Dopo 58 anni si torna a parlare dell’eccidio di Cefalonia. Il mandolino del Capitano Corelli (guarda il sito ufficiale) di John Madden (leggi l’intervista di cinemazip) interpretato da Nicolas Cage e Penelope Cruz, torna a catalizzare l’attenzione su uno degli episodi più tragici della Resistenza antinazista italiana.
All’indomani dell’armistizio dell’8 settembre ‘43 i soldati della Divisione Acqui, di stanza nell’isola ionica, furono abbandonati dai vertici militari che diedero ordini contraddittori. Decisero di non arrendersi al nuovo nemico: la Wehrmacht, l’esercito regolare tedesco. Dal 13 al 23 settembre 1300 di loro morirono in battaglia. Gli altri deposero le armi ma il generale nazista Hubert Lanz ordinò il massacro di circa 6000 “ribelli”. Altri 3000 trovarono la morte nelle stive della navi dirette ai lager hitleriani.
I loro cadaveri sono stati a lungo rimossi. In Germania responsabilità individuali e collettive sono state occultate da una “congiura del silenzio”. Nell’Italia del dopoguerra la “Real Politik” da guerra fredda ha spinto a insabbiare l’inchiesta sulla strage. Il processo avrebbe infatti delegittimato l’esercito tedesco ritenuto necessario, in funzione anti-sovietica, nel nuovo quadro di equilibri geopolitici.
Nel nostro paese il dibattito su Cefalonia si è riaperto da più di un anno. Claver Salizzato ha girato un film, I giorni dell’amore e dell’odio, ispirato a quello stesso episodio. Inoltre, lo scorso marzo, la visita del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi sull’isola e le sue dichiarazioni di elogio al libro di Louis De Bernières, Captain Corelli’s Mandolin (tradotto in Italia con il titolo Una vita in debito) da cui è stato tratto il film, che uscirà nelle sale il 9 novembre, ha dato impulso al dibattito. Ciampi citò anche la pellicola di Madden come esempio di cinema in grado di “tener viva la memoria della nostra civiltà”.
Ma ora Amos Pampaloni, uno dei (pochi) reduci della Acqui, ha messo sotto accusa la rappresentazione dei soldati italiani, dipinti come inclini alla buona cucina e alle belle donne piuttosto che alla disciplina militare, e la superficialità nella ricostruzione storica. Del resto anche la critica anglosassone non è stata tenera col film: l’”Entertainment Weekly” ad esempio lo ha stroncato come “un film che riduce la storia ad una cartolina”.
John Madden accetta di buon grado le critiche ma spiega: “Sento molta umiltà nei confronti dei reduci verso cui ho un grande rispetto. Tuttavia, dobbiamo tener presente che il mio film è l’adattamento di un libro e che le necessità della narrativa cinematografica hanno richiesto il sacrificio di molti particolari. Mi dispiace che l’immagine degli italiani, offerta dal film, venga letta in modo negativo, ma posso assicurare che da parte nostra c’è stato un grande sforzo di accuratezza storica”.
E il commento dello storico Nicola Caracciolo, sulle pagine del magazine “Il venerdì”, sembra dargli ragione. Caracciolo scrive infatti che Il mandolino del Capitano Corelli è “una favola sullo sfondo di un vero storico grande crimine di guerra”, ma perché “scandalizzarsene dopo La vita è bella di Benigni. Se è lecito recitare una commedia comica e sentimentale su Auschwitz, perché non su Cefalonia?”. Ora la palla passa al pubblico italiano.
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