Castellitto, 30 anni di cinema: “E ora sono un analista e un truffatore”

Celebrato dal Bif&st con la lezione di cinema e il Federico Fellini Platinum Award, l'attore-regista si è raccontato davanti al pubblico in festa del Petruzzelli


BARI – “Desiderare di esprimersi è un gesto di nevrosi e di narcisismo, ma anche di entusiasmante disperazione. Io non sono nato attore in una famiglia di artisti, ma umile in una famiglia ordinaria e da ragazzo, come molti, volevo spaccare un vetro. Poi ho scoperto che il mistero del talento, che è come un olio che ti scivola tra le mani, potevo coltivarlo nel teatro”. Così racconta i suoi inizi, e la sua vocazione, Sergio Castellitto, “professore di cinema” per un giorno al Bif&st di Bari, dove riceve il Federico Fellini Platinum Award for Cinematic Excellence. Accolto al Teatro Petruzzelli, di nuovo pienissimo, da un tifo da stadio a cui ha risposto fotografando i fan festanti, l’attore ha riepilogato vita e carriera grazie alle domande di Franco Montini. Ha sottolineato il ruolo della paura nella performance attoriale – “È la benzina, è la prova del talento. Bisogna diffidare di chi scende in campo con troppe certezze perché riproduce uno stereotipo” – e rievocato un episodio di uno dei suoi primi set dove, diretto da Tovoli, si ritrovò al fianco di due mostri sacri come Michel Piccoli e Marcello Mastroianni: “Dovevo far pendere una medaglietta da militare di fronte al primo piano di Marcello, ma mi tremava la mano, così lui, da fuori campo, mi ha tenuto fermo il braccio”.

Interprete per registi come Amelio, Tornatore, Virzì, Bellocchio, Monicelli, Ferreri nel corso di oltre 30 anni di carriera in cui ha condiviso il set anche con giganti come Gian Maria Volonté (in Tre colonne in cronaca di Vanzina), Castellitto è passato con disinvoltura (e successo) dal grande al piccolo schermo, dal dramma alla commedia, dalla recitazione alla regia. “Credo di essere stato fortunato ma anche coraggioso: ho fatto la grande tv nazionalpopolare, con ruoli da protagonista in film tv che hanno fatto epoca come quelli su Coppi, Padre Pio e Don Milani, e poi ho lavorato con cineasti come Bellocchio e Ferreri. Sono passato dai santi al pittore ateo de L’ora di religione. Recitare per me è stato anche un modo di dire la mia opinione sulle cose, scegliendo un film piuttosto che un altro”.

A Bari Castellitto viene celebrato anche come regista, con la proiezione del suo Non ti muovere: “Un passaggio decisivo della mia coscienza di artista. Tra l’altro pensavo di affidare la parte del protagonista a John Malkovich, ma poi quando ho visto la potenza del personaggio ho pensato: ‘Col cavolo, lo faccio io!'”. Ora l’attore, che ha raccontato anche il suo lavoro di squadra con la moglie scrittrice conosciuta recitando Le tre sorelle di Cechov, è abituato al successo – “Lo vivo benissimo, mi fa sempre piacere se la gente mi tira la giacca, è un grande privilegio” – e pensa al presente e al futuro. In autunno andranno in onda i 35 episodi di In Treatment 2, in cui il suo personaggio di psicanalista vedrà passare sul lettino i nuovi pazienti Michele Placido – “un manager con attacchi di panico, formidabile” – e Greta Scarano, oltre a Barbora Bobulova e Adriano Giannini. Nello stesso periodo, forse passando prima per la Mostra di Venezia, arriverà La buca, il nuovo film di Daniele Ciprì, “una commedia grottesca, acida, divertente, in cui recito al fianco di Rocco Papaleo. Siamo una coppia di truffatori, ma come sempre accade con Ciprì, la trama è un pretesto per raccontare un mondo”.

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07 Aprile 2014

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