Cast e giornalisti contro il divieto ai 18

Stupore e indignazione da buona parte dell’opinione pubblica per la scelta di vietare il film di Stefano Mordini ai minori di 18 anni. “Pensavo fosse uno scherzo” dichiara Fabrizio Gifuni, mentre la S


Il film La scuola cattolica di Stefano Mordini è stato vietato ai minori di 18 anni: la notizia è esplosa ieri, riversando stupore e indignazione su tutto il mondo cinematografico italiano, a partire dai produttori del film che hanno parlato esplicitamente di “censura operata su un film che racconta una storia vera”.

Basato sul romanzo vincitore del premio Strega di Edoardo Albinati, La scuola cattolica racconta la storia del delitto del Circeo, ma lo fa “equiparando vittime e carnefici”, almeno secondo La Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche incaricata dalla Direzione generale Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura, che ha sancito come il film “non sia adatto ai minori di anni diciotto”. Lo stesso Albinati si dice sgomento: “Da spettatore del film, trovo quanto meno singolare che a ragazzi e ragazze, che sono purtroppo abituati a conoscere ogni genere di violenza, perversione, oscenità attraverso tutti i mezzi a loro disposizione, venga proibito conoscere la ricostruzione di una storia vera”.

Una nota del SNGCI, l’associazione dei Giornalisti Cinematografici, chiede con urgenza una revisione del provvedimento: “Ancora una volta i Giornalisti Cinematografici sono costretti a dire un no ad ogni tipo di censura: solo pochi mesi fa il mondo del cinema aveva salutato con entusiasmo la fine di una pratica oscurantista durata decenni ma, di fronte al divieto ai minori che le Commissioni ministeriali di revisione hanno imposto a La scuola cattolica di Stefano Mordini, ci si interroga inevitabilmente  sul senso di quel provvedimento annunciato che aveva il senso di una svolta di civiltà. Colpire un film che racconta l’orrore del delitto del Circeo, non solo la memoria e l’orrore di un massacro che ha segnato profondamente la coscienza di intere generazioni ma un film che denuncia la violenza che ogni giorno nel mondo e nel nostro Paese, umilia, offende e colpisce fino alla morte decine e decine di donne. I Giornalisti Cinematografici chiedono una revisione del provvedimento e fanno appello al Ministro della Cultura, Dario Franceschini, perché possa restituire coerenza alla decisione annunciata solo pochi mesi fa”.

Dello stesso tenore il Tweet della giornalista Piera Detassis, Presidente e Direttore Artistico dell’Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello: “Vietato ai minori di 18 anni il film #Lascuolacattolica sul delitto del Circeo? Ma non era sparita la censura? E perché interviene proprio quando si parla di violenza sulle donne? E, soprattutto, in che secolo siamo? #Basita”.

Da fonti del ministero della Cultura però si precisa che per la decisione della Commissione per La scuola cattolica non è corretto parlare di censura. Questo perché “il film uscirà regolarmente in sala senza aver subito tagli o modifiche” mentre l’oggetto della polemica “è la classificazione dell’opera che rimane in essere, come succede nella stragrande maggioranza degli altri paesi europei”. C’è però da aggiungere che il provvedimento sul film presentato fuori concorso alla Mostra del cinema di Venezia è stato preso dalla vecchia commissione che a giorni dovrebbe essere sostituita. Tanto che la nuova commissione è già stata formata e ha presentato un nuovo regolamento a cui dovrà dare il via libera il Consiglio superiore del cinema e dell’audiovisivo.

Censura o non censura, resta molto alta l’indignazione da parte di chi ha lavorato al film, come l’attore Fabrizio Gifuni, che è protagonista della scena maggiormente criticata dalla Commissione: “Pensavo fosse uno scherzo, ma è scritto nero su bianco. – racconta al “FQ Magazine” – Tra poche ore io sarò in scena al teatro Regio di Parma con un concerto in cui Giuseppe Verdi racconta attraverso il suo epistolario come fu costretto ad annullare la prima di Un ballo in maschera al San Carlo di Napoli per i ripetuti interventi della censura. E siamo nella seconda metà dell’Ottocento. Adesso leggo che La scuola cattolica potrà essere visto solo dai maggiori di 18 anni e la motivazione della censura è concentrata sulla scena da me interpretata in cui un professore di teologia sollecita i suoi allievi a riflettere sul complesso e spinoso tema del bene e del male in maniera aperta, forse provocatoria, ma davvero sono sconcertato, non ho parole”.

Jasmine Trinca, dal canto suo, si confessa al “Corriere della sera”: “Credo sia importantissimo rendere visibile, nel senso pieno della parola, questo film e questa vicenda per un pubblico di ragazzi che in quella storia, di cui non hanno esperienza diretta, possono ritrovare le radici e la drammatica evidenza di tanta attualità. Non solo possono rispecchiarsi, ma farla propria, empatizzando e rifiutandone l’orrore. Privare loro per primi di questa occasione sarebbe gravissimo”.

“Solo dopo quell’orrore lo stupro nel nostro Paese passa da reato contro la morale a reato contro la persona. – continua l’attrice – È l’altroieri. Quello che è arrivato a me come giovane donna, avendolo vissuto solo indirettamente, è la forza del movimento femminista nato da lì, la presa di parola. L’idea che un “no” sia un “no”, non ci sono sfumature. Eppure, ancora si mette in discussione la versione delle donne: chissà cosa aveva fatto, chissà come si era vestita, non doveva passare per il parco. Questo è il motivo che mi ha spinto ad accettare di fare questo film. Quel che mi chiama nelle scelte, anche in un ruolo piccolo ma complesso come questo, è tentare attraverso il cinema, ovvero l’adattamento artistico, di tenere presente e viva la storia del nostro Paese. Che si continua a riflettere sul presente. Questa è una vicenda del 1975 ma suona viva, come i fatti di cronaca continuano a ricordarci”.

C.DA
06 Ottobre 2021

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