Catherine Corsini: “Madame Bovary in prigione”


Passione travolgente e brama di libertà: questi i temi principali de L’amante inglese (più incisivo il titolo originale Partir), film di Catherine Corsini in uscita in sala il 5 marzo con Teodora Film, molto apprezzato in Francia (5 mln di € al botteghino). Lasciata l’Inghilterra da giovane, Suzanne (Kristin Scott Thomas) vive in una villa nel Sud della Francia, con un marito conservatore (Yvan Attal) e due figli adolescenti. Annoiata da un matrimonio senza entusiasmi e sfinita dalla routine quotidiana che la vede costretta nel ruolo di moglie e madre, si innamora di Ivan (Sergi Lopez), un operaio spagnolo all’apparenza rude ma che, sbocciata la passione, la ricopre di attenzioni. La donna, che si sente di nuovo desiderata e viva, inizia così una lotta per affermare la propria storia d’amore, contro il marito che ricorrerà ai metodi più scorretti per impedirle di lasciarlo.

“Suzanne è in trappola – afferma la regista – non ha indipendenza finanziaria ed è completamente alla merce’ del marito. Ha vissuto per anni in una prigione dorata e all’improvviso il desiderio, l’amore e la passione la spingono a lasciarsi tutto alle spalle”. Anche Ivan, il suo amante, sa cosa significa stare in gabbia. Ha un passato da galeotto, sebbene sia d’animo buono, e si sente “maledetto”, con la sorte segnata, come dichiara apertamente nel corso del film.

La prigione borghese e la prigione proletaria. Unite fanno solo una prigione più grande. Certo, i due amanti guadagnano attimi di felicità e incontri infuocati di sincero sentimento, ma dal punto di vista della libertà non fanno grossi passi avanti. Le conseguenze del comportamento di Suzanne la porteranno solo a una forma diversa di cattività.

 

“Sono fortemente determinista – ammette Corsini – la vita delle persone è segnata dalle loro esperienze, ed è difficile uscire da questo giro. Ivan già intuisce che andrà a finire male, perché sa come funzionano le cose della vita. Ma è proprio la voglia di libertà e di vita di Suzanne che lo innamora. Lei è disposta a lottare, a cambiare tutto per questo amore. Ma queste cose hanno un prezzo e la conseguenza sarà terribile. Sì, sono decisamente pessimista”.

 

Del film colpisce anche l’insensibilità della protagonista nei confronti dei figli. “C’era una scena straziante dove Suzanne esprime il senso di colpa nei confronti dei ragazzi. Ma era venuta male e ho deciso di tagliarla, con sommo rimprovero da parte di Kristin che invece la voleva assolutamente, ne era ossessionata. Io penso che nel film si senta molto l’affetto del personaggio nei confronti dei figli, che del resto non sono più dei bambini. Magari non è il tema principale, ma lo si avverte per esempio dal fatto che lei non lascia la Francia, proprio per stare vicina a loro. Poi c’è la tragedia finale, certo. Oggi si fa molta attenzione al tema dei figli, ma tra i compiti di cinema e letteratura c’è anche quello di raccontare situazioni e scelte estreme. Madame Bovary si suicidava lasciando i figli orfani, lo stesso faceva Anna Karenina. Forse oggi fa più impressione che in passato, perché c’è uno sguardo più “morale” sulla questione, ma ho pensato proprio a quei modelli. Anzi, la sceneggiatura originale prevedeva proprio che Suzanne si suicidasse”.

Ricettivo e spiritoso l’attore catalano Sergi Lopez. “Grazie, grazie!”, risponde con un sorriso a chi lo definisce “non bello”, avanzando paragoni con il Jeremy Irons de Il danno. “In effetti non vado proprio orgoglioso del mio corpo e le scene di sesso non sono mai granché divertenti per me – ammette – ma dopotutto non è stato così difficile fingersi innamorato di Kristin Scott Thomas!”
Lo difende prontamente anche la regista: “Credo tutto dipenda dai gusti personali. Io trovo Irons un grande attore, ma per nulla sensuale, mentre ritengo Sergi molto desiderabile. Anzi, nella mia visione è lui il sensuale della coppia, mentre la fredda è Kristin. Non volevo una passione morbosa, come nel film di Louis Malle, ma piuttosto un amore carnale e anche gioioso”.

 

“Io non faccio film solo per divertirmi – aggiunge l’attore – mi piace che le pellicole a cui lavoro prendano una posizione. Devo trovarmi d’accordo non tanto con il mio personaggio, perché ovviamente potrei anche interpretare un fascista, quanto con il contesto che il film esprime. In questo caso, l’intreccio lui, lei, l’altro è abbastanza classico, ma quello che ritengo rivoluzionario è il nuovo modello di uomo che il film propone, e di cui credo ci sia necessità soprattutto al Sud, in Spagna e in Italia. Ivan non è l’uomo che si impone, o che decide per la sua donna. Sa dubitare, sa stare un passo indietro. E ricopre di baci e abbracci la sua donna anche se ha già intuito che le cose andranno a finire male”.

autore
25 Febbraio 2010

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