autorità, al suo capo, a suo padre. Magari è goffa, fa delle gaffe, ma osa parlare e dire le cose come stanno. Sono le premesse di ciò che avverrà negli anni ’60. Non è una suffragetta, certo, ma apre la strada, lavorando, guadagnandosi da vivere. La segretaria sarà anche un cliché ma per le donne è stato proprio uno dei primi mestieri che permettevano l’autonomia”.

autore
11 Novembre 2012

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